Vignetta: Wrong Hands
Chi ha familiarità con la storia del tre porcellini in inglese (The Three Little Pigs) riconosce il riferimento ai versi della filastrocca (nursery rhyme) che la racconta, in particolare al dialogo che si ripete tra il lupo cattivo (The Big Bad Wolf) e ciascun porcellino davanti a ogni casetta:
🐺 “Little pig, little pig, let me come in.”
🐷 “No, no, by the hair on my chinny chin chin”
🐺 “Then I’ll huff, and I’ll puff, and I’ll blow your house in”
Reduplicazione espressiva
La vignetta è anche uno spunto per descrivere i diversi tipi di reduplicazione espressiva dell’inglese, il fenomeno per cui una parola o una sua parte viene ripetuta, a volte modificandola, per formare un’espressione più lunga.
La reduplicazione può essere:
1 completa, ad es. bye-bye, bling-bling, chin-chin
2 parziale con rima, ad es. boogie woogie, nitty gritty, itsy bitsy
3 parziale con variazione vocalica, ad es. zig-zag, flip-flop. In termini linguistici: ablaut reduplication in inglese e reduplicazione con apofonia in italiano.
Binomio con rima: huffing and puffing
Huff and puff sono usati congiuntamente in un binomio lessicale (ordine fisso: non si dice *puff and huff) che però presenta gli stessi aspetti della reduplicazione parziale con rima.
I due verbi sono onomatopeici, come sbuffare in italiano. Indicano espirazione sonora per sforzo fisico: prolungata soffiando per huff e in brevi sbuffi per puff. Si distinguono per la consonante iniziale: fricativa glottidale /h/ (suono continuo) vs occlusiva bilabiale sorda /p/ (suono momentaneo).
Reduplicazione con variazione vocalica in inglese
La reduplicazione con variazione vocalica è più comune in inglese che in altre lingue. Riguarda quasi esclusivamente tre vocali nelle alternanze [ɪ – æ] e [ɪ – ɔ] e ha la peculiarità di seguire un ordine fisso: vocale chiusa sempre prima di vocale aperta e vocale anteriore prima di vocale posteriore, ad es. ding-dang-dong.
Alcuni esempi:
[ɪ – æ] knick-knack, chit-chat, splish-splash, Kit Kat
[ɪ – ɔ] sing-song, criss-cross, tip-top, ding-dong, King Kong
Non è chiaro perché avvenga questo fenomeno: sono state fatte varie ipotesi di tipo fonosimbolico, psicologico e fisiologico ma non si è giunti a nessuna conclusione definitiva.
In inglese il lupo cattivo si adegua e diventa / bɪɡ bæd wʊlf / anziché *bad big wolf come ci si aspetterebbe se seguisse l’ordine degli aggettivi dell’inglese, che è piuttosto rigido. In funzione attributiva di solito gli aggettivi di opinione (lovely, beautiful, bad…) precedono gli aggettivi di dimensione (small, tall, big…), però in questo caso prevale l’alternanza vocalica e quindi non si dice *bad big wolf, che suonerebbe del tutto innaturale.
Reduplicazione con variazione vocalica in italiano
La variazione vocalica è presente in misura ridotta anche in italiano, quasi esclusivamente in filastrocche, onomatopee, nomi commerciali e nomi di personaggi di fantasia.
Prevalgono due alternanze:
[i – a] tric trac, tic tac, tip tap, di riffa o di raffa
[i – ɔ] flic e floc, Bingo Bongo, Cip e Ciop
Le alternanze di altre vocali sono meno comuni ma si rileva una tendenza simile a quella dell’inglese: vocale chiusa anteriore seguita da vocale semiaperta o aperta.
Riservato ai fumatori
Tornando alla vignetta, il binomio huff and puff può avere sia il significato letterale di respirare affannosamente che quello figurato di esprimere il proprio disappunto o disapprovazione con proteste enfatiche, ma senza intraprendere alcuna azione per cambiare la situazione (ad es. he huffed and puffed about the price but eventually he paid up).
Nella descrizione del lupo “buono” (huffs and puffs in the designated areas) c’è anche un rimando a un altro significato dei verbo puff, fumare una sigaretta, una pipa o un sigaro, che in questa accezione non è un verbo transitivo come smoke ma richiede la preposizione on (o meno comune at), ad es. he puffed on a cigarette.
Vedi anche:
➝ Binomi lessicali italiani e inglesi
➝ LA LA LAND: reduplicazione espressiva
➝ Il “super duper missile” di Trump (nuovo post)
➝ super blood wolf moon (ordine degli aggettivi in inglese)
Riferimenti:
➝ A hotchpotch of reduplication
➝ The language rules we know – but don’t know we know
➝ Le alternanze vocaliche nelle reduplicazioni con apofonia
Gianmaria:
Grazie Licia, affascinante!
.mau.:
“chi non risica non rosica” (ma anche il dantesco “provando e riprovando” secondo me entra nella casistica, se ci ricordiamo che significa “saggiando e condannando”), e se andiamo nella pubblicità “nonno Nanni” anche se qui mi pare più che altro un’allitterazione.
firmato: un lupo tanto buonino
Licia:
@Gianmaria, grazie! Mi sono divertita a scriverlo, spero anche voi a leggerlo. 😀
@.mau., l’inserimento della congiunzione è considerato reduplicazione (nello specifico si tratta nella maggior parte dei casi di binomi lessicali), e provando e riprovando rientra nella casistica come esempio di reduplicazione con variazione morfologica, mentre escluderei chi risica non rosica per via della negazione. Per maggiori dettagli, cfr. reduplicazione espressiva nell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani, da cui è tratta questa spiegazione:
Solitamente la reduplicazione consiste nella copia della parola ripetuta, ma ci sono anche casi di reduplicazione parziale con variazione vocalica (per es., zig zag e, con inserimento della congiunzione coordinativa, pif e paf; ➔ binomi irreversibili); o con variazione morfologica del secondo elemento (per es., vecchio e stravecchio; pian pianino; detto e ridetto; fritto e rifritto); o con variazione sinonimica (per es., gira e volta; gira e rigira; in fretta e furia).
E a proposito di lupi dei cartoni animati, in inglese Lupo De’ Lupis si chiama Loopy De Loop e dice I am Loopy De Loop, the good wolf con accento francese-canadese (lupo è loup in francese; loopy in inglese è “fuori di testa”), mentre Ezechiele Lupo si chiama Zeke Midas Wolf e suo figlio Lupetto invece è Li’l Bad Wolf.
Paolo:
anche Qui Quo Qua?
Stez:
Per quanto riguarda l’ablaut reduplication mi è appena venuta in mente un’eccezione alla ‘regola’ e cioè ‘hoo-ha’ (fermento, fragore).
Licia:
@Paolo, per l’italiano sì e mi viene in mente anche din don dan. Se si guarda il grado di chiusura nello schema delle vocali, si nota che /i/, /ɔ/, /a/ sono rispettivamente chiusa (o alta), semiaperta e aperta (o bassa). Una delle ipotesi per spiegare questo ordine è che “il passaggio da vocali alte a vocali basse, ossia da una posizione in cui la lingua è più vicina a una in cui a più lontana dal palato, sarebbe espressione di un «naturale» passaggio dal piccolo al grande, dall’alto al basso” (cfr. Strik Lievers).
@Stez per l’inglese il fenomeno riguarda quasi esclusivamente le coppie [ɪ – æ] e [ɪ – ɔ], quindi non prenderei in considerazione hoo-ha, pronunciato /ˈhuːˌhɑː/, che ha vocali diverse.
Flavia:
Bisognerebbe indagare il vastissimo campo delle formule-gioco infantili e delle formule propiziatorie/scaramantiche dialettali per trovare esempi di reduplicazioni che, per ovvi motivi, non rientrano nei pochi esempi riportati dall’italiano standard.
An tan tuta-mè
frin fron tuta-tè.
Are-stare conpa-stori:
Zighe-zaghe
a-ka-dù-è-cì…!
(Fratta Polesine, 1908)
An-dan tike tan
sè mè, conpa-rè
Ale lake, pume tè…
BIS…! (a voce più alta)
(Rovigo, 1963)