Avete già visto le pubblicità di Nexi, il nuovo nome di CartaSi? Mostrano persone che fanno acquisti con carte di credito e altri sistemi di pagamento elettronici e si concludono con lo slogan every day, every pay, che in inglese significa “ogni giorno, ogni paga”.
Cosa c’entrano retribuzioni o salari? Nulla. Chi ha ideato la frase ha fatto confusione tra i sostantivi pay (paga) e payment (pagamento), un errore che Nexi / CartaSi ha giustificato in uno scambio su Twitter come “licenza poetica”:
L’aspetto più sconcertante della risposta di Nexi, un’azienda italiana che opera solo sul mercato italiano, è la convinzione che per i propri clienti sia più facile ricordare un messaggio in inglese, ed è irrilevante se sia corretto o sbagliato.
Inglese farlocco
Every day, every pay è un esempio di inglese farlocco. È il nome che do a brevi comunicazioni, destinate a un pubblico italiano, che sono formulate in un inglese poco idiomatico o addirittura errato ma facilmente comprensibile anche da chi ha solo conoscenze scolastiche della lingua: in questo caso basta sapere che il verbo pay vuol dire pagare!
Non è l’unico esempio di inglese approssimativo nella comunicazione di Nexi.
Il nome Nexi
Dal comunicato stampa che ha annunciato la nuova azienda:
«Futuro e vicinanza sono i due concetti che hanno ispirato il nuovo nome Nexi: next come futuro & innovazione, con il rilascio di prodotti, servizi e soluzioni per i pagamenti digitali, che diventeranno cosi un gesto quotidiano per tutti gli Italiani; next come vicinanza alle Banche e a milioni di cittadini ed esercenti che, ogni giorno, effettuano e accettano pagamenti digitali.»
Il nome Nexi è formato dalla parola inglese next con la consonante finale sostituita da una i che probabilmente vuole richiamare il vecchio nome CartaSi (ma per Repubblica potrebbe anche essere una combinazione di next e sexy).
La parola inglese next è ricorrente nelle presentazioni e nel sito italiano, usata in slogan come Next generation of payments and next to you e in vari altri esempi. Mi pare però che sia stata interpretata e usata un po’ troppo disinvoltamente.
Next vs next to
La parola next può avere funzioni grammaticali diverse che si notano anche negli esempi appena fatti.
Next è un aggettivo che indica prossimità, sia fisica che temporale, ma non vicinanza in senso figurato. Non evoca il futuro ma descrive l’elemento successivo in una serie. In combinazione con generation forma l’aggettivo next–generation che equivale a di nuova generazione (innovativo ma non futuribile).
Next to è una locuzione preposizionale che indica prossimità fisica (cfr. adiacente a, attiguo a o accanto a) ma non vicinanza in senso metaforico, che quindi non viene comunicata da frasi come next to you e next to customers (fanno pensare a qualcuno che è in piedi o seduto accanto) e next to banks (fa pensare a un edificio adiacente).
Questioni di grammatica
Non trovo efficace lo slogan Next generation of payments and next to you perché leggendo next… e subito dopo …and next ci si aspetta un parallelismo, ossia un allineamento coordinato di due segmenti di frase con la stessa struttura. I due next invece sono parole diverse usate in costruzioni diverse.
Va anche fatta attenzione all’uso degli articoli: se si tratta di un tipo di pagamenti innovativo mi aspetto l’articolo determinativo, the next generation of payments (senza articolo può sembrare il nome di un’opzione che indica quando verranno generati nuovi pagamenti).
In alternativa, “pagamenti di ultima generazione” si può esprimere con next–generation payments, che nel comunicato stampa è scritto erroneamente: Next Generations Payments.
Effetto sul cliente
In conclusione, penso si possano fare due ipotesi sulle scelte di Nexi.
1 Viene usato volutamente inglese farlocco (“licenza poetica”) perché con sufficienza si ritiene che la maggioranza dei clienti siano ignoranti e capiscano solo frasi molto semplici che si possono tradurre letteralmente in italiano (“così è più facile da ricordare”).
2 Si tratta di errori reali, non rilevati perché fatti da italiani in un contesto italiano e ora giustificati con scuse improbabili come “licenza poetica”.
Per me, una cliente, l’effetto è pessimo in entrambi i casi. Gli errori di inglese mi comunicano incompetenza, ignoranza e superficialità e quindi che non ci si può fidare di Nexi.
.
PS Nei commenti Francesca segnala che in latino nexi è il genitivo singolare di nexum, asservimento per debiti, e nexus, schiavo per debiti. Un rimando casuale o voluto? Ho provato a chiederlo a Nexi e se mi rispondono aggiornerò il post.
Aggiornamento 12 dicembre 2017 – Ecco la risposta di Nexi:
Il comunicato stampa però fa riferimento esclusivamente all’inglese. Se durante la scelta del nome (naming) fosse davvero stata fatta un’analisi anche dei riferimenti latini, allora sarebbe stato opportuno cercare di prevenire interpretazioni alternative o ambiguità.
Inoltre, come fa notare Stormur in un nuovo commento, la parola latina con il significato “virtuoso” è nexŭs (nesso, connessione) della IV declinazione che non ha la forma nexi. Appartiene invece alla parola della II declinazione nexus, lo schiavo per debiti.
Vedi anche: #verybello, vero italiano e inglese maccheronico per qualche esempio delle verifiche che vanno fatte quando si sceglie un nome ad alta visibilità.
A proposito di next, un esempio di inglese farlocco molto diffuso a Milano è la scritta Next opening sui negozi di prossima apertura, che però in inglese si dice Opening soon, come descritto in Inglese farlocco stellato: *next opening.
Grazie a @idrojordi per lo spunto.
zop:
Secondo me hai toccato il punto cruciale dell’itanglese (che ricorre spesso nei tuoi pezzi, ma in questo mi pare ben scoperchiato): nella comunicazione inutilmente anglicizzata non c’è alcun interesse per l’aderenza all’inglese, ma l’intento di “suonare” inglese e di evocare questa lingua, anche a costo di violentarla e adattarla per renderla maggiormente accessibile a un pubblico che di fatto l’inglese non lo sa (solo il 34% degli italiani sa sostenere una conversazione in inglese dai dati 2012). E’ una strategia che ricorre dalla politica alla comunicazione pubblicitaria, che ha un suo pubblico evidentemente, ma che poi rischia di scontentare chi l’inglese lo sa e anche chi non lo capisce nemmeno alterato o non ne può più del suo abuso. Questo inglese maccheronico, a volte creato da chi l’inglese non lo conosce, a volte pensato per chi l’inglese non lo sa, mostra anche il limite delle classificazioni basate sul concetto di “prestito”. I casi di reivenzione linguistica sono davvero tanti, e non si spiegano con il “prestito” lessicale, ma con l’interferenza culturale, con lo pseudo-prestito fatto di suoni anglicizzati, perché sono di moda, suonano nuovi e appaiono internazionali. Un saluto.
Francesca:
Avevo un vago ricordo e ho voluto verificare; in latino “nexi” è il genitivo singolare di
1) nexum = asservimento per debiti,… (https://www.dizionario-latino.com/dizionario-latino-italiano.php?lemma=NEXUM100)
2) nexus = schiavo per debiti (https://www.dizionario-latino.com/dizionario-latino-italiano.php?lemma=NEXUS100)
non il massimo per una carta di credito
Wilson:
Francesca, questa è una chicca meravigliosa!
ps: a questo punto non può mancare… https://youtu.be/0jk9N6UW8m0?t=2m35s
Mauro:
@ Francesca
Forse non il massimo… ma in fondo allora un nome onesto, sincero 😉
Stormur:
Come ha già rilevato Francesca, in latino nexi può avere solo quei significati.
Infatti volevo giusto far notare che il nexus “virtuoso” è di quarta declinazione e la forma nexi non esiste per questa parola: abbiamo nexui, nexu, nexum, nexuum, nexibus, ma nexi no.
Si vede quanto attentamente hanno studiato l’etimologia.
Licia:
Grazie Stormur, ho aggiornato il post con questa informazione che conferma superficialità nella scelta del nome e scarsa considerazione per l’utente che il latino lo conosce.
Intanto ho ricevuto gli auguri di Buone Feste da Nexi e “dalla sua Banca”. Sono un altro esempio di gioco di parole itanglese poco riuscito:
La sostituzione di happy con Nexi non è efficace perché le due parole hanno solo l’ultima vocale in comune e nessuna consonante (/ˈnɛksi/ vs /ˈhæpi/).
Stefania:
In sardo campidanese “nexi” (pronunciato /ˈnɛʒɪ̈/ ) significa colpa, o anche difetto. Appena l’ho visto, il nuovo nome di CartaSì non mi ha ispirato molta fiducia proprio per questo suo significato. Certo, rispetto a quanto hai segnalato tu, Licia, è una goccia nel mare, e certo chi l’ha pensato non poteva tenere conto anche del sardo, eppure anche questo contribuisce alla mia sensazione negativa.