Nel Regno Unito sono in corso indagini per identificare gli autori di immagini postate sui social prima della partita di calcio Swansea-Cardiff. Sono finte carte di imbarco con il nome di Emiliano Sala, giocatore morto a inizio anno in un incidente aereo durante il viaggio di trasferimento da Nantes a Cardiff.
Nella notizia riportata da un quotidiano italiano si nota un vistoso falso amico dovuto a una traduzione troppo letterale:
Si può confrontare con la frase originale del comunicato della polizia gallese, qui citata dal quotidiano inglese The Guardian:
Il contesto – intervento e indagini della polizia – avrebbe dovuto far capire che la parola inglese offence (offense in inglese americano) non può voler dire offesa nel senso di espressione ingiuriosa, quindi andavano considerate alternative più congruenti.
Forse chi ha tradotto non ha conoscenze sufficienti di inglese per sapere che l’accezione primaria di offense indica un’infrazione o violazione di regole o leggi, quindi si tratta di reato o illecito.
Collocazioni
Da chi scrive per professione ci si aspetta però una padronanza della lingua italiana tale da rendersi conto che non commettere offese è una locuzione inadatta al contesto e che perciò va fatta una verifica del significato del testo di partenza.
Lo segnalano innanzitutto le collocazioni, ossia le combinazioni o co-occorrenze di due o più parole che tendono a presentarsi insieme e al cui interno i sinonimi non possono essere sostituiti liberamente.
Il verbo commettere è usato con parole negative come ad es. errore, cattiva azione, misfatto, furto, omicidio, reato, ma non è altrettanto comune in associazione a offesa (traduzioni letterali dall’inglese a parte!).
Il sostantivo offesa è usato soprattutto in relazione alla vittima, che la subisce, patisce, riceve ecc. Il responsabile fa, rivolge, reca o arreca un’offesa ma per dare evidenza all’azione sono più frequenti le costruzione con il verbo offendere.
Altre accezioni di offesa
Il sostantivo offesa può indicare un comportamento o un’azione che viola una norma, un principio o un valore etico comunemente accettati, ad es. un’offesa alla giustizia, un’offesa al senso del pudore.
In ambito giuridico l’offesa può essere un elemento costitutivo di un particolare reato, cfr. ad es. l’articolo 278 del codice penale, Offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica, o l’articolo 345, Offesa all’Autorità mediante danneggiamento di affissioni.
Entrambe le accezioni, però, richiedono che venga sempre specificato a chi o a cosa è rivolta l’offesa. Inoltre, il sostantivo è usato prevalentemente al singolare.
In conclusione…
Dovrebbe essere chiaro che la frase non condividere l’immagine per non commettere offese [plurale] non risulta congruente con nessuna delle accezioni, delle costruzioni e delle collocazioni più frequenti di offesa, facilmente verificabili nei dizionari (della lingua, delle collocazioni o analogici).
È anche una conferma che per evitare i falsi amici è sicuramente necessaria una buona conoscenza della lingua di partenza ma forse è ancora più importante avere un’ottima padronanza della propria lingua: dovrebbe far capire subito se “qualcosa non quadra” nella traduzione e quindi sollecitare una verifica della comprensione del testo originale.
Vedi anche: Elenco di falsi amici, con più di 230 esempi raccolti dai miei post.
In particolare, in Falsi amici: predatori, crimini e sentenze ho descritto crime ≠ crimine e in Brexit: disgrazie e offese? ho fatto l’esempio della traduzione errata di minor offence.
Nel frammento di notizia inglese riportato sopra c’è un riferimento alla legge Malicious Communications Act, che nel Regno Unito sanziona l’invio di lettere o altre comunicazioni che hanno l’intento doloso di procurare ansia o sofferenza. Nel nome si possono notare i potenziali falsi amici malicious ≠ malizioso e si nota l’uso britannico di Act che non coincide con quello adottato dai politici italiani a partire dal c.d. Jobs Act.
Grazie a @JHack per lo spunto
.mau.:
poteva rimanere offeso!
La cosa più strana è che sarebbe bastato dare in pasto a Google Translate il testo per ottenere «Vorremmo ricordare alle persone di non condividere l’immagine in quanto potrebbero commettere un reato»…
Isa:
Certo, sarebbe bastato se l’estensore dell’articolo fosse stato consapevole a) della propria scarsa padronanza dell’inglese e b) della propria scarsa padronanza dei registri dell’italiano. Invece, quanto al punto a) è evidente che l’inglese siano tutti convinti di saperlo al punto tale da poter tradurre, e quanto al b) basta ascoltare qualunque talk show politico per rendersi conto che la confusione sui registri è generale e generalizzata. Purtroppo per noi.