Tartarughe farlocche

Notizia recente: il 17 agosto si è festeggiato TartaDay.

Titolo notizia: Tartaday, 17 agosto in Italia è la Giornata delle tartarughe. In programma eventi e liberazioni di animali soccorsi e curati. Logo: TartaNet, TartaLife e TartaLove

Senza immagini e descrizioni quanti avrebbero capito che i nomi TartaDay, TartaNet, TartaLife e TartaLove hanno a che fare con la protezione delle tartarughe marine della specie Caretta caretta?

TartaLife e prima ancora TartaNet sono progetti del CNR-ISMAR finanziati dal programma LIFE dell’Unione europea. TartaLove è un’iniziativa correlata gestita da Legambiente e la giornata TartaDay (17 agosto) è specifica italiana.

Progetti italiani, inglese farlocco

TartaDay, TartaNet, TartaLife e TartaLove sono pseudoanglicismi del tipo che descrivo come inglese farlocco: brevi comunicazioni o nomi che sono destinati a un pubblico italiano ma sono formati assemblando parole inglesi che risultano poco idiomatiche o addirittura errate o inesistenti però facilmente comprensibili da chi ha solo conoscenze scolastiche della lingua.

Il responsabile del progetto TartaLife mi ha confermato che è stata una scelta consapevole. Ha sottolineato la continuità con il nome TartaNet e ha spiegato: “abbiamo concordato un titolo abbreviando tartaruga in "tarta". Inoltre essendo i pescatori il primo target di progetto abbiamo pensato che "tarta" fosse più comprensibile per tutti (il livello scolare di chi fa questi lavori in genere non è elevato)”.

Se invece l’inglese lo si conosce, il risultato suscita parecchie perplessità: i nomi ibridi TartaDay, TartaNet, TartaLife e TartaLove non hanno alcun senso.

Aggiornamento 2023 – Nuovo pseudoanglicismo: Tarta Dogs (con impropria –s finale), i cani addestrati alla ricerca di nidi di tartaruga marina da salvaguardare.

Da tarta a tart

I nomi sono composti sul modello TartaX, dove il secondo elemento variabile X è una parola del lessico di base inglese facilmente riconoscibile –  day, net, life e love –  e quindi ci si aspetta che anche il primo elemento sia inglese.

In inglese però la parola tarta non esiste e le parole che più le si avvicinano hanno tutt’altro significato. C’è ad esempio tartar (il tartaro) ma viene in mente più facilmente il sostantivo tart, che ha due significati:

1 torta simile alla crostata
2 in origine una prostituta, ora donna volgarmente appariscente e/o ritenuta di facili costumi

Dubito che chi ha scelto il nome TartaLove conoscesse la seconda accezione. E dubito che le istituzioni italiane che optano per nomi in inglese farlocco si rendano conto che queste scelte possono comunicare incompetenza e superficialità.

Tartaruga in inglese

Ma come si dice tartaruga in inglese? Dipende!

Nel lessico comune dell’inglese britannico si distingue tra turtle, la tartaruga di mare, e tortoise, la tartaruga di terra, ma non è una differenza che vale in tutti gli ambiti e per tutte le varietà di inglese. Nell’inglese americano, ad esempio, turtle è anche la tartaruga di terra e si specifica sea turtle per quella di mare.

La protagonista della favola di Esopo però di solito è tortoise, anche negli Stati Uniti.

The Tortoise and the Hare – Walt Disney

C’è anche terrapin, parola da una lingua algonchina dell’America settentrionale, che in varietà diverse di inglese identifica tipi diversi di tartarughe di acqua dolce.

Turtle e tortoise sono allotropi o doppioni, parole che hanno lo stesso etimo ma sfumature stilistiche o significati diversi. Entrambe arrivano dal latino medievale tortuca ma da strade diverse: turtle dal francese tortue e tortoise attraverso lo spagnolo tortuga.

Concludo con una versione moderna della favola della lepre e della tartaruga: 

Striscia: Olivia Walch


Vedi anche:  Post rettiloso: alligatori, lucertole, coccodrilli…  (con altri doppioni etimologici)


10 commenti su “Tartarughe farlocche”

  1. Asandus:

    Chissà se riusciremo mai a liberarci di tutti questi termini in farlocchese! Oppure succederà che il farlocchese diventerà una vera e propria lingua, coi suoi lemmi, la sua ortografia, la sua grammatica, la sua sintassi ben codificate in qualche testo che i nostri pronipoti si troveranno a studiare a scuola…

    N. B.: Be’, anche da noi la tartaruga di terra si chiama testuggine, anche se popolarmente viene sempre chiamata tartaruga.

  2. Enrico:

    Dopo TartaDay, TartaNet, TartaLife e TartaLove, direi che ci potrebbe anche stare una Tarte tatin 😉

  3. Flavia:

    Mai sentito il diminutivo *tarta per tartaruga e se non ci fosse il disegnino uno non saprebbe dire cosa sia una ‘tarta’. Allora, si decidano: o Turtle Day o Tartaruga Day, se ormai ‘Day’ in italiano traduce ‘giorno’ o ‘giornata’ dedicato a qualcosa/qualcuno.
    Tartaruga è un nome così bello, poi, perché storpiarlo con quel ridicolo ‘tarta’. Semmai, tartuca, tortuca, tartuga, tortuga… tutti nomi esistenti, non occorre inventarseli.

  4. granmadue:

    La critica – se effettivamente presente nell’incipit del post (non ne sono sicuro)- che i nomi TartaDay, TartaNet, TartaLife e TartaLove sarebbero, almeno senza l’ausilio della relativa immagine, poco comprensibili, non mi convince.
    Mi pare eccessivo pretendere che il nome o il titolo di un’iniziativa sia di per sé esaustivo: scomparirebbe uno dei suoi (del nome) requisiti principali, ovvero la concisione, lasciando il posto ad una pesante e controproducente didascalicità.
    Sicuramente la prima volta che abbiamo visto scritto “Me Too” non abbiamo pensato d’impulso, e in maniera inequivocabile, che si trattasse di un movimento-di-matrice-femminista-che-si-batte-contro-le-molestie-e-le-violenze-sulle-donne. Né la prima volta che ci siamo imbattuti nel termine “Maxxi” abbiamo immediatamente capito che indicasse il Museo-nazionale-delle-arti-del-XXI-secolo di Roma.
    Ma la seconda volta – e a maggior ragione la terza, la quarta etc – sì.

  5. Licia:

    @Asandus, se migliorassero la conoscenza dell’inglese e la consapevolezza delle capacità espressive dell’italiano, sono sicura che buona parte dell’itanglese scomparirebbe.

    @Enrico 😋

    @Flavia, anch’io li trovo nomi molto ridicoli

    @Elio, grazie dei link.

    @granmadue non capisco il riferimento a #MeToo, che non è un nome ma un hashtag ed è una locuzione perfettamente formata. Maxxi è un gioco di parole ben riuscito, ottenuto attraverso l’espediente della variante grafica. Non mi pare abbiano nulla in comune con i nomi ibridi TartaDay, TartaLove ec., del tutto privi di identità e costruiti impropriamente.

  6. granmadue:

    Evidentemente mi sono spiegato male. Di tutto quanto sostenuto nel post, l’unico passaggio che non mi convinceva era la “tesi” che il mero nome di un’iniziativa debba essere sufficiente a definire l’iniziativa stessa (o almeno questa è l’interpretazione che ho dato della domanda contenuta nel primo paragrafo). Continuo a pensarla allo stesso modo. 🙂

    Quanto al “Me Too”, Wikipedia (per esempio) mi conferma che sia il nome di un movimento. Che effettivamente «si diffuse in modo virale a partire dall’ottobre 2017 come hashtag usato sui social media». Ma

  7. Mauro:

    Se io sentissi “Tartaday” senza avere ulteriori informazioni dal/sul contesto penserei a un giorno della tartina o, alla francese, della “tarte”…

  8. Luigi Muzii:

    Chiedo scusa per il linguaggio, ma mi è venuto spontaneo: A tart a day keeps the doctor away. Perfetto per l’attuale POTUS.

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