Nella vignetta Modern systems of government dell’illustratrice australiana Cathy Wilcox si riconoscono subito Donald Trump, Xi Jinping, Vladimir Putin, Kim Jong-un e Bashar al-Assad ma non il ministro australiano Peter Dutton, “Mr Potato Head”, responsabile di politiche sull’immigrazione molto restrittive. Con queste conoscenze enciclopediche le parole inventate per etichettarli risultano efficaci anche per il lettore italiano.
L’elemento formativo inglese –cracy
Tweetocracy, xiocracy, toxicocracy e nukocracy sono un esempio della produttività dell’elemento formativo inglese –cracy /krəsi/, spesso descritto genericamente come suffisso. Allo stesso modo di –crazia in italiano, esprime concetti di potere, di forza o di predominio oppure posizioni dominanti e si trova in diversi composti neoclassici comuni ad altre lingue europee.
Alcuni esempi che riconosciamo facilmente come internazionalismi, presenti anche nel nostro lessico, sono androcracy (e phallocracy), autocracy, epistocracy (forma di governo di chi ha conoscenza e competenze), gerontocracy, kleptocracy, meritocracy, plutocracy e technocracy.
In inglese però –cracy non arriva direttamente dal greco antico ma dal francese –cratie e probabilmente questo spiega la sua maggiore flessibilità: non appare solo in termini specialistici o colti di origine greca o latina ma può essere combinato con parole di qualsiasi origine, come nella vignetta. Si trova quindi anche in neologismi e occasionalismi usati in contesti non tradizionali e nella cultura popolare, spesso con connotazioni polemiche, ironiche o ludiche.
Non solo internazionalismi!
La produttività di –cracy è esemplificata da 60 words ending with –cracy, una raccolta estratta da Oxford English Dictionary. Contiene molti internazionalismi ma anche altre formazioni più fantasiose che per un italiano risultano comprensibili solo se riconosce la parola (o sua parte) usata per il primo elemento del composto. Qualche esempio:
adhocracy, un sistema di gestione e organizzazione flessibile e informale, costruito ad hoc;
diabolocracy, forma di governo in cui il potere è detenuto da diavoli o dal demonio;
millocracy, il potere in mano ai proprietari di mulini (mill), parola ora obsoleta;
narcocracy (e narcokleptocracy), forma di governo dominato da chi si è arricchito con il narcotraffico;
punditocracy, giornalisti, esperti o altri opinionisti (pundit) influenti, in particolare quelli onnipresenti in tv;
snobocracy, la classe degli snob.
Altri esempi creativi:
algocracy, il potere degli algoritmi;
mullahcracy, governo di leader religiosi islamici (mullah), come in Iran;
thugocracy, governo di criminali (thug), parola spesso usata in associazione al Venezuela;
videocracy, il potere delle immagini, usato anche in italiano nel titolo del documentario Videocracy – Basta apparire;
xerocracy, società in cui la censura è così forte che l’unico modo di disseminare informazioni è attraverso fotocopie (xerox in inglese americano).
Ritornando alla vignetta iniziale, Tweetocracy mi ha ricordato il titolo di un libro uscito recentemente, Trumpocracy, che descrive la presidenza americana come una cleptocrazia (governo fondato sulla corruzione e sul peculato), e così ho aggiunto un riferimento a USA: sarà una nuova cachistocrazia? dove avevo descritto kakistocracy e neocracy.
Mauro:
In questo caso il problema non sono i termini inglesi… il problema è che la cachistocrazia si sta affermando come sistema di governo dominante…
Andrea:
Sì ok però io leggendo il titolo ho subito pensato ad un tedesco da barzelletta che ringrazia.
Mauro:
@ Andrea
Cioè un tetesko 😉