Tourism Act è il nome di una giornata organizzata dalla Regione Lombardia (“l’evento dell’anno dedicato al turismo”) che comprende varie iniziative e riguarda anche l’attuazione della legge regionale n. 27/2015, Disposizioni in materia di turismo e attrattività del territorio lombardo.
Il nome Tourism Act è una conferma che nelle istituzioni italiane la parola inglese act viene usata a sproposito per descrivere qualsiasi cosa a cui si vuole dare un carattere ufficiale: proposte di legge, provvedimenti e iniziative varie.
Inglese farlocco
Chi ha pensato il nome Tourist Act si è dimostrato tanto ignorante quanto chi aveva avuto l’idea di Jobs Act. In inglese infatti la parola act, in particolare se scritta con l’iniziale maiuscola, identifica un atto legislativo approvato dal parlamento e promulgato dal capo dello stato, quindi un concetto completamente diverso dalla giornata organizzata dalla Regione Lombardia.
Tourist Act va considerato un esempio di inglese farlocco: una combinazione di parole dell’inglese di base pensata da italiani per altri italiani ma che in inglese ha un altro significato.
A capo con inciampo!
Nella grafica dell’evento si può notare un altro dettaglio che mostra scarsa familiarità con l’inglese.
La parola tourism è stata divisa in TOU e RISM, seguendo le convenzioni della sillabazione italiana. In inglese però si usano regole diverse, più complesse, che tengono conto anche di aspetti morfologici ed etimologici: tourism si divide in TOUR e ISM.
Ho descritto alcune differenze dalla divisione delle parole a fine riga in italiano e in inglese in Non si sillaba solo a scuola.
Tourist Act fa parte di un elenco sempre più nutrito di Act istituzionali italiani che oltre al progenitore Jobs Act include anche Digital Act, Food Act, Growth Act, Social Act, Student Act e vari altri esempi, tutti “farlocchi”.
Dall’archivio del blog, altri post con temi lombardi:
• …e si dice in Lombardia
• La Voting Machine (VM) lombarda
• Inglese farlocco: Referendum Digital Assistant
• Inspirare, espirare e poi magari anche ispirare
zop:
Act è diventato un suffissoide virale (per usare un anglicismo-calco semantico che arrichisce invece di impoverire)e finirà come baby e tutta un’altra serie di neoconiazioni all’italiana che vivono e si replicano perché suonano più di moda (il vero nocciolo dell’itanglese), non certo perché sono aderenti alla lingua di origine. Vorrei però spendere una parola sulla divisione in silabe all’italiana invece che all’inglese, mi pare doverosa. Se devo fare la revisione di un libro italiano gli anglicismi vengono trattati come parole italiane, ci mancherebbe solo di importare altri criteri… cioè: come la pronuncia in italiano di certe parole è diversa dall’inglese, come non si mettono le s al plurale, anche la sillabazione si adatta alle nostre regole.
Asandus:
Le figure di palta che ci facciamo a livello internazionale con questo spropositato uso del farlocchese stretto sono da manuale!
Licia:
@zop mi ero dimenticata di riportare le indicazioni del Dizionario di stile e scrittura Zanichelli sulla divisione in sillabe: per quanto riguarda le parole straniere, se non si conoscono le specifiche convenzioni di suddivisione in sillabe è meglio evitare la divisione a fine riga.
Aggiungo che se si usano programmi come Word e al testo è attribuita la formattazione nella lingua corretta, anche la sillabazione verrà fatta in base alle regole di quella lingua.
zop:
Il Manuale di stile della Zanichelli classico, e la riedizione del Nuovo Manuale di stile parlano esplicitamente dell’ammissibilità di utilizzare le regole di sillabazione italiana per le parole straniere, cosa che mi risulta essere seguita dalle norme editoriali delle principali case editrici, almeno di quelle per cui ho lavorato. Altra cosa (vedi appendice C del Nuovo mauale di stile) è il trattamento di testi in ligua originale, o di citazioni di paragrafi e parti riportate integralmente in lingua originale. Comunque sia mi interrogo sull’opportunità di importare criteri di sillabazione alieni per i forestierismi che di fatto sono entrati nei dizionari come parole italiane, che senso ha? Sull’inglese poi mi risulta che i criteri di sillabazione in UK e USA siano diversi, oltre che complicati.
Licia:
Ho descritto alcune differenze dalla divisione delle parole a fine riga in italiano e in inglese in Non si sillaba solo a scuola. Credo che le indicazioni di evitare la divisione a fine riga delle parole straniere siano quelle più pratiche. 🙂