Ho visto la versione italiana di un breve documentario americano sulla produzione industriale di tortilla chips, le sfogliatine di mais tipiche della cucina messicana.
Il granoturco va sottoposto a un trattamento che lo rende malleabile: sui chicchi viene versata una sostanza bianca che la voce narrante del documentario ha descritto come “laim”.
C’è lime e lime
Per un attimo mi sono domandata perché sul mais venisse usato proprio il lime, tra tutti gli agrumi, e soprattutto come potesse avere quell’aspetto bianco e opaco. Poi però ho capito che si trattava di un errore di traduzione dovuto alla polisemia della parola inglese lime, che nel lessico comune ha tre accezioni diverse.
① Anche in italiano usiamo la parola lime, di origine araba, per designare il frutto di Citrus aurantiifolia, un agrume con la buccia verde. Nel contesto della lavorazione del mais però non c’entra nulla.
② Chi ha tradotto avrebbe dovuto riconoscere la parola lime, di origine germanica, che identifica la calce (ossido di calcio, CaO). È la sostanza usata nel processo di nixtamalizzazione, indispensabile per ottenere un impasto plasmabile dal mais: lo descrive Dario Bressanini in Mangiatela tu la calce!
Immagino che il traduttore non abbia potuto vedere il documentario e, in mancanza di conoscenze specifiche, abbia erroneamente escluso che in un processo alimentare potesse essere usata calce viva.
③ In inglese lime è anche una pianta, il tiglio (noto anche come linden). Se si deve tradurre dall’inglese lime tree va quindi verificato dal contesto se si tratti di Citrus aurantiifolia o di un albero del genere Tilia.
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Vedi anche:
• Torta di limoncello e polenta (un potenziale falso amico)
• Falsi amici all’ombra del sicomoro (un’altra pianta polisemica)
Flavia:
C’è anche ‘lime’ https://www.etymonline.com/word/lime e ‘birdlime’ https://en.wikipedia.org/wiki/Birdlime.
Mauro:
Linden in tedesco significa tigli al plurale (singolare Linde).
Enrico:
Probabilmente il traduttore avrà pensato alle patatine al lime, prodotte da varie aziende (Pringles e San Carlo per citarne due), in cui effettivamente viene utilizzato l’aroma dell’agrume all’interno dell’impasto delle chips.
zoppaz:
Segnalo che “lime” in italiano si può dire “limetta” e anche “lima”, benché queste parole non siano molto diffuse. Un saluto.
Licia:
@Flavia, grazie: il primo riferimento corrisponde a ② e birdlime è il vischio (la sostanza appiccicosa ricavata dalle bacche di vischio, in inglese mistletoe).
@Mauro, stessa origine per inglese e tedesco. Credo che anche agli italiani che non parlano tedesco il nome risulti familiare per il famoso viale di Berlino, Unter den Linden.
@Enrico, grazie per il riferimento! Non sapevo che esistessero ma per chi le mangia allora la traduzione appare plausibile.
@zoppas non ho aggiunto un riferimento anche a limetta perché avevo fatto alcune verifiche e non corrisponde al lime: si tratta invece del frutto di Citrus limetta, un agrume simile ma meno pregiato del Citrus aurantiifolia. Escluderei anche la forma italianizzata lima, che invece è proprio il lime, perché come hai già osservato nel lessico comune non viene mai usata e quindi susciterebbe perplessità. Riferimenti: definizioni del Vocabolario Treccani per limetta e lima.
zoppaz:
Attenzione però a basarsi sull’uso comune e basta, in questo modo si rischia di appiattire la lingua (per fortuna esistono molti libri sule parole da salvare, da “Il dimenticatoio” Franco Cesati Editore a D’Alessandro, “Il libro dele parole smarrite”, Rizzoli).
Contrariamente a quello che riporti ti segnalo che limetta e anche lima sono il corrispettivo italiano per molte fonti autorevoli, te ne lascio qualcuna:
Zingarelli 2017
lime: 1 (bot.) limetta (2)
limetta (2): alberetto delle Rutacee, originario della regione indo-malese, dai cui frutti si estrae un olio essenziale (Citrus aurantifolia o Citrus limetta) | il frutto di tale pianta SIN. lima, lime
lima (2) (bot.) limetta (2)
Devoto Oli 2017
lime: Limetta (1). Estratto del frutto di limetta.
limetta (1) Albero delle Rutacee (Citrus aurantifolia), sorta di limone, con foglie piccole, fiori bianchi, frutti rotondi giallo-verdognoli, dalla buccia dei quali si ricava l’olio essenziale di l., usato in profumeria e nei saponifici.
Nuovo De Mauro
lime: 1. TS bot.com. => limetta; succo ottenuto dal frutto della limetta; chim. essenza che si estrae da tale frutto.
lima: bot.com. nome di alcune varietà di cedro, di limone e di arancia.
limetta: bot.com. albero del genere Cedro (Citrus aurantifolia), coltivato nelle regioni tropicali e nell’Italia meridionale per i frutti, la cui polpa è altamente vitaminica e la cui buccia fornisce un olio essenziale.
Sabatini Coletti (Disc)
limetta: Pianta arbustiva con frutti somiglianti a limoni, dalla cui buccia si ricava un olio aromatico usato in profumeria.
zoppaz:
PS aggiungo anche la definizione del vocabolario Treccani:
lime ‹làim› s. ingl. [dal fr. lime, a sua volta dall’arabo līm], usato in ital. al masch. – 1. L’agrume noto anche come limetta. 2. estens. Il succo che se ne ricava e, anche, la bevanda dissetante a base di estratto di limetta.
Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/lime/
Licia:
@zoppaz, proviamo a partire da un punto di vista diverso (cfr. triangolo semiotico). Se mostro questa immagine e chiedo come si chiama il frutto a un numero x di italiani, sono sicura che la stragrande maggioranza risponderà lime e quindi, anche se esistono altre opzioni meno comuni, è proprio lime l’”etichetta” che è preferibile usare perché è quella meno ambigua.
Nel post ho specificato che le mie osservazioni sono relative al lessico comune (parole) perché era l’aspetto che mi interessava per descrivere un errore di traduzione che qui riguarda esclusivamente la parola lime (e non altre “etichette”).
Per identificare il frutto però ho specificato anche il nome botanico (scientifico) perché è quello più rilevante nella comunicazione specialistica (termini).
A questo proposito ricordo che, dal punto di vista terminologico, usare un’unica designazione non vuol dire “appiattire la lingua” bensì migliorare la comunicazione: dettagli in Variazione e ripetizione (con partita Iva e tweet), dove ho anche chiarito perché i terminologi differenziano tra parole e termini.
zoppaz:
Appurato che si può dire anche “limetta” o “lima”, è bene farlo sapere, perché mi pare chiaro che ripetere solo gli anglicismi senza le alternative (o addirittura negare che esistano) è proprio la causa che porta gli italiani a identificare il frutto solo con “lime” e a ignorare che esistono alternative possibili. Lime oltretutto non è un termine univoco neanche in inglese, come hai fatto notare, rederlo univoco solo in italiano e spacciarlo come parola specialistica mi pare fuori luogo: è solo più comune, proprio perché le alternative non si fanno circolare.
Licia:
@zoppaz non so chi stia spacciando lime come “parola specialistica”, di sicuro non io! 🙂
Come sai, non condivido l’idea che si debba combattere gli anglicismi ormai stabilmente nel nostro lessico da decenni e quindi compresi e usati dalla maggior parte dei parlanti. Mi pare sia invece più utile analizzare, criticare e se il caso anche ridicolizzare gli anglicismi recenti e non ancora ampiamente diffusi che rendono la comunicazione più difficoltosa, in particolare gli anglicismi istituzionali e l’itanglese.
zoppaz:
Condivido la tua battaglia conro gli anglicismi incipienti e oscuri, e specifico: non per purismo, ma per la loro eccessiva quantità che sta stravolgendo il nostro lessico. Però voglio anche specificare che c’è una grossa differenza tra “combattere” gli anglicismi e “far circolare le alternative italiane”. Nello specifico, ho solo precisato che esistono alternative a lime, benché non comuni, e non pretendo certo che si “debbano” usare al posto di una parola più comprensibile. Far sapere che in italiano esistono “lime” o “limetta” può essere una semplice curiosità, un aprofondimento o un’informazione utile. Poi ognuno è libero di usarle o non usarle. Un saluto 🙂
Mauro:
@ Licia
Verissimo. Solo che, come detto, inglese e tedesco invertono plurale e singolare.
Emy:
Buffo come si colga un significato specifico di un termine straniero che ne ha più d’uno in base all’esperienza (e alla ricchezza lessicale che ne è il risultato).
Non avrei mai potuto tradurre “lime” con il frutto chiamato lime. Ho mangiato pochi lime nella mia vita, e tutt’al più ricordo la saponetta Fa al laim (sì, lo scrivevano proprio così, per non “spaventare” i consumatori italiani, a metà anni Settanta) dei Caraibi, ma in compenso, durante lunghi trascorsi in UK ho tolto molto calcare da molti bollitori, e continuo a farlo oggi in Italia. E il calcare, che altro non è che un deposito di calcio, e ha la stessa origine di “calce”, che è carbonato di calcio, si dice limescale. 😉 Bel post, Licia.
Emy:
Voglio dire che non avrei mai potuto tradurre “lime” con il frutto chiamato lime nel caso del documentario di cui parli, ovviamente.