L’italiano e le reti sociali è uno speciale del Portale Treccani che identifica varie caratteristiche dell’italiano usato su alcuni social molto frequentati, osservati dai punti di vista di cinque linguisti.
Introduzione alla linguistica delle reti sociali di Mirko Tavosanis racconta la storia dei social in Italia e spiega perché la loro “lingua in piazza” è molto interessante per i linguisti.
«La friend zone cari miei…»: la testualità dei commenti in YouTube di Michela Dota analizza alcune peculiarità degli ipotesti prodotti su YouTube, spesso un insolito esempio di “simbiosi tra i commenti e il video”.
Dalla lettera a WhatsApp da WhatsApp alla lettera: esperienze didattiche di Valentina Fanelli racconta alcuni esercizi di scrittura e riscrittura per acquisire maggiore consapevolezza linguistica nell’uso di forme, norme, registri e strumenti di scrittura diversi: sicuramente i suoi studenti hanno imparato molto e si sono anche divertiti.
Brevità, emotività e istantaneità: le ricette del successo di Twitter di Stefania Spina analizza evoluzione e caratteristiche dei tweet italiani, con dettagli sull’uso degli hashtag, del lessico, della sintassi e della punteggiatura. L’ultima parte descrive l’uso di immagini ed emoticon, che nell’uso di Spina è iperonimo* di emoticon ed emoji.
Le lingue italiane di Facebook, galassia in espansione di Vera Gheno è una panoramica degli elementi dell’italiano usato su Facebook che spazia dal lessico ad aspetti sociolinguistici e comportamentali della comunicazione sul famigerato social. È anche un assaggio del suo libro Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network: se non lo conoscete già ve lo consiglio perché è una lettura piacevolissima e ricca di esempi, spunti e approfondimenti.
Un altro pregio di Social-linguistica è che Gheno conosce benissimo i social e le loro dinamiche e risulta così non solo avvincente ma anche autorevole (non è scontato: ho letto libri recenti di linguisti che scrivono di social senza frequentarli, e purtroppo è evidente!).
* Emoticon ed emoji 😉 di solito sono considerati due termini correlati per due diversi concetti che nei social raramente sono usati in contemporanea nello stesso contesto, cfr. Funzione paralinguistica: emoji scalza emoticon.
Vedi anche:
♦ L’evoluzione dell’italiano al tempo dei social, con il punto di vista di un altro linguista, Giuseppe Antonelli
♦ Piacciare, favvare, pinnare, lovvare e altri neologismi social
♦ Friendzone: addio al due di picche? (nel suo articolo Dota non lo spiega!)
Flavia:
Grazie, Licia, davvero interessante, non conoscevo il portale Treccani dedicato all’italiano sui social. All’elenco dei ‘tipini social’ individuati da Vera Gheno aggiungerei – se già non fosse presente – il ‘cenefaremounaragion-ista’: colui che, forte dell’appartenenza al gruppo omogeneo rinchiuso nella ‘echo chamber’ (di cui spesso è il fondatore) a un parere controcorrente, seppure argomentato, alla fine oppone il classico “ce ne faremo una ragione”, troncando ogni ulteriore possibilità di sviluppo.
.mau.:
purtroppo a volte i software traducono gli emoticon in emoji 🙁
Licia:
@Flavia nel libro sono descritti 21 tipini da social (tra cui il benaltrista, il clicktivista, il ditolunista, il lapidatore lapidario, il parlannuòra, il noivoista…). Il cenefaremounaragionista manca ma ci starebbe benissimo!
@.mau. infatti il tuo è stato inesorabilmente convertito da WordPress (ma non disattivo l’opzione).