Quirk, quork, quark e “stranezza” terminologica

Quark-Gell-Mann

È morto il fisico americano Murray Gell-Mann, premio Nobel per i contributi sulla classificazione delle particelle elementari e delle loro interazioni. Nei media generalisti è stato ricordato soprattutto per avere teorizzato i quark e per averne scelto il nome. Ma ha coniato anche altri termini dall’origine insolita e che fanno riflettere su alcuni meccanismi di denominazione della fisica.

Quark, riferimenti letterari

L’origine della parola d’autore quark è nota perché è stata raccontata dallo stesso Gell-Mann. Aveva l’abitudine di usare parole onomatopeiche come squeak e squork per chiamare oggetti non ben definiti. Usava anche la parola pronunciata /kwɔːʳk/, simile a quawk che rappresenta il verso di vari uccelli tra cui il gabbiano.

Avrebbe potuto scriverla quork ma poi aveva letto Finnegans Wake di James Joyce e si era imbattuto in questo passaggio:

  Three quarks for Muster Mark!
Sure he has not got much of a bark
And sure any he has it’s all beside the mark
.

In questo contesto three quarks non ha un significato particolare ma è possibile che Joyce avesse in mente due parole tedesche: il formaggio fresco a pasta molle Quark, parola usata anche come sinonimo di Quatsch, “sciocchezze, cose senza importanza”.  Alcune fonti italiane ritengono invece che quark sia una parola macedonia (qu+ark) ottenuta da question mark, il punto interrogativo, ma sarebbe una composizione alquanto inusuale.

In inglese quark si pronuncia /kwɑːk/ e fa rima con bark e mark, ma Gell-Mann aveva deciso di adottare la parola con la propria pronuncia /kwɔːʳk/, che invece ha le stesse vocali della parola quart /kwɔːʳt/ (un quarto di gallone, due pinte).

Aveva giustificato la pronuncia alternativa con la convinzione che la frase di Joyce, come altre  nel libro, nascesse da un “rimescolamento” di espressioni tipiche da pub e fosse quindi una variante di three quarts for Mister Mark, detta da chi serve la birra. Inoltre, aveva apprezzato molto la presenza del numero 3 perché corrispondeva perfettamente alle diverse modalità in cui i quark si presentano in natura.

Gell-Mann era anche poliglotta ed esperto di etimologia, quindi è possibile che sapesse che all’origine della parola quark c’è una radice slava che vuol dire “formare”, un’azione simile a quella delle particelle.

Quark è un esempio peculiare di terminologizzazione, il processo per cui una parola del lessico comune assume un nuovo significato in un ambito specialistico: è insolito perché nell’uso di Joyce quark era una parola esistente ma priva di un significato particolare.

Prima di coniare quark, Gell-Mann aveva comunque già creato altri termini, optando per meccanismi di formazione diversi ma altrettanto fantasiosi.

Murray Gell-Mann

Il sentiero poco mistico della via dell’ottetto

È un termine di Gell-Mann anche eightfold way, metodo di organizzazione delle particelle subatomiche in gruppi da 8 (ottetti) che è alla base delle teorizzazioni sui quark.

Il nome è peculiare perché fa riferimento, risemantizzandolo, a un termine del buddismo, the eightfold path to enlightment, l’ottuplice sentiero, che è il percorso che guida al nirvana attraverso otto diverse pratiche (eightfold: che ha otto parti o elementi).  

In italiano eightfold way è diventato via dell’ottetto, un termine descrittivo che perde ogni allusione al buddismo ma ricorre a un sostantivo non comune, ottetto, che appare più tecnico rispetto all’originale inglese.

Sembra comunque che la scelta del nome fosse stata un ghiribizzo di Gell-Mann che forse se ne era poi pentito: era infastidito che come conseguenza lo si ritenesse molto spirituale e interessato alle filosofie orientali.

La stranezza

Gell-Mann ha coniato anche il termine strangeness, in italiano stranezza (numero quantico di stranezza), introdotto per giustificare il comportamento delle particelle strane quando ancora non erano stati scoperti i quark. Gli sviluppi successivi della fisica l’hanno reso un termine che risulta vago e poco intuitivo anche in inglese (cfr. Terminologizzazione e tecnicismi deboli).

Il gluone che incolla

Un altro termine particolare creato da Gell-Mann è gluon, dalla parola inglese per colla, perché è una particella che “tiene assieme” i quark. Il calco italiano gluone invece non risulta trasparente, seppure l’etimo sia lo stesso di glutine: dettagli in Storie di parole, con e senza glutine.

Non solo quark ma ora anche quirk

Infine, un termine coniato da altri fisici, Junhai Kang e Markus A. Luty, ma che è legato alle scelte di Gell-Mann: è quirk, un particolare tipo di particella caratterizzata da una fenomenologia “esotica” che ne ha suggerito il nome. In inglese infatti la parola quirk può essere un’occorrenza insolita, un’anomalia, qualcosa di strano o peculiare.

Non ho le competenze per descrivere il concetto rappresentato da quirk ma mi ha colpita la schematizzazione usata dagli autori per motivare la propria scelta terminologica: “strong”→“string”, “quark”→“quirk”.

Anche quirk è un esempio di terminologizzazione.

quirks, v-gluons, v-glueballs 

Arbitrarietà denominativa nella fisica

Quark, via dell’ottetto, stranezza, gluone e quirk sono esempi dell’arbitrarietà denominativa di alcuni ambiti specialistici, in questo caso la fisica.

Vengono coniati termini molto fantasiosi che a volte sono caratterizzati da analogie imperfette e metafore poco trasparenti e mal motivate, non sempre riproducibili “letteralmente” in altre lingue perché ne risulterebbero termini poco significativi o che potrebbero essere avvertiti come scarsamente scientifici.

La formazione primaria dei termini nella fisica è quasi esclusivamente in inglese, lingua che consente una grande flessibilità denominativa. Nel processo di formazione secondaria dei termini in altre lingue, come l’italiano, è importante ricordare che i termini non si traducono ma vanno trovati equivalenti nella lingua di arrivo che siano coerenti con termini e convenzioni già in uso e che riescano a riprodurre almeno in parte, rendendole esplicite, le caratteristiche distintive dei nuovi concetti.

Si rischia altrimenti di ricorrere a soluzioni inadeguate e potenzialmente fuorvianti, come teoria delle stringhe da string theory: in inglese string va inteso come corda di uno strumento musicale, per analogia con le vibrazioni che produce, e quindi il nome più adatto sarebbe teoria delle corde – in origine in uso nella letteratura scientifica ma poi soppiantato dal calco.

Altri esempi delle peculiarità della terminologia delle particelle, ma anche dell’uso sistematico degli affissi nel denominarle, in Dalle zeppole ai magnoni e alle sparticelle (c’è anche squark).

Aggiornamento luglio 2024 – Una vignetta di Tom Gauld sull’arbitrarietà denominativa nella fisica delle particelle:

Vignetta intitolata “Don’t let the experts have all the fun, invent a subatomic particle!” con una tabella con 15 frammenti di nome da combinare a piacere: strange, peculiar, kooky, quaint, uncanny; hexa, octo, hecta, dodeca, milli; glorp, smoom, vibble, brilb, bargle

Vedi anche: Dirac, fermio e altri termini da Nobel .


Fonti usate:

A brief etymology of particle physics (Fermilab/SLAC)
What Does ‘Quark’ Have to Do with Finnegans Wake? (Merriam-Webster)
Murray Gell-Mann, Who Peered at Particles and Saw the Universe, Dies at 89 (NYT)
What’s in a name? The Standard Model and other monstrosities (Fermilab/SLAC)


L’ordine delle prime tre parole nel titolo, quirk, quork, quark, non è quello in cui le ho descritte ma è dovuto a fattori fonologici: è l’argomento di Lupo cattivo in inglese, con reduplicazione ed è il motivo per cui diciamo sempre din, don, dan e Qui, Quo, Qua senza mai cambiare l’ordine della sequenza.

5 commenti su “Quirk, quork, quark e “stranezza” terminologica”

  1. Andrea:

    Molto interessante come al solito.
    Per quanto riguarda il binomio string/stringa non bisogna dimenticare che i fisici lavorano principalmente in lingua inglese.
    Passare da string a stringa è più è più immediato, più che la traduzione o l’equivalenza si è preferito privilegiare l’assonanza.
    Anche in informatica si parla di stringhe (string) come “sequenza di caratteri” significato ovviamente non originariamente presente in italiano, ma poi quando si scrive il codice il tipo è “string”.
    Leggere un articolo sulla “Teoria delle Stringhe” e poi andare ad una conferenza sulla “String Theory” è piu facile (altrimenti rischio di iscrivermi ad una conferenza sulla “Rope Theory” 😉 )
    Per quanto riguarda i termini altamente tecnici preferisco (e mi pare che in genere prevalga) l’adozione senza traduzione o al massimo calco e assonanza.

  2. efano:

    “Benvenuti nel mondo di Quirk, Quork, Quark” era il saluto di Gianfranco D’Angelo che faceva la parodia di Piero Angela al Drive In negli anni ’80

  3. Licia:

    @Mauro, @Emy, grazie! 😊

    @efano 😂 comico preveggente: quella volta i quirk non erano ancora stati teorizzati!

    @Andrea, sono d’accordo che in alcuni ambiti molto specializzati per alcuni concetti il prestito sia la soluzione più efficace, specialmente se il termine originale è del tutto arbitrario come quark. Se però hanno origine da una metafora ben motivata e trasparente, credo sia preferibile riprodurla anche in altre lingue, specialmente nel caso di una teoria che è nata grazie alle intuizioni di un fisico italiano, Gabriele Veneziani. Eviterei invece i falsi amici (e molti calchi lo sono) che creano confusione e associazioni improprie.

    Per quel che riguarda le stringhe dell’informatica, all’origine di string c’è una terminologizzazione a sua volta basata su una metonimia: string è un filo, un laccio o una cordicella; se usato per tenere assieme una serie di cose infilate, si dice string of x, ad es. a string of peppers, a string of rosary beads (c’è anche una pianta che si chiama string of pearls). Da qui il significato di string come sequenza di caratteri.

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