Cartelli di divieto per scale mobili in un aeroporto italiano:
In che lingua sono? Non in inglese, l’apparenza inganna!
La parola trolley fa parte del lessico comune italiano dall’inizio degli anni ‘90, quando sono entrate in commercio le prime valigie di dimensioni ridotte con rotelle e manico estraibile che si tirano dietro di sé. In questa accezione però trolley non è un anglicismo ma uno pseudoanglicismo, una parola che in inglese britannico ha altri significati.
Cosa significa trolley in inglese
Nelle accezioni più comuni trolley è il carrello del supermercato, il carrellino portavivande, la barella (stretcher trolley) e anche il carrello portaspesa del tipo usato dalle persone anziane.
In un contesto aeroportuale trolley è anche un potenziale falso amico: in inglese infatti è il carrello portabagagli messo a disposizione dei passeggeri all’interno dell’aeroporto e azionato a spinta.
Davanti alle scale mobili dell’aeroporto italiano, un passeggero di madrelingua inglese che non guarda attentamente la figura potrebbe quindi fraintendere il divieto: la scritta no trolley gli comunica che non può usare il carrello dell’aeroporto ma non gli vieta di portare con sé il proprio bagaglio a mano.
Come si chiama il nostro trolley in inglese
La parola “italiana” trolley è ottenuta da un’abbreviazione impropria di trolley case, un meccanismo tipico di molti pseudoanglicismi italiani che privilegiano il determinante (trolley, la struttura con le ruote) al determinato (case, la valigia).
Trolley case non è l’unico nome inglese per questo tipo di bagaglio: viene descritto in vari modi tra cui wheeled (suit)case o bag, trolley (travel) bag, trolley roller case, rollercase, rolling cabin bag, spinner (suit)case, carry-on suitacase, wheeled carry-on, wheelie bag, anche cabin case se si dà per scontato che abbia le ruote. In inglese americano si usano anche roll along e roll-aboard su imitazione di Rollaboard, il marchio commerciale del primo modello creato nel 1987.
Uno pseudoanglicismo internazionale
In italiano trolley è un forestierismo ormai insostituibile. Identifica infatti in modo univoco un tipo di bagaglio che ha avuto subito una grande diffusione – un concetto durevole e alta frequenza d’uso. Inoltre, è una parola breve e facile da ricordare e nella pronuncia adattata “trolli” rispetta le strutture fono-morfologiche della lingua italiana.
Unico aspetto potenzialmente estraneo era la grafia con la sequenza finale ey, inesistente in italiano ma già familiare grazie ad anglicismi come volley, disc-jockey, jersey, hockey e soprattutto a un’altra accezione di trolley, che dalla fine del XIX secolo indica l’organo di presa di corrente delle motrici tranviarie e dei filobus. I diversi contesti d’uso però escludono l’ambiguità.
La parola trolley è stata adottata anche in tedesco per indicare lo stesso tipo di bagaglio, è usata in spagnolo e probabilmente anche in altre lingue europee. Si può quindi considerare un internazionalismo e mi rimane la curiosità di capire in che modo si è diffusa l’abbreviazione impropria, forse attraverso il marketing di uno dei primi produttori europei?
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Vedi anche: Shopper a Milano e a Roma per un altro pseudoanglicismo “da trasporto”, e Divieti fatti con i piedi per altri cartelli di scale mobili.
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Mauro:
Insomma, il trolley ci trolla.
Mau70:
Questa volta sono stati gli italiani a prediligere le abbreviazioni. Di norma sono gli anglofoni a preferire le abbreviazioni.
Licia, a tal proposito hai già avuto modo di trattare l’esilarante traduzione fatta dagli italiani per descrivere quella macchina cingolata impiegata per spazzare la neve o, comunque, per muoversi sulle piste innevate conosciuta come “SnowCat” e che in Italia è diventato: “Gatto delle nevi”?
Licia:
@Mau70, grazie, mi hai dato lo spunto per un prossimo post: gratta, gratta, c’entra la gatta 😉
Mau70:
@Licia, la mia è stata una “provocazione” voluta e sperata!