Storie di biscotti (e di denti)

uomo senza un dente in bocca spiega al collega: “I bit into a biscotti and it just cracked” Dustin di Steve Kelley e Jeff Parker; grand = 1000$

In questa striscia americana c’è lo pseudoprestito biscotti, plurale biscottis o invariato. La parola inglese ha un significato più specifico di quella italiana: per gli americani un biscotti è un cantuccino o sua variante, quindi è duro abbastanza per poter rompere un dente.

Nonni’s Cioccolati biscotti

L’ho già descritto anni fa in “Biscotto” in inglese (un post sulla metafora sportiva usata nel calcio), dove trovate alcune differenze culturali tra inglese e italiano e modi di dire quali take the biscuit, essere il colmo, e that’s the way the cookie crumbles, usato come espressione di rassegnazione. Le nostre mani nella marmellata in America sono invece in the cookie jar.

Altri falsi amici in tema sono i noti biscotti digestive, che non sono digestivi, e i bourbon biscuit che non contengono whisky o altri alcolici. Un altro potenziale falso amico è biscuit che nell’inglese americano non vuol dire biscotto, come nell’inglese britannico, ma è una focaccina di aspetto simile agli scone tipici del Regno Unito.

I cookie dell’informatica prendono invece il nome da una metafora, o meglio, da una metonimia: non fanno riferimento a nessun biscotto ma ai bigliettini all’interno dei cosiddetti fortune cookie – dettagli in termini in evidenza.

Dolcetto scherzetto! 😉

Una spiritosaggine che dovrebbe far sorridere gli appassionati di Star Trek:

confezione di cantuccini con la scritta BEAM ME UP BISCOTTI e lo slogan TASTE THAT TRANSCENDS SPACE AND TIME. SO GOOD YOU’LL BE BEAMING
fonte: startrek.com

Il riferimento è a beam me up, Scotty e il gioco di parole sfrutta la polisemia del verbo beam, che ha varie accezioni. Tra queste, nell’uso transitivo beam significa guidare con un raggio, da cui nella fantascienza beam up/down, che vuol dire trasportare istantaneamente su/da astronave. Nell’uso intransitivo beam significa anche essere raggiante, ad esempio di gioia o di soddisfazione.

Forse potrebbe avere contribuito a Beam me up biscotti anche un altro spunto dolce italiano: il tiramisù, che in inglese viene descritto con le traduzioni letterali pull me up o pick me up
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Vedi anche: Dolcetto o scherzetto? (una traduzione molto efficace di Trick or treat?)


Tooth fairy

Nella striscia c’è anche un riferimento alla tooth fairy, la fatina dei denti che in Italia, a seconda di dove si vive, può essere anche un topino, un topolino o una formichina.

foto di scatole per il primo entino (con la fatina dentina o un topolino)
scatoline per denti da latte viste a Brugnate (Como)

Forse c’è anche qualche altro personaggio che porta soldi ai bambini italiani che perdono i denti da latte? Aggiungetelo nei commenti, specificando dove agisce!  
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Vedi anche: Poco poetico: sleep in one’s eyes (un’insolita fatina del raffreddore da fieno, la hay fever fairy, come spunto per descrivere un errore di traduzione poco noto).

4 commenti su “Storie di biscotti (e di denti)”

  1. Coccio:

    A casa mia – e generalmente nel veronese – è sempre venuta Santa Apollonia, popolarmente conosciuta come Santa Polonia. Dalle mie figlie, corrotte dalle americanate del cinema, veniva invece la fatina… 🙁

  2. rossella:

    Da me, in provincia di Caltanissetta, veniva San Nicola. Non so se si dica ancora adesso, io posso testimoniarne l’uso solo fino alla fine degli anni 90.

  3. Gabriele Riva:

    Ho scoperto la storia dei cantuccini/”biscottis” guardando la serie tv Frasier, in cui i protagonisti li ordinavano sempre con i loro “lattes”.

  4. Rossella:

    In effetti è corretto chiamare biscotti proprio questo tipo di dolci che sono cotti due volte. Quelli che noi chiamiamo comunemente biscotti dovrebbero invece chiamarsi frollini.

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