In inglese l’imperativo be good equivale a “comportati bene”, “fa’ il bravo” (o “fate i bravi”). Si dice ai bambini e ai cani ma anche agli adulti, spesso ironicamente.
Non ha però molto senso riferito a oggetti inanimati, eppure un’azienda alimentare italiana ha scelto di imprimere l’imperativo be good su dei frollini biologici venduti sul mercato italiano:
In inglese be good bio food può sembrare un’esortazione che viene fatta a “bio food” perché si comporti bene – nell’intestino? – ma non mi pare un messaggio del tutto rassicurante.
Lo slogan è un classico esempio di inglese farlocco, pensato da italiani per italiani senza verificare che il risultato finale abbia senso anche in inglese. Immagino che qui le priorità fossero altre: usare solo parole con connotazioni positive, riconoscibili facilmente anche da chi non parla inglese, e trovare la rima.
Bisogna visitare il sito del produttore, sottolestelle, per capire che be good non è un imperativo ma vorrebbe comunicare il concetto di starbene (forse perché un cibo che is good for you fa bene?), e che bio food non è parte della stessa locuzione ma è la traduzione letterale e impropria di alimento biologico.
Una strategia di marketing che mi pare poco ragionata: l’acquirente tipico dei prodotti biologici ha un titolo di studio elevato ed è probabile che riconosca l’inglese maccheronico e possa avere una percezione negativa del prodotto (scarsa attenzione ai dettagli = poca affidabilità).
Bio non è bio!
Chi parla inglese sa che “ottenuto mediante agricoltura biologica” non si dice bio ma organic, quindi cibo o alimenti biologici non è *bio food ma organic food.
In inglese esiste il prefisso bio– ma ha altri significati. Va sempre unito al sostantivo che precede, condivide varie accezioni con il prefisso italiano bio– e può indicare anche l’uso di sostanze batteriologiche o biochimiche a scopo offensivo, ad es. bioterrorism.
Il sostantivo bio invece è un’abbreviazione di biography o informalmente di biology nel senso di materia scolastica.
È quindi un altro esempio di inglese farlocco anche LiveBio, il nome della linea di biscotti: immagino che voglia essere la traduzione letterale di “vivi [una vita] bio” ma in inglese non comunica affatto questo significato.
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Vedi anche: Inglese farlocco: BIObreak (una barretta italiana che sul mercato americano non avrebbe molto successo)
Non sono riuscita a risalire alla fonte della cartolina iniziale che si può trovare in diverse raccolte di Pinterest ma senza origine (a proposito di raccolte, chissà se la signora ritratta era stata invitata a vederne una di acqueforti! 😏).
Grazie a @EugenioTaf per lo spunto.
Anna:
Ciao Licia,
ti seguo sempre con interesse. Ritengo che a volte, ma solo a volte, nel campo della comunicazione e della pubblicità si possano infrangere le regole sintattiche, grammaticali e semantiche per creare slogan o nonsense adatti al target di riferimento. Ovviamente non è questo il caso.
Per il resto, lavorando nel settore food uso la parola “organic” molto spesso ma credo che in Italia sia diffusa la convinzione che “Bio”, in inglese, significhi proprio “biologico”. Ne è un altro esempio, se mai ne avessimo bisogno il nuovo aperitivo “Live Bio”.
https://www.google.it/search?q=LIVE+BIO+BITTER&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjGkLbeyMbdAhUJIcAKHUpzDxYQ_AUICigB&biw=1745&bih=885#imgrc=wFrKNzijTNd_GM:
Flavia:
Secondo me, con ‘LiveBio’ forse intendono ‘live’come agg. ‘vivo’: VivoBio o Biovivente, insomma.
Starbene è il titolo di una rivista, mi sembra… che pasticci che combinano.
Asandus:
Più azzeccata la campagna pubblicitaria di una nota marca di dolciumi: “Fate i buoni”. Almeno non vanno a montare campagne in farlocchese stretto!
Isa:
Il problema è bifronte: non solo in Italia è diffusa la convinzione che la paroletta “bio” significhi “biologico” come lo intendiamo e usiamo nella nostra lingua, ma è anche diffusa la traduzione calcata “organico” per “organic”, quando invece – come giustamente rileva Licia – la versione corretta sarebbe “biologico”. Del resto, gli italiani vantano anche un lunga tradizione inventiva di parole pseudo-inglesi che per gli anglofoni sono prive di significato: da autogrill, a footing, a spot… e sono sicura che a Licia ne verranno in mente molte altre 🙂
Costantino Cerbo:
Anche in tedesco i prodotti biologici sono definiti solo con “bio” quindi non é una particolarità italiana.
John Dunn:
Sulla cartolina si vede che è il lavoro di un certo Irvin M. Kline, che è stata pubblicata in 1907 e che fa parte di una serie (№251). Con l’aiuto di Google ho scoperto che la serie può essere Anglo Life Series (https://postcardiness.wordpress.com/tag/anglo-life/).
Se la signorina ha già visto la raccolta di acquaforti è troppo tardi, ma lei ha un’altra possibilità:
Be good – and if you can’t be good, give a false name.
Stez:
Una piccola osservazione: food non fa la rima con good.
Licia:
@Anna, grazie per l’esempio. Temo che sarà difficile liberarsi dell’inglese farlocco!
@Flavia però “vivente” sarebbe living.
@Asandus e se be good fosse un tentativo mascherato ma maldestro di copia? Non si sa mai…
@Isa organic tradotto con organico è uno dei miei “pet hate” (vecchissimo post: È biologico, non organico!). Pensa che recentemente in un noto negozio di abbigliamento ho chiesto perché avessero scritto in bella mostra cotone organico e non biologico e la commessa mi ha risposto, con una certa supponenza, che no, c’è differenza tra cotone biologico e cotone organico, sta nella lavorazione!!!
@John grazie! 😀
@Stez, grazie per la precisazione: non fa rima in inglese ma in italiano sì 😉
Antonio:
Voglio solo credere che”Be Good” si riferisca al consumatore e non al biscotto…
(“Fate i bravi, ” etc.)