A giudicare dalle cronache politiche dell’estate 2018, una delle parole preferite dal ministro del lavoro Luigi Di Maio è prenditore. Alcuni esempi di titoli dei media:
Il concetto di prenditore non è ancora ben definito ma in estrema sintesi si può dire che è un imprenditore che ha comportamenti stigmatizzabili.
Definizioni recenti di prenditore
Nell’annuncio di approvazione del cosiddetto Decreto Dignità il Ministero del lavoro ha adottato la parola prenditore e ne ha dato questa spiegazione:
«Provvedimenti importanti che si attendevano da tempo. Così come quelli per offrire tutela dalla concorrenza sleale provocata dalla globalizzazione, che il Ministro chiama "prenditori". Ovvero quelli che approfittando degli aiuti offerti del nostro Paese e poi delocalizzano, sia dentro che fuori dalla UE. Operatori scorretti, spesso multinazionali, per i quali nel Decreto Dignità sono state inserite misure di forte contrasto.» [sintassi originale] |
Altri dettagli nella presentazione del decreto:
Riferendosi ai vertici di Autostrade, Di Maio ha poi descritto come prenditore anche chi è
«amico di quelli che furono i partiti di governo, non disdegna di assumere nelle sue aziende uomini di partito (trombati o meno), finanzia lautamente in maniera opaca o meno i partiti e i giornali a loro collegati infatti il suo nome non compare quasi mai nella carta stampata. Chiamiamolo col suo nome: prenditore. I prenditori hanno preso possesso delle infrastrutture italiane, pagate dai nostri nonni e dai nostri padri, e grazie a politici compiacenti le hanno trasformate in macchinette mangiasoldideicittadini» |
Più recentemente Di Maio ha chiamato prenditori editori i media critici verso il Movimento 5 Stelle, accusati di avere le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato.
Si direbbe quindi che prenditore sia una parola jolly spregiativa con un significato molto ampio, usata in qualsiasi contesto in cui si voglia caratterizzare un imprenditore o un’azienda come una figura negativa.
Origine di prenditore
Prenditore è una parola antica, in uso in italiano dal XIII secolo. Il significato generico di “chi prende” è affiancato in alcuni ambiti da accezioni specialistiche, mentre è obsoleta l’accezione che in passato indicava un operatore del lotto:
La nuova accezione “politica” può quindi essere descritta come un neologismo semantico, una risemantizzazione di un elemento lessicale esistente (cfr. 1a).
Il binomio imprenditore – prenditore fa però pensare anche a un altro meccanismo di formazione delle parole, la retroformazione. È la creazione di una parola nuova a partire da una parola già esistente (in questo esempio imprenditore) con un processo che agisce per sottrazione di elementi interpretati come affissi, in questo caso in-, ottenendo così una parola con una struttura morfologica più semplice rispetto a quella da cui è stata formata. Va però considerato che per conferire valore negativo di solito il prefisso in- non viene sottratto ma aggiunto, quindi prenditore (spregiativo) da imprenditore (neutro) appare come una formazione anomala.
Prenditore è una parola ricorrente nell’idioletto di Di Maio ma non è una sua invenzione.
Si trovano varie occorrenze già all’inizio del decennio, tra cui una molto citata dal libro Ad Personam di Marco Travaglio del 2010 (“Impossibile contare le leggi «ad castam», per proteggere i privilegi della classe politica. E le leggi «ad aziendas», per tutelare il bottino dei soliti noti imprenditori, anzi prenditori”) e poi vari altri riferimenti, come ad es. un’intervista a Santo Versace del 2012 (“io divido gli imprenditori dai ‘prenditori’” […] “In Italia ci sono le 3 P, produttori, prenditori e profittatori”).
È però solo grazie a Di Maio che la parola prenditore è entrata anche nel lessico ministeriale.
Vedi anche: Imprenditore ≠ entrepreneur, con neologismi inglesi con l’elemento formativo –preneur, e Side-gigger e altri lavoratori della gig economy, con alcuni termini italiani quali imprenditore individuale.
Flavia:
Un articolo molto interessante, grazie Licia! Dunque la paternità del termine va attribuita a M. Travaglio e va bene, conosciamo il suo stile ma che sia entrato nel lessico ministeriale… non va bene: nei linguaggio ufficiale le cose vanno chiamate col loro nome, niente giochi di parole.
Il termine comunque – fin che rimane nel suo àmbito – a me non dispiace: rende con efficacia un certo costume predatorio che ha caratterizzato la classe politica e imprenditoriale italiana degli ultimi anni.
Daniela:
Possibili traduzioni in inglese? Di getto mi è venuto in mente “grabber” che ha anche una sfumatura negativa e dà l’idea di qualcuno che “arraffa” a proprio vantaggio. Ma non mi convince, non rispondendo completamente al “nuovo” significato italiano. Oppure espressioni come “unscrupulous/unprincipled businesses”, ma anche queste sono un po’ troppo generiche.
Vince:
Io trovo interessante anche il rif. a Santo Versace: produttori prenditori e profittatori. Il terzo gruppo potrebbe essere utilizzato per quelli inseriti in mezzo nelle filiere, che estraggono ingiustificati profitti. Invece non capisco la possibile derivazione da imprenditori: non mi pare che sia in-prenditori, ma in(tra)prenditori, coloro che intraprendono qualcosa. O no?
Maria Teresa:
Interessante, come sempre, l’approfondimento, oltreché perfettamente ‘timely’. A proposito di traduzioni in inglese: leggendo i giornali è sorta immediata la curiosità circa la fonte a cui avrebbe attinto Di Maio per il termine ‘prenditore’ che, in modo altrettanto immediato, mi ha rimandato alla contrapposizione ‘takers’/’givers’ come presentata dalla sociologa C. Giaccardi nel suo libro “Generativi di tutto il mondo unitevi!” (2014). ‘Takers’= prenditore (rapace, famelico, ecc.), per designare la ‘versione post-moderna del self-made man’, un moderno Narciso inebriato dal godimento passivo di sé (selfie, selfie, selfie -> ‘Ich.Ich.Ich.’ come titolava anche la rivista tedesca ‘Die Zeit’). Non sono esperta di sociologia, ma arguisco dal testo e da altre letture in tema che tale termine (per indicare coloro che ‘adottano un comportamento predatorio’, in contrapposizione ai ‘givers’, che ‘sanno invece spendersi per ciò in cui credono, in rapporto agli altri’, [op.cit.]) possa ben riferirsi anche e soprattutto al comportamento tipico della fase infantile-adolescenziale e, aggiungerei, della marea di adultescenti di cui si compone oggi la popolazione (anagraficamente) adulta di questo paese e non solo.
Quanto all’uso che ne fa Di Maio, permane forte la curiosità in merito alla sua personale fonte d’ispirazione per il ‘neologismo’ adottato, il quale è a mio avviso fortemente inappropriato – quando non anche davvero offensivo – per designare (come egli vorrebbe) una certa categoria d’imprenditori.
La mia personalissima e parziale conclusione è che, anche in questo ennesimo caso, alcuni membri di governo dichiarano – aprendo semplicemente bocca – la loro totale inadeguatezza al ruolo che ricoprono. A testimoniare così la vittoria della ‘mediocrazia’ (per citare il titolo di un testo americano di sociopolitica, il cui autore ora non ricordo).
Le figure di questa ‘società malata’ (così nel testo di Giaccardi), i cosiddetti takers ‘inebriati di sé’ e in perenne ansia di consensi, ammirazione e sostegno – acquisiti appunto tramite sovraesposizione mediatica – sembrerebbero invece essere proprio taluni esponenti di Governo. Famelicamente affamati di potere. Altro rispetto alla presunta o effettiva rapacità di quegli imprenditori che prendono i vantaggi e scappano. Ahinoi… anche i pasticci linguistici sono forieri di guai seri.
Enrico:
Il Giggino nazionale ha raggiunto un’altra altissima vetta linguistica!
Flavia:
@Licia: non mi è chiaro questo passaggio: “Va però considerato che di solito il prefisso in- non viene sottratto ma aggiunto per conferire valore negativo, quindi prenditore (spregiativo) da imprenditore (neutro) appare come una formazione anomala.”
Il prefisso in- nel nostro caso non ha valore negativo: in + prendere, così come intra + prendere; a me sembrano prefissi molto ‘attivi’ e positivi.
Come funziona? da ‘prenditore’- con valore neutro – a in-prenditore con valore negativo? in pratica, così fosse, gli farebbero un complimento. XD
Licia:
@Flavia non so a chi vada attribuita la paternità di prenditore, so solo che il libro di Travaglio ha sicuramente contribuito a diffondere l’uso. Sull’inadeguatezza di prenditore per il registro della pubblica amministrazione concordo in pieno con te.
@Vince e @Flavia, nel post ho sintetizzato ma se si segue il link a retroformazione ci sono riferimenti ed esempi: una caratteristica di questo processo che non ho evidenziato è che la funzione degli elementi eliminati è quasi sempre interpretata erroneamente perché si ignora l’etimologia e non si conoscono a fondo i meccanismi di formazione delle parole. Nel caso del prefisso, intendevo dire che una funzione di in- con cui tutti abbiamo familiarità è il conferimento di valore negativo (ad es. decisivo – indecisivo, twittabile – intwittabile ecc.) e quindi trovo curioso che qui invece si ottenga lo stesso risultato togliendo quello che può sembrare lo stesso prefisso (nell’interpretazione arbitraria della retroformazione).
@Daniela non credo ci sia bisogno di tradurlo in inglese! 😉 Se proprio si volesse farlo, va scelto quali caratteristiche privilegiare, ad es. se deve prevalere il significato di arraffare oppure l’associazione a imprenditore.
@Maria Teresa, grazie, molti spunti interessanti e rilevanti. A proposito di mediocrazia, scadendo ulteriormente ci sono la neocrazia (il governo di chi è nuovo o inesperto) e la cachistocrazia (il governo dei peggiori) e in inglese, coniata per Trump, anche la tweetocracy, che mi pare stia prendendo piede anche in Italia…