Weekendista è una parola in uso da tempo nell’ambito della grande distribuzione ma che io ho scoperto solo qualche giorno fa grazie a un annuncio che ha avuto parecchia visibilità su Twitter:
(tweet originale di @stediprimio; altri se ne sono poi appropriati)
Nel contesto dell’annuncio la parola weekendista è facilmente comprensibile: è chi lavora durante il fine settimana, in questo caso un addetto all’interazione con i clienti che copre due turni di lavoro per un totale di 16 ore (nell’annuncio però la formulazione è ambigua).
Weekendista è una formazione nominale denominale ottenuta per suffissazione, il meccanismo di derivazione più produttivo, eppure nei tweet ha suscitato molte reazioni negative, come se fosse una parola malformata. Le critiche sono giustificate?
Una neoformazione anomala solo in apparenza
Succede spesso che i neologismi provochino rifiuto, però in questo caso credo che l’avversione sia rafforzata da due aspetti particolari della parola weekendista:
1 è una neoformazione ibrida, formata combinando un anglicismo con un suffisso italiano, e forse per questo da alcuni potrebbe essere avvertita come un’aberrazione. Le forme ibride però sono sempre più diffuse in italiano: basti pensare a verbi come favvare, followare, hashtaggare, lovvare, pinnare e, simili a weekendista, ai sostantivi selfista e twitterista;
2 il suffisso –ista è molto produttivo e può combinarsi a basi di vario tipo, come già descritto in Parole autunnali: cinghialista e fungarolo.
Per designare attività e occupazioni di solito la base è:
➝ ciò che si produce, si manipola o di cui si è esperti (ad es economista, antennista, cuccettista, sistemista…)
➝ lo strumento che si usa (ad es. flautista, ascensorista…)
➝ il luogo dove si opera (ad es. barista, parafarmacista…).
Nel caso di weekendista credo che la base venga avvertita come particolarmente insolita perché weekend è un periodo di tempo e apparentemente non esistono altre parole di questo tipo per identificare persone che svolgono un’attività lavorativa. Anche se non sono registrati dai dizionari, in alcuni ambiti settoriali, come l’università, esistono però i sostantivi annualista e biennalista, a conferma che le possibilità combinatorie del suffisso –ista sono veramente vaste.
Va anche segnalato che nel contesto alquanto diverso del tempo libero weekendista assume l’accezione alternativa, forse più intuitiva, di chi viaggia durante il fine settimana, ad es. per brevi vacanze. Non c’è quindi motivo per bocciare questa parola.
Talento e leadership
Nell’annuncio si nota anche che parola talento non è usata all’accezione di persona geniale, dotata di grandi capacità e doti artistiche e/o intellettuali (persona di talento) ma identifica più banalmente e genericamente una persona o risorsa umana.
È uno slittamento di significato ricorrente nel linguaggio iperbolico delle ricerche di personale e ho l’impressione che questo uso “diluito” si sta diffondendo anche in altri ambiti e stia entrando nell’uso comune. Che c’entri in qualche modo anche l’imperversare dei cosiddetti talent show?
Infine, a proposito del lessico peculiare delle ricerche di personale, chissà cosa vorrà dire leadership situazionale e collaborativa e cosa comporta per un weekendista!
Vedi anche: Il junior service designer deve parlare itanglese per un altro annuncio molto particolare.
Alcuni dettagli aggiuntivi raccolti su Twitter:
In alternativa a weekendista, per descrivere sia la persona che il tipo di contratto si usa anche l’anglicismo week end job (@Co_Bra_).
La posizione pubblicizzata è descritta anche come venditore del weekend e in questo caso si tratta probabilmente di un repartista che riporta a un responsabile di reparto (@PD_76).
In Francia si fa riferimento a queste posizioni di 16 ore lavorative nel fine settimana come les seize-heures (@gramami)