Ricordo molto bene il mio primo “momento sociolinguistico” anche se è passato del tempo. Avevo finito la seconda media, ero in compagnia di un’amica e alcune ragazze poco più grandi e una di queste mi aveva redarguita perché avevo chiamato fidanzato il ragazzo di una di loro.
Fidanzati promessi sposi
Mi aveva spiegato che fidanzato/a era una parola da vecchi che si usava solo per chi aveva già stabilito la data delle nozze oppure nella locuzione fidanzati in casa e cioè una relazione ufficializzata. Mortificata, avevo eliminato il sostantivo e il verbo fidanzarsi dal mio vocabolario attivo e da allora credo di non averli più usati!
Alla fine del secolo scorso potevo farne a meno, perlomeno nelle regioni del nord dove ho vissuto: ci si metteva e si stava assieme, si era una coppia, si andava a vivere assieme, si decideva di sposarsi ma ben pochi si fidanzavano.
Le coppie giovani erano formate da ragazzo e ragazza, in alcune zone più informalmente morosi. Per le coppie meno giovani e non coniugate invece si doveva scegliere tra compagni (potenziali connotazioni politiche), partner (molto commerciale), conviventi (burocratico), uomo o donna preceduti dal possessivo, ad es. il mio uomo, la sua donna (rude!), eventualmente amici (più adatto a relazioni semiclandestine, in cui l’amica rischiava di trasformarsi in amichetta). I pochi fidanzati erano quelli che frequentavano il corso di preparazione al matrimonio e raramente convivevano.
Fidanzati in aumento!
Ho usato il passato perché mi pare che nel XXI secolo la parola fidanzato/a si sia evoluta e stia vivendo una nuova vita. Ha subito un ampliamento di significato e ora non identifica più solo promessi sposi o chi è in una relazione molto stabile ma viene usata indifferentemente per coppie consolidate, appena formate o anche ipotetiche, di tutte le età.
Esempio: ho sentito il conduttore di un programma radio che chiedeva a un ascoltatore di soli 20 anni Sei fidanzato? e che descriveva infatuazioni adolescenziali non corrisposte come situazioni in cui “vorresti tanto fidanzarti con qualcuno o qualcuna ma ti tengono a distanza e ti mettono nella friendzone”. Così giovani e già fidanzati? 😉
Fidanzamenti (forse) influenti
Una conferma dell’ampliamento di significato si trova anche nella cronaca rosa dei principali media italiani: sono ricorrenti locuzioni come la nuova fidanzata di <personaggio famoso> anche se sono flirt senza sostanza.
Chissà, forse ha contribuito a questa tendenza anche Silvio Berlusconi quando, qualche anno fa, ha annunciato il proprio fidanzamento con Francesca Pascale. Allora molti avevano riportato la parola tra virgolette, forse perché veniva ancora avvertita come insolita per l’età e lo stato civile del personaggio. Esempio di titolo del Corriere:
Sono risalita a questo vecchio esempio grazie a una raccolta di problemi di traduzione: Berlusconi’s love life is lost in translation racconta che “mi sono fidanzato” era stato interpretato dai media di lingua inglese con il significato tradizionale di engaged (to be married) e quindi come un annuncio di matrimonio che poi avevano dovuto smentire.
Parole per il XXI secolo
Non mi sono ancora abituata all’ampliamento di significato di fidanzato, fidanzarsi ed essere fidanzato ma i vantaggi sono palesi.
Nell’uso generico recente sono parole flessibili perché si prestano a essere usate per qualsiasi coppia non coniugata, indipendentemente dall’età, dalla stabilità della relazione e dall’intenzione o meno di ufficializzare l’unione. Inoltre, consentono formulazioni che non implicano alcuna inferenza sulle preferenze sessuali, cfr. ad esempio la domanda sei fidanzato? vs hai una ragazza?
Cosa ne pensate? Riconoscete anche voi queste variazioni diacroniche oppure venite da una parte d’Italia dove si è sempre usato fidanzato/a e fidanzarsi per qualsiasi tipo di relazione?
Vedi anche:
♦ Friendzone: addio al due di picche?
♦ Terminologia svizzera: il concubinato
zoppaz:
Concordo pienamente nello slittamento di significato di “fidanzato” che oggi è diventato elastico e leggero, mentre fino agli anni ’60 era un’etichetta formale che si poteva usare dopo il classico fidanzamento in casa, la presentazione ufficiale ai genitori o addirittura dopo un impegno espresso con l’anello (di fidanzamento). Oggi questo non esiste più, ma la parola invece di decadere ha perso la sua accezione di promesso sposo e si è recuperata con un senso diverso. Ho anche notato che le parole per definire legami di non facile definzione cambiano con il tempo e con i luoghi, perché sono sfuggenti come le relazioni che designano; anche il ricorso a forestierismi come flirt, liaison o partner si inserisce in una generale difficoltà a esprimere con concetti chari e univoci legami che magari non lo sono. Un tempo circolava l’espressione (terribile) di “attuale compagno” per indicare situazioni senza impegno diverse dal “fiqanzameto”, oggi circola anche un più sfacciato trombamico/a.
Matteo:
Interessante anche in ottica diatopica. Dove sono cresciuto, in provincia di Roma, ho sempre visto la parola “fidanzato/a” in modo molto ampio (non necessariamente come la persona promessa in matrimonio). Nei miei ricordi di adolescente (dal 2002 in poi diciamo) l’ho sempre usata e sentita usare come sinonimo di “ragazzo/a” (anche se quest’ultima la percepisco di registro più basso). “Moroso/a” per me è invece chiaramente un settentrionalismo.
Flavia:
In Veneto ho sempre sentito usare ‘moroso/a’ in tutti i casi, sia quelli ‘ufficiali’ sia quelli scherzosi (rivolgendosi al bambino della materna come all’anziano della casa di riposo); ‘fidanzato’ nel suo uso eufemistico non mi stupisce e ancor meno se risale – come sembra – a Silvio Berlusconi: non si definivano ‘eleganti’ anche le sue ‘cene’? comunque sia, lo trovo inappropriato se non ridicolo: una volta che si è definito il tipo di relazione con una persona, perché non chiamarla semplicemente per nome?
Sally Brown:
Riporto la mia percezione (da anconetana, classe ’86)… A mia memoria ho sempre avuto presente il duplice significato di “fidanzamento”, probabilmente proprio l’accezione “formare una coppia” è quella che ho conosciuto per prima: d’altra parte già ai bambini di 3 anni si chiede “hai il fidanzatino/la fidanzatina?” e fino alle medie mi sembra si parlasse di fidanzati e fidanzate. Alle superiori prevale il “ragazzo/a” ma direi solo per il fatto che è connotato come più giovanile (e, allo stesso tempo, meno infantile del “fidanzamento” così come veniva usato alle elementari), e non tanto per la presenza del significato ufficiale di “fidanzamento”. È ovvio che, se parlando di una coppia di giovani adulti che stanno insieme da tempo, si diceva “si sono fidanzati” era il contesto a far capire che si trattava del loro impegno a sposarsi (io avevo l’idea che si dicesse un anno prima della data prevista di matrimonio). Oggi come oggi, per le coppie giovani (di ventenni) non mi sembrerebbe strano sentire né “ragazzo/a” né “fidanzato/a”; per i trentenni mi verrebbe più spontaneo dire “compagno/a” (di cui fino ad ora non mi è mai saltato all’occhio il richiamo all’ambito politico). In tempi in cui sempre più coppie convivono stabilmente (magari con figli), noto anche una certa propensione a parlare di “marito/moglie”, senza che effettivamente lo siano. Curiosamente, anche tra i ragazzi ho sentito richiami ai legami ufficiali (es. “suocera” e “cognato/a”), ma non ho mai capito il perché di tale usanza (!). Mi ricordo che, sempre quando facevo le medie, c’era l’espressione “ha fatto una storia con” ma ora non so più che significato avesse!!! Credo fosse qualcosa di più di un’amicizia ma di meno di un fidanzamento, forse un fidanzamento a tempo determinato?! 😀
Anche per “moroso/a” è connotato come settentrionalismo.
Sul politically correct dell'”essere fidanzato/a” mi viene in mente che in effetti, assistendo a uno scambio di battute tra due persone che si conoscevano poco, l’una chiedendo all’altra se avesse una relazione ha usato proprio tale formula. La qual cosa mi è sembrata strana proprio perché l’età dei due interlocutori era tale che io avrei piuttosto parlato di “avere il ragazzo/a o compagno/a”. Chissà se la scelta fosse dettata dal non voler fare inferenze? (per quanto, forse una sorta di inferenza la si sta facendo, ma questo è un altro discorso). Beninteso, può anche darsi che, invece, chi ha posto la domanda sentisse il “fidanzarsi” adatto sia ai ragazzi che ai giovani adulti che agli adulti oppure che avesse molto sottostimato l’età dell’interlocutore. Labirinti della sociolinguistica! 🙂 In ogni caso, anche dire “sei (sentimentalmente) impegnato/a?” potrebbe essere un’opzione adatta a ogni tipo di coppia, indipendentemente dalle diverse variabili… ma forse risulterebbe troppo formale?
Mauro:
@ Flavia & Matteo
A quanto mi risulta moroso/a è espressione di origine veneta (derivante da “amoroso”) piano piano diffusasi in tutto il nord ma mai arrivata al centro-sud.
Marco B:
Sull’ambiguita’ del termine moroso aveva giocato Achille Campanile in un racconto molto divertente intitolato appunto “Il moroso”, probabilmente ambientato nella Roma degli anni 50.
Il protagonista, sentendo la domestica parlare del suo moroso, decide di avere un moroso anche lui. E si mette a frequentare un inquilino che non paga l’affitto.
https://books.google.it/books?id=MaQmAAAAQBAJ&lpg=PT44&dq=Un%20altro%20equivoco%20di%20Pedro%20Mendoza%20%C3%A8%20strettamente%20connesso%20con%20la%20sua%20vita%20sentimentale.&hl=it&pg=PT44#v=onepage&q&f=false
Flavia:
Nel racconto di Campanile la domestica è di origine veneta, presumo, ed è abbastanza verosimile che una ‘tosa’ dialettofona degli anni ’50 usasse il termine veneto ‘moroso’ per indicare il ‘fidanzato’ italiano. Bisognerebbe poi fare un ulteriore distinguo: il ‘moroso’, in prossimità delle nozze. diventava il ‘novizzo’: quello era il vero ‘fidanzato’, il promesso-sposo.
Intendo dire che ‘moroso’ e tutti i significati attorno (catarse el moroso, andare a morosa, smorosare) aveva anche una qualità dell’amoreggiare leggero e senza impegno che non era del ‘fidanzamento’. Anisomorfismo, direbbe Licia.
Hillesum:
In linea di principio “fidanzato/a”, per quanto mi riguarda, allude a una relazione piuttosto stabile anche se non ufficializzata “in casa”. “Fidanzatino/a” invece, ha una connotazione più infantile e può descrivere, bonariamente, un legame tra persone molto giovani; però – sempre fra giovani, tra adulti suonerebbe un bel po’ ridicolo – si usa agevolmente anche il termine “ragazzo/a”. Per quanto riguarda i “compagni” (non in senso politico) l’ho sempre usato e sentito usare per indicare persone conviventi e non sposate. “Moroso/a” in centro Italia non esiste. Avrei una domanda, però: l’abitudine di chiedere la mano in ginocchio con un anello di brillanti nella scatoletta, fa parte della nostra tradizione? Si è sempre fatto così, a memoria vostra? A me pare di averlo visto fare solo nei film americani, a dire il vero.
Anna:
Al Nord ho sempre sentito il più comunissimo “morosi” e, anche se ho sempre conferito ad esso una connotazione giovanile, negli ultimi tempi ho assistito ad un uso di questo termine anche per coppie over 50 o anche over 60, con mio grande stupore.
L’uso di “fidanzato” invece, da circa 15 anni è stato molto sdoganato, da anni sento dire a ragazzi che non hanno compiuto la maggiore età: “Ma ce l’hai la fidanzata?”.
Ultimamente mi sono trovata a dover spiegare la differenza fra “engaged” e “fiancée” e sono stata corretta da madrelingua con le idee confuse. Sembra che anche gli anglo abbiano i nostri stessi dubbi.
Anna B.:
Io sono dell’Astigiano e vivo all’estero dal 2001. Mi ricordo bene che, ad un certo punto, forse 10 anni fa, nei soggiorni in Italia ho iniziato a notare come “fidanzato” venisse usato in un senso più ampio di quello che quello che gli attribuivo io. Anche per me fino a quel momento “fidanzato” era solo chi progettava di sposarsi. In certi casi l’ho sentito usare anche per indicare la persona con cui si ha una relazione extraconiugale, probabilmente come eufemismo per non usare “amante”. Sicuramente, rispetto a “ragazzo”/”ragazza”, i termini per me più usuali, presenta il vantaggio che va bene anche per coppie “di una certa età”. Come ha sottolineato Licia, l’uso generico si adatta bene alla pluralità di coppie della società di oggi. Anch’io, però, faccio fatica ad accoglierlo nel mio vocabolario attivo nel significato più ampio …
Dioniso:
La mia esperienza personale, nel piccolo paese del Centro Italia in cui sono cresciuto, è abbastanza simile: dalla fine degli anni ‘70 in poi “fidanzato” era percepita come una parola per vecchi. Poi l’ho sentita usare di nuovo nella seconda metà degli anni ‘90 da un’amIca coetanea abruzzese. In seguito, non vivendo più in Italia, ho perso un po’ il polso della situazione.