Queen’s Speech è un termine istituzionale britannico che è stato frainteso da alcuni media italiani nelle notizie sulla sospensione del Parlamento (prorogation) voluta da Boris Johnson per evitare interferenze nell’attuazione della Brexit.
Foto: Why the Queen’s Speech and proroguing Parliament is causing arguments
Queen’s Speech [King’s Speech se c’è un re] è il testo con i punti essenziali del programma di governo che viene letto dalla Regina durante la State Opening of Parliament, la cerimonia per l’apertura formale di una nuova legislatura che per prassi è preceduta da un periodo di sospensione dei lavori parlamentari.
Il documento programmatico è preparato dal governo e la Regina si limita a leggerlo, senza definire in alcun modo il contenuto (in questa occasione è anche stato già preannunciato da Downing Street: Queen’s Speech: invest in NHS, attack violent crime, cut the cost of living).
In italiano è quindi un errore ricorrere a una traduzione letterale di Queen’s Speech: non si tratta genericamente di un discorso tra i tanti che vengono tenuti dalla sovrana, né le viene richiesto di fornire alcuna indicazione politica. Eppure è quanto fanno pensare le notizie riportate da alcuni nostri media. Esempio:
Sarebbe invece preferibile mantenere il nome proprio Queen’s Speech, spiegare che è un termine istituzionale e chiarire cosa rappresenta.
Nell’esempio si nota anche il falso amico eccitante: Johnson ha annunciato an exciting agenda, quindi un programma molto stimolante ma non al punto tale da causare anche stati di eccitamento. Dettagli in «Brutte nausee, ma siamo eccitati».
Aggiornamento – Nei commenti qui sotto alcune osservazioni sulle traduzioni poco accurate di un tweet virale dell’attore Hugh Grant, che ha reagito con un linguaggio molto colorito all’annuncio di Boris Johnson.
Coup vs golpe
I media italiani hanno riportato che nel Regno Unito Boris Johnson è stato accusato di golpe. La parola usata in inglese però è coup, che ritengo abbia connotazioni diverse: le ho descritte in un aggiornamento a Notizie dalla Turchia: colpi di stato in prestito.
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Per saperne di più sulla terminologia istituzionale britannica: il glossario di
Vedi anche: Downing Street e altra metonimia topografica
Mauro:
Ottimo articolo.
Io credo però che il significato di Queen’s Speech in questo caso lo equivochino anche molti britannici, non solo i giornalisti stranieri.
Licia:
@Mauro, cosa te lo fa pensare?
Mauro:
Forse ho esagerato nello scrivere “molti”, però ho letto commenti sui social e anche articoli sul tema che mi portano a pensarlo (commenti e articoli in inglese e di siti UK).
Licia:
@Mauro, sui social però può commentare chiunque, difficile sapere se è un cittadino del Regno Unito. Credo comunque che chi scrive Queen’s Speech con le iniziali maiuscole, distinguendolo da speech, ne conosca il significato ed è probabile che usi l’espressione anche in senso metaforico.
Gianmaria Lari:
Licia a proposito di questa storia, avrai sicuramente visto la simpatica reazione di Hugh Grant 🙂 Ebbene, ho visto traduzioni piuttosto diverse della sua imprecazione ed ho avuto l’impressione che alcune traduzioni fossero troppo letterali…. Ma ho una conoscenza decisamente rudimentale dell’inglese e vado a naso quindi se potessi dedicarci un post sarebbe bello. Grazie.
Licia:
@Gianmaria, ho visto il tweet di Hugh Grant ma non le sue traduzioni.
Immagino ci siano state variazioni sulla traduzione 1) del verbo fuck e 2) dell’interiezione fuck off. Ne ho già accennato in alcuni vecchi post.
1) Sulla traduzione del verbo, vedi Tradurre "The man who —-ed an entire country" (il verbo in questo caso è screw ma le considerazioni sono simili) e fottuti & dannati (…e favoriti), dove ho riportato le perplessità della poetessa e traduttrice Patrizia Valduga sull’equivalenza quasi automatica di fuck = fottere nelle traduzioni, dovuta in gran parte al doppiaggese. In questo caso però il verbo è fuck with, che è simile al meno volgare mess with, usato con il senso di “interferire”, “mettersi in mezzo”, in particolare in frasi di avvertimento pronunciate con disprezzo o minacciosamente (“don’t fuck with me” o simili).
In Parole proibite alla TV americana alcune considerazioni sui fattori culturali che rendono molto difficile la corrispondenza delle espressioni volgari in lingue diverse (prende spunto dalle traduzioni errate di This is a big fucking deal, pronunciata dall’allora vicepresidente Joe Biden per complimentarsi con Obama).
2) L’interiezione fuck off viene usata più o meno come il nostro vaffa… Alcuni esempi di verbi simili in Lessico di Twitter: bot off.
Tornando al tweet, prefect è un riferimento alle scuole private maschili molto esclusive frequentate da Boris Johnson e dall’élite del partito conservatore (Alexander Boris de Pfeffel Johnson, alta borghesia, ha studiato a Eton, la public school più prestigiosa, e poi ha fatto l’università a Oxford) e quindi all’old boy network a cui appartengono.
Aggiungo un dettaglio dopo aver incrociato un tweet in italiano in cui rubber bath toy era tradotto poco idiomaticamente con “giocattolo di gomma da vasca da bagno”. Considerato anche che all’inizio del tweet sono citati i bambini, direi che il riferimento è ai giocattoli di plastica per il bagnetto (bath), tipicamente le paperelle (che in inglese si chiamano rubber duck anche quando sono di plastica). E il tipo di offesa è molto “British” 😏.
Una veloce ricerca per immagini mi ha fatto trovare questa interpretazione:
Infine, ho trovato appropriata la traduzione strapompato per over-promoted, un registro adatto al contesto del tweet.
Gianmaria Lari:
Grazie Licia per la dettagliatissima spiegazione!
Ti riporto un paio di traduzioni che avevo trovato online e che e’ interessante confrontare con quanto hai detto 🙂
La Repubblica:
Boris, non fotterai il futuro dei miei figli. Non distruggerai le libertà per le quali mio nonno ha combattuto due guerre. Vaff… pupazzo di gomma da bagno, vaff… Il Regno Unito è disgustato da te e contro la tua gang di capiclasse masturbatori
Ilpost:
Non ti lascerò fare cazzate con il futuro dei miei figli. Non ti lascerò distruggere le libertà per cui mio nonno ha combattuto due Guerre mondiali. Vaffanculo, sei solo uno strapompato pupazzo di gomma da vasca da bagno. Alla Gran Bretagna fate schifo, tu e la tua piccola banda di capetti autocompiaciuti.
Licia:
@Gianmaria, grazie per i riferimenti, ne aggiungo un altro che si distingue per l’incongruenza del lei formale con il linguaggio colorito del messaggio:
Poi c’è anche chi ha fatto confusione tra is revolted e has revolted e tra prefect e perfect:
Dopo questo, ho evitato di cercare altri esempi di traduzione!
A proposito invece di rubber bath toy, ho visto questa gif in diverse battute sul governo di Boris Johnson (anzi, in questo caso ancora meglio il gabinetto di Johnson! 😏):
Come vedi, anche altri pensano subito allo stesso giocattolo che è venuto in mente a me. In tema, nuovo post: “Paperellando”, dai bug a #HughGrant!
Gianmaria Lari:
Grazie ancora Licia, super interessante!
John Dunn:
A mio parere la stragrande maggioranza dei miei concittadini sa cos’è the Queen’s Speech (penso che il termine più esatto sia the Speech from the Throne), ma qui Alexander ‘Boris’ Johnson non aiuta i giornalisti stranieri: quando dice ‘We need a Queen’s Speech’, usa una scorciatoia linguistica, un tipo di metonimia, siccome non ha in mente il discorso in sé stesso, ma l’occasione di fare l’annuncio di un nuovo programma di governo.
Penso che la traduzione di ‘prefect’ sia problematica. Non è ‘capoclasse’, e con ‘capetto’ manca a mio avviso il contesto scolastico. Anche la definizione di Collins è un po’ debole. L’importante è che un ‘prefect’ ha certi poteri disciplinari sugli allievi più giovani e può infliggere diversi tipi di punizione. In certi casi, specie nelle public schools, questo potere facilmente può trasformarsi in bullismo. Infatti il comportamento di Johnson e la sua maniera di parlare spesso sembrano più adatti a school prefect che a un primo ministro. So di che cosa sto scrivendo: 50 anni fa anch’io ero un prefect, ma in una grammar school, non in una public school.
Licia:
@John, un grosso grazie: come sempre commenti preziosi che aggiungono il punto di vista del madrelingua. Evidenziano anche i problemi del “non detto” nel passaggio da una lingua a un’altra: quanto è sottinteso e compreso in una lingua / cultura rischia di andare perso nella traduzione (uno dei miei argomenti preferiti: il concetto di conoscenze enciclopediche).