Dettaglio di una pubblicità di un fondotinta italiano vista a una fermata dell’autobus:
La frase look impeccabile a prova di Selfie ha attirato la mia attenzione non solo per l’esempio di Maiuscolite ma anche perché pare implicare che farsi una foto possa in qualche modo rovinare il trucco.
A prova di x
La locuzione a prova di x significa infatti “capace di resistere agli effetti negativi di x, inattaccabile da x”, dove x è un fattore o un agente potenzialmente nocivo. Esempi: a prova di fiamma, a prova di fuoco, a prova d’urto, a prova di freddo.
Il modello originale è a prova di bomba, espressione in uso già dal XIX secolo in contesti difensivi che in seguito ha assunto anche il significato figurato di “del tutto sicuro, indistruttibile” (ad es. amicizia a prova di bomba).
Si può osservare che nella locuzione a prova di x entrambe le preposizioni sono semplici (assenza di articoli determinativi). Esempio: a prova di umidità.
La prova del / della x
È palese che la frase della pubblicità ha un altro significato. La interpretiamo facilmente come [se messo alla prova], il fondotinta supera la prova del selfie.
Il modello in questo caso è superare (o vincere) la prova di x, come ad esempio superare la prova del tempo, la prova dell’invecchiamento, la prova della malattia.
Si può osservare che nella locuzione la prova di x la preposizione è articolata. Esempio: la prova del voto.
A prova di selfie va quindi considerato uno strafalcione – è stata fatta confusione tra espressioni simili – oppure c’è un’altra spiegazione, ad esempio una potenziale interferenza dell’inglese?
In inglese, x-proof
La locuzione x-proof in apparenza è equivalente al nostro a prova di x ma ha invece un significato più ampio, “protetto dagli effetti di x, che non viene danneggiato da x”, dove x può essere:
1 cosa, azione o altro fenomeno con un impatto potenzialmente negativo, come ad es. in bullet-proof (antiproiettile), waterproof (impermeabile), tamper-proof (antimanomissione), soundproof (insonorizzato), inflation-proof;
2 una macchina, ad es. in oven-proof (pirofilo, che può essere usato in forno), microwave-proof (utilizzabile nel microonde), dishwasher-proof (che può andare in lavastoviglie);
3 una persona, ad es. in child-proof, idiot-proof, vandal-proof, hacker-proof, da cui i calchi italiani a prova di bambino / di idiota / di vandalo / di hacker, di cui si trovano esempi a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso.
foolproof significa infallibile (ad es. foolproof system) o facilissimo da usare;
la vignetta di Bizarro gioca con fool proof (2 parole), qui prova del giullare
x-proof makeup
In ambito cosmetico l’accezione 1 di x-proof è molto diffusa, ad esempio i prodotti per il trucco che resistono a fattori ambientali possono essere sweat-proof, smudge-proof, cry-proof ma anche life proof (per ogni evenienza della vita), kiss-proof ecc.
In italiano i prodotti sono a prova di sudore, di sbavature, di lacrime, di bacio e quindi anche, sullo stesso modello ma con un uso esteso, a prova di stanchezza, di piscina, di tuffo, di spiaggia, di flash, di foto e molto altro, tra cui a prova di selfie.
L’interferenza dell’inglese mi sembra confermata!
Vedi anche:
🤳🏻 Da selfie a selfone (e megaselfie) – la rapida evoluzione della parola selfie, che non è sinonimo di autoscatto!
Massimo S.:
Sempre con la temerarietà dell’incompetente, oso dire che “a prova di selfie” può avere una sua logicità nel linguaggio iperbolico della pubblicità che in questo caso fa leva sull’ansia di molti di noi di apparire sempre impeccabili nei ritratti fotografici e/o nei video che molti di noi si scambiano con strumenti di ripresa sempre più sofisticati, in grado di riprodurre in ogni condizione di luce, fin nei minimi dettagli, le cose o le persone fotografate, al punto da rivelare, impietosamente, ed enfatizzare quei piccoli difetti di cose e persone, quasi invisibili ad occhio nudo.
In questo contesto esasperato il selfie, come le riprese ravvicinate altrui, diventano veramente il “fattore nocivo”, la “bomba” in grado di polverizzare il nostro ego narcisistico al punto da farci rifuggire da ogni ripresa fotografica ravvicinata se non siamo o ci sentiamo inappuntabili, soprattutto dopo cocenti delusioni passate di selfie e riprese che pubblicate su internet o visionati solo da noi stessi hanno svelato, a noi stessi e al mondo intero, con nostro grande rammarico, imperfezioni che ci illudevamo di non avere.
Mi pare che il messaggio pubblicitario, rivolto alle donne che un luogo comune vuol relegare a semplici campioni di bellezza apprezzabili solo per mere qualità estetiche, faccia sottilmente leva proprio su queste ansie ed insicurezze per vendere al pubblico femminile un prodotto che dovrebbe metterle al riparo, questa è la promessa, dall’insidia delle riprese ravvicinate, accrescendo così la fiducia in loro stesse, la loro “sicurezza” di fronte a occhi elettronici sempre più potenti, così come una blindatura “a prova di bomba” della nostra porta di casa ci mette al riparo da intrusioni esterne od occhi indiscreti e ci fa sentire più sicuri e protetti.
Massimo S.-BN
Ionti:
Dishwasher-proof non l’ho mai visto…
Di solito non si dice “-safe”?
Licia:
@Massimo, il linguaggio della pubblicità è davvero iperbolico, aggettivo perfetto!
@Ionti sono usati entrambi. Basta una ricerca velocissima per verificarlo. 🙂
Ionti:
Mi sa che c’è un errore nel link. Ad ogni modo, ho provato con Ngram viewer e mi dà circa 5 volte più comune Sade di proof.
Ecco perché non lo conoscevo…
Licia:
@Ionti a me il link funziona, ho provato da due dispositivi diversi: che errore dà? Qui ho fatto l’esempio di dishwasher-proof perché questo è un post su -proof e non su -safe (ma potrebbe essere uno spunto per evidenziare in cosa sono sovrapponibili e in cosa no). Una nota su Google Ngram Viewer: usa un corpus di soli libri ma non si sa di che tipo; molto utile per ricavare tendenze ma non lo userei per valutare parole che appaiono principalmente in pubblicità, specifiche e manuali di istruzioni.
Ionti:
Il link a google funziona ma è un “dishwasher-proof” OR “dishwasher-proof”…
Ho provato a cambiare in OR “dishwasher-safe” e mi dà quasi solo risultati con la seconda versione.
Ad ogni modo, il mio appunto era solo per dire che conoscevo solo uno dei due modi di dire (probabilmente perchè il più diffuso). Non si finisce mai di imparare 🙂