Italiani, attenzione: “Be aware. Be digital.”

Avete già visto questa pubblicità firmata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri? Se sì, che messaggio avete recepito? 

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Nel sito del governo* la pagina Campagna “Be Aware. Be Digital. Consapevolezza digitale” sintetizza così l’iniziativa: “Scopo della campagna è quello di far acquisire consapevolezza che la propria libertà digitale non è uno slogan, ma un approccio che consente di essere davvero padroni di se stessi, capaci di muoversi in piena libertà nella dimensione del web”.  [grassetto mio]

Non è spiegato perché il governo italiano per comunicare con i cittadini italiani debba scegliere uno slogan in inglese, Be aware. Be digital, che è grammaticalmente corretto ma non è molto chiaro: pare esortare a essere consapevoli (ma di cosa?) e che per farlo si debba essere digitali.

Be aware Be digital - consapevolezza digitale 
Anche nel logo della campagna è privilegiato il testo inglese e solo se si legge il minuscolo sottotitolo italiano si intuisce che si tratta invece di un’esortazione ad acquisire consapevolezza digitale.

Maledizione della conoscenza?

I destinatari della campagna sono tutti gli italiani e in particolare i ragazzi e le piccole e medie imprese. Per raggiungerli è stata scelta una scenetta con protagonista “il giovane e popolare youtuber romano Claudio Colica” che però non credo sia noto a tutti.

Mi pare un esempio di maledizione della conoscenza da parte di chi ha ideato e approvato la campagna: dare per scontato che Colica e il suo stile siano noti a tutti e che il messaggio che vuole trasmettere risulti efficace e sia interpretato correttamente, senza ambiguità.

Questioni terminologiche

Se si cerca di saperne di più da Campagna “Be Aware. Be Digital. Consapevolezza digitale”, si nota che l’autore ha usato vari termini tecnici, tra cui ITC ed edutainment, senza però spiegarli. Non è neppure chiaro quale sia la differenza tra cybersecurity, cyber sicurezza, sicurezza informatica e protezione cibernetica o se vadano considerati sinonimi.

Nelle comunicazioni istituzionali andrebbe invece prestata attenzione alla terminologia per assicurarsi che sia comprensibile a tutti.

In ogni sito ministeriale mi aspetterei di trovare un glossario, facilmente accessibile da ciascuna pagina, con brevi definizioni dei termini usati – in Terminologia e comunicazione ho descritto i criteri per identificare quelli più rilevanti.

Non dare gli strumenti per poter interpretare correttamente un testo istituzionale è una mancanza di rispetto per i cittadini.
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Vedi anche:  Anglicismi governativi: cyber security (diverse accezioni di cyber e un uso dell’aggettivo cibernetico che possono creare confusione).


* Nella pagina Be Aware. Be Digital nel sito del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (i servizi segreti) si trova il testo già citato con qualche dettaglio aggiuntivo, come questo capoverso:

  «Così come sono previsti strumenti formativi per i dipendenti delle PMI, d’intesa con le Associazioni di categoria, attraverso l’implementazione di learning tool per l’apprendimento online, che offre contenuti didattici incentrati intorno a tematiche di sicurezza informatica declinate nella vita quotidiana dell’impresa e dei dipendenti. Lo scopo dell’esperienza di apprendimento è la diffusione di una cyber security awareness sul luogo di lavoro e l’utilizzo di buone prassi da parte dei dipendenti, che sebbene di età anagrafica superiore a quella delle altre fasce di destinatari, sono ugualmente sprovvisti di educazione digitale, finendo per risultare sotto molti aspetti utenti ancora più inesperti dei ragazzi»