In inglese, interni con animali

Coincidenze: ieri ho visto una dopo l’altra due vignette americane con due espressioni idiomatiche che, anche se sono usate in situazioni completamente diverse, hanno in comune l’idea di base di persone e animali nella stessa stanza.

Vignetta: minuscola isola deserta con un elefante e due persone, con una che dice all’altra “Well, we’re not in a room, so I say we don’t need to address it”
Vignetta: Non Sequitur di Wiley Miller

The elephant in the room si dice di una questione controversa, una verità fastidiosa o un grosso problema del tutto evidenti – presenza ingombrante come quella di un elefante – che però si evita di discutere e quindi di affrontare.

Vignetta: due mosche su una parete osservano un uomo che dorme in una poltrona, una mosca dice “Being a fly on t he wall isn’t really that interesting”
Vignetta: Moderately Confused di Jeff Stahler

A fly on the wall è chi osserva senza essere visto, come un’ipotetica mosca su una parete. Si usa in particolare in riferimento a situazioni che suscitano parecchia curiosità e a cui si vorrebbe poter assistere, non visti, per sapere di prima persona cosa succeda o cosa venga detto: sono comuni frasi come “I’d like to be a fly on the wall to see / hear…”, “What I’d give to be a fly on the wall when…”.

Fly-on-the-wall è anche una forma aggettivale che identifica una tecnica usata in produzioni televisive o cinematografiche che ci è familiare perché è usata nella maggior parte dei cosiddetti reality. Vengono filmate persone che interagiscono tra loro o svolgono attività varie in situazioni reali come se le telecamere fossero invisibili (metaforiche mosche sul muro!). Esempi: fly-on-the wall documentary, fly-on-the-wall show.

10 commenti su “In inglese, interni con animali”

  1. Asandus:

    Be’, noi abbiamo il proverbiale elefante nel negozio di porcellane che usiamo per indicare un individuo goffo e maldestro (che può essere un grosso problema, già – anche se è più specifico). Quanto alla mosca, quante volte io avrei voluto esserlo per spiare situazioni in cui avevo la forte sensazione che mi stessero fischiando le orecchie…

  2. Mauro:

    The elephant in the room! Finalmente ho capito cosa volesse dire Bersani quando si esprimeva utilizzando una metafora simile: “Abbiamo una mucca nel corridoio”.

  3. Mauro:

    Chiedo alla blogger di Terminologiaetc.it se gli esempi riportati nel post in questione siano reali frasi idiomatiche o se, invece, non si tratti di metafore. Grazie.

  4. marcov2:

    L’elefante nella stanza è usato da giornalisti che leggono molti articoli in inglese, Francesco Costa del Post lo ha adoperato più di una volta, es
    ” È il caso di affrontare l’elefante nella stanza: per una fetta significativa dell’opinione pubblica italiana e dei suoi rappresentanti politici, il problema sono le persone omosessuali.”
    http://www.francescocosta.net/2016/02/08/per-cosa-vogliamo-finire-sui-libri-di-storia/

    Se si va su Google e si scrive elefante nella stanza si trovano diversi articoli, anche una voce sulla wikipedia italiana.

  5. Licia:

    @marcov2 comune anche nel doppiaggese, però ho il sospetto che se si chiedesse a spettatori e lettori italiani di spiegare cosa si intende esattamente con “elefante nella stanza”, probabilmente molti risponderebbero “grosso problema” senza però andare oltre. Nulla di male nell’adottare modi di dire altrui, però chi scrive per professione dovrebbe anche avere maggiore consapevolezza del lessico della propria lingua in modo da riconoscere (ed evitare) le interferenze dell’inglese. Nel Post si trova un notevole campionario, anche in articoli non tradotti dall’inglese ma scritti direttamente in italiano. Un esempio di calchi sintattici: Interferenze dell’inglese: il problema di “con”.

  6. Flavia:

    L’espressione con l’elefante potrebbe corrispondere a quella italiana del “convitato di pietra”, forse.
    A mio parere, chi scrive per professione non dovrebbe ricorrere alle frasi idiomatiche, sia in inglese sia in italiano, se sta trattando di argomenti seri.

  7. Marco1:

    Chissà se un inglese comprenderebbe il senso di nostre espressioni come “menare il cane per l’aia” o “salvare capra e cavoli”…😊

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