Molti neologismi che descrivono le dinamiche dei social e più in generale del mondo digitale nascono in inglese e poi vengono adottati anche in italiano, alcuni come prestiti e altri come calchi, ma non sempre con lo stesso effetto.
Parole apparentemente equivalenti nelle due lingue possono infatti avere connotazioni diverse che ne condizionano la percezione, come activism e attivismo e alcune neoformazioni che ne sono derivate.
Activism vs attivismo
In inglese la parola activism ha un’unica accezione: indica attività e azioni volte a conseguire cambiamenti sociali o politici. Esempi: religious activism, environmental a., political a., social a., LGBT a., black a., student activism.
In italiano, invece, attivismo ha più accezioni.
1 Indica innanzitutto un modo di vivere molto attivo, dinamico e pratico: una locuzione come dimostrare grande attivismo descrive una persona che prende iniziative ma non implica coinvolgimenti in cause comuni.
2 Esiste anche l’accezione “inglese” ma è caratterizzata da aggettivi qualificativi – attivismo politico, sociale, sindacale ecc. – o chiarita dal contesto. Sottintende inoltre un impegno propagandistico che rimanda ad organizzazioni o partiti, non evidente invece in inglese.
Le diverse connotazioni di activism e attivismo sono una premessa necessaria per capire meglio le parole nate in inglese per descrivere nuove forme di attivismi, tra cui anche alcune connotate negativamente.
Attivismo digitale
In inglese coesistono i sinonimi digital activism, Internet activism, web activism, cyberactivism, online activism e nomi simili per descrivere l’uso delle tecnologie digitali, del web e dei social media per organizzare, rendere pubbliche, promuovere e coordinare azioni di attivismo (accezione “inglese”), tra cui sensibilizzazione, aggregazione, mobilitazione, raccolte di firme e fondi, pressione su istituzioni, aziende e opinione pubblica.
In italiano prevale il calco attivismo digitale ma è usato anche attivismo online.
Hashtag activism
Una modalità particolare dell’attivismo digitale sui social è il cosiddetto hashtag activism. Significa ricorrere all’uso di hashtag, non solo su Twitter ma anche su altre piattaforme, per condividere più facilmente informazioni su un determinato argomento e catalizzare e mantenere l’attenzione se l’hashtag entra “in tendenza”. Tra gli esempi più noti c’è l’hashtag globale #MeToo contro la violenza e le molestie sulle donne e in Italia #ApriteiPorti per sollecitare l’accoglienza dei migranti salvati in mare.
Anche in italiano si discute di hashtag activism o in alternativa si usa la locuzione attivismo da hashtag.
L’espressione hashtag activism può avere anche connotazioni negative. L’uso di hashtag viene infatti criticato per il valore simbolico che fa sentire bene chi lo usa ma spesso non porta ad alcuna azione concreta: è una partecipazione virtuale che non contribuisce alla causa. Vengono in mente gli hashtag come #PrayForX, immancabile negli Stati Uniti per segnalare vicinanza dopo ogni evento tragico.
Vignetta di Eric Allie
Per sottolineare la connotazione negativa o comunque ironica c’è chi ha provato a diffondere la parola macedonia hashtivism (hashtag+activism). È modellata, senza molto successo, su altre parole inglesi del tipo xyz+(act)tivism che invece sono risultate molto efficaci e decisamente più trasparenti.
C’è anche chi si appropria di hashtag ad alta visibilità e li usa per uno scopo diverso da quello previsto, ad es. rendendoli negativi o attribuendo loro un significato alternativo. Il fenomeno è noto come hashtag hijacking – dettagli in Crowdturfing, hashjacking e altre attività malevole – e viene usato anche per “neutralizzare” particolari hashtag rendendoli inservibili, ad es. per contrastare alcuni casi di tweet bombing, attività descritta in La differenza tra tweet storm e Twitter storm.
Gli hashtag spesso sono aggiunti anche alla descrizione del proprio profilo o al nome del profilo per segnalare idee, movimenti o appartenenze politiche con cui ci si identifica. Un esempio italiano molto attivo in questo periodo è #facciamorete. Al nome possono essere associati anche caratteri a cui è attribuito un significato particolare, come ad es. le (((triple parentesi))) attorno al nome, o emoji quali bandierine, stelline, mattoni e altri simboli rappresentativi di appartenenze politiche o ideologiche (cfr. i due neologismi bandierino e mattonista , persone che con l’uso delle emoji segnalano di sostenere specifiche ideologie che poi promuovono usando particolari hashtag).
Hacktivism
La prima parola macedonia di questo tipo è hacktivism, nata all’inizio degli anni ‘90 per descrivere l’accesso non autorizzato a sistemi informatici per finalità sociali o politiche. È formata con la parola hack, che riconosciamo come base di hacker, ed è molto efficace perché la pronuncia di activism vs hacktivism si differenzia solo per la /h/ aggiuntiva iniziale.
Hacktivismo, un adattamento poco efficace
In italiano viene usato il prestito adattato hacktivismo che però risulta poco trasparente e quindi poco efficace perché il riferimento ad attivismo e relative connotazioni “inglesi” non è facilmente riconoscibile. È penalizzato inoltre da altri fattori, riscontrabili anche per altri calchi italiani delle parole del tipo xyztivism.
Vanno considerati alcuni aspetti prosodici: in inglese l’accento di activism /ˈaktɪvɪz(ə)m/ cade sulla prima sillaba, dove avviene il gioco di parole, mentre in attivismo l’accento è spostato lontano, sulla terza sillaba. Inoltre, la sequenza hackt, estranea all’ortografia italiana, appare come un corpo estraneo a sé stante e rende più difficile pensare a una possibile parola macedonia formata con attivismo.
Ha un ruolo anche la struttura delle parole composte: in italiano prevale l’ordine determinato+determinante, quindi prima il concetto (attivismo) e poi ciò che lo caratterizza (il ricorso all’hacking), e non l’inverso come in inglese.
Se non si conosce già la parola originale, è probabile che hacktivismo venga interpretato come un concetto astratto, una parola che identifica un movimento o una tendenza come suggerisce il suffisso –ismo.
Slacktivism
Poco dopo la diffusione di hacktivism, nel 1995 è stata coniata anche la parola slacktivism. Descrive il sostegno a cause sociali o politiche fatto con il minimo sforzo o impegno personale, come firmare appelli e petizioni online e tenersi informati su Internet quale unico tipo di partecipazione attiva.
Ha una connotazione negativa: alla base c’è il verbo slack (“battere la fiacca”) o il sostantivo slacker (persona pigra, indolente o non motivata). Ma è una parola molto efficace: anche in questo caso la pronuncia ricalca quella di activism con l’aggiunta di due consonanti iniziali.
immagine: sortable via Mashable
In italiano viene usato l’anglicismo slacktivism, per nulla trasparente. A volte viene spiegato con descrizioni come attivismo da tastiera o attivismo da poltrona, che però non sono mai diventate locuzioni a sé stanti e facilmente riconoscibili.
Clicktivism
Risale invece al XXI secolo clicktivism, una parola ironica che restringe ulteriormente lo slacktivism a qualche clic sui social, ad es. per firmare petizioni o condividere contenuti.
In questo caso la vocale tonica non coincide più con quella di activism ma la struttura simile, la sequenza /kt/ e il rimando alle altre parole macedonia già note la rende comunque una formazione efficace.
In italiano si trovano alcune occorrenze di attivismo da clic o click e nei giorni scorsi mi è capitato di vedere alcuni commenti che indirettamente ribadiscono che prestiti e adattamenti delle parole del tipo xyztivism sono poco efficaci, come già visto per hacktivism.
Il contesto di questo esempio è l’uso di particolari hashtag per creare aggregazione attorno ad alcuni temi politici e culturali. In basso il tweet originale, parte di una serie, in alto il commento:
Se non si conosce già la parola inglese da cui deriva, l’adattamento clicktivismo non è efficace perché poco trasparente: non rispetta l’ordine determinato+determinante prevalente in italiano e non si riconosce il riferimento ad attivismo. A questo proposito, significativo che chi ha commentato abbia involontariamente “corretto” in clickactivism, nonostante conoscesse già slacktivism.
Textavism
Un altro neologismo americano legato all’attivismo digitale che ha avuto parecchia attenzione nei mesi scorsi è textavism, da text activism.
Descrive l’uso in campagne politiche di messaggi brevi di testo (text è un SMS o un messaggio di app come WhatsApp), ad es. per tenere informati i sostenitori, convincere gli indecisi o mobilitare gli elettori e farli andare alle urne. Pare che negli Stati Uniti il textavism sia stato uno degli elementi fondamentali per la vittoria dei democratici nelle elezioni di midterm del 2018.
Si nota un’anomalia nella formazione della parola, textavism anziché textivism, ma per il lessicografo Ben Zimmer è giustificabile perché la seconda vocale non è tonica e si pronuncia /ə/, fonema che nell’ortografia inglese può essere realizzato graficamente sia da a che da i. Probabile inoltre che la a costituisca un rimando visivo alla a iniziale di activism.
Altri –tivism
Sul modello di hacktivism, slacktivism e clicktivism sono state create altre parole come blacktivism (attivismo di persone di colore), factivism (attivismo che promuove i fatti contro le notizie false), kayaktivism (attivismo che si concretizza con proteste sull’acqua fatte a bordo di kayak, ad es. sul mare davanti a una tenuta da golf di Trump) e fracktivism (attivismo contro il fracking).
Questa produttività potrebbe rendere –tivism un nuovo libfix, e cioè un affisso che potrà funzionare per denominare nuovi tipi di attivismi anche senza riferimenti espliciti alla parola activism.
illustrazione: Dreadful Daily Doodles
Riferimenti:
♦ voci di Oxford DIctionaries
♦ Word of the week: Textavism
♦ On kayaktivism, and other recent ‘-tivisms’
♦ ‘Textavism’ Is the New Way To Rally the Party Faithful
Aggiornamento – Ho discusso dei diversi tipi di attivismo digitale con Damiana Aguiari di Radio Città del Capo per il programma Pensatech.