[ dis è un insulto, un’offesa – da disrespect ]
Il neologismo inglese voldemorting è stato descritto dalla linguista Gretchen McCulloch in Welcome to Voldemorting, the Ultimate SEO Dis (ottobre 2018).
È stato coniato per descrivere giochi di parole, nomi distorti, metafore o locuzioni varie, spesso creativi e divertenti, usati per alludere a personaggi famigerati senza chiamarli per nome e in modo che il riferimento sia palese per chi legge ma non venga riconosciuto dai sistemi di ricerca e dagli algoritmi che determinano a cosa dare rilevanza sui social.
Si fa voldemorting per non aumentare la visibilità di chi non la merita, come ad es. certi personaggi trash dei reality, ma anche per poter criticare chi è al potere o aspira a esserlo senza che arrivino subito bot o seguaci offesi ad ammorbare le conversazioni.
Esempi tipici di voldemorting sono i nomi usati per Trump, come 45 (è il 45º presidente degli Stati Uniti), Orangezilla e The Cheeto, o nomignoli e descrizioni come quelli generati da Detrumpify.
In italiano, un esempio potrebbe essere Capitan Trippa: il riferimento è ovvio per chi ha visto uno dei numerosi selfie estivi a torso nudo del ministro dell’interno e sa che i suoi ammiratori lo chiamano Capitano, ma è poco probabile che venga rilevato automaticamente. Altri esempi: il cambio di vocali Capitone, la vocale con grafia inglese Salveeni, giochi di parole come Selfini, Felpini e FelpaPig, e per il ministro dei trasporti l’aggiunta di consonante Tontinelli.
He-Who-Must-Not-Be-Named
All’origine del neologismo voldemorting c’è Lord Voldemort, l’antagonista malefico di Harry Potter così temuto che quasi nessuno osa pronunciare il suo nome e lo sostituisce con He-Who-Must-Not-Be-Named o con You-Know-Who, in italiano Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Tu-Sai-Chi.
Il voldemorting però non è motivato dalla paura bensì dalla precauzione di non attirare attenzioni indesiderate. McCulloch spiega che alla base dell’analogia con la saga di Harry Potter ci sarebbe invece un altro aspetto: la volontà di “marchiare” un nome così negativamente, al punto che non lo si usa più, per trasferire la sgradevolezza anche alla persona designata.
McCulloch ricorda inoltre che la sostituzione di parole volgari o proibite con eufemismi, metafore, troncamenti, sostituzioni e alterazioni (ad es. in italiano zio per Dio) non è certo una novità, però generalmente si tende ad avere un numero limitato di varianti. Il voldemorting invece raramente prevede un unico nome alternativo: si scartano rapidamente i nomignoli che si diffondono troppo e se ne cercano di nuovi, in una gara a chi si inventa i nomi più creativi.
È ovvio però che il confine tra voldemorting, subtweeting, trollata e semplice divertimento non è sempre netto.
Se avete esempi italiani divertenti – ma non offensivi – aggiungeteli ai commenti!
Illustrazione aggiunta da un approfondimento di Macmillan Dictionary (aggiornamento: non più disponibile).
Algospeak
Un articolo del Washington Post di maggio 2022, Internet ‘algospeak’ is changing our language in real time, from ‘nip nops’ to ‘le dollar bean’, ha popolarizzato il concetto simile di algospeak, il ricorso a stratagemmi linguistici di vario tipo (ad es. seggs per sex) per evitare di essere intercettati da algoritmi o sistemi automatici di moderazione che altrimenti rimuoverebbero o darebbero minore visibilità a quanto si posta, ad es. su TikTok.
In tema neologismi da social:
♦ Sui social: TDS e TSO
♦ Tweet aggressivi? CLIC!
♦ Subtweet → frecciate 2.0
♦ Lessico di Twitter: bot off
♦ Trollare: senza troll, nuovo significato!
♦ Slacktivism, clicktivism e altri attivismi digitali
In tema neologismi della politica:
♦ Aggettivi di colore composti: giallo-verde
♦ Il nuovo governo è pentaleghista o legastellato?
Mauro:
Per il ministro (ministro?) dei trasporti io preferisco Toninulla a Tontinelli. Rende meglio i contenuti che esprime 😉
Andrea:
Ho visto Salveeni, Kapitano e Kapithano.
granmadue:
Mi stavo chiedendo se il termine voldemorting possa essere esteso, oltre che in riferimento alle “persone”, anche in riferimento alle “cose” (per esempio partiti o giornali). Oppure se magari ci sarebbe bisogno di un altro neologismo.
Per dire: tempo fa Luca Bottura, in un suo pezzo, scriveva: «Ieri il Giornale dei Giusti (che non nomino per evitare altre paginate contro quei maleducati di Repubblica) ha (…)».
Credo sia superfluo specificare a quale quotidiano alludesse.
John Dunn:
Nel Regno Unito questa pratica esisteva già negli anni sessanta: veniva (e ancora viene) usata nel quindicinale satirico ‘Private Eye’. Per esempio:
Harold Wilson — Mr Wislon
Edward Heath — The Grocer
Sir Alec Douglas-Home — Baillie Vass (non tutti nomignoli avevano origini trasparenti)
The Guardian — The Grauniad (a causa della quantità notevole di refusi in questo giornale)
Facendo così speravano evitare querele per diffamazione, forse inutilmente, visto che alcuni di questi nomignoli sono entrati nella lingua comune.
Marcello:
capitan trippa ministro delle interiora
Mauro
@ Marcello
Interni, interiora… sempre dentro stanno 😉