Tweet di uno degli sponsor della nazionale paralimpica:
Per chi frequenta i social il significato della parola informale selfone è trasparente: è un selfie con parecchie persone. Esempi d’uso: selfone di gruppo, selfone di fine gita, selfone con gli sposi, selfone di Natale, tutti in posa per il selfone…
Selfone può anche descrivere un selfie notevole, ad esempio perché particolarmente riuscito o fatto in un luogo, in un’occasione o con qualcuno particolarmente memorabili.
Selfie, parola ormai italiana
Entrambe le accezioni di selfone sono del tutto coerenti con i meccanismi d’uso del suffisso accrescitivo –one, che intensifica tratti come dimensione o importanza.
Sono anche una conferma della produttività della parola selfie, che si comporta a tutti gli effetti come un sostantivo italiano e ha già dato origine al verbo selfarsi, al sostantivo selfista e ad altre neoformazioni come megaselfie (una foto con moltissime altre persone).
La parola selfie è entrata in italiano nel 2013 con il significato originario di “foto di se stessi fatta da sé”. In pochi mesi però il concetto di selfie ha subito un’evoluzione molto rapida e dal 2014 indica una foto di qualcuno fatta con un dispositivo mobile [per essere] condivisa su un social, che è la sua caratteristica distintiva. È per questo che le foto qui sopra possono essere descritte come selfone e magaselfie anche se non includono chi le ha scattate.
Anglicismo superfluo, utile o insostituibile?
A questo punto credo si possa capire la mia perplessità quando ho scoperto* che nel nuovo Dizionario Devoto-Oli (2017) selfie è una delle 200 parole della rubrica Per dirlo in italiano, che “aiuta a trovare alternative alle parole inglesi superflue e difficili da capire” e in questo caso propone autoscatto.
Secondo me invece selfie non solo ha un significato diverso da autoscatto ma è anche un anglicismo utile se non già insostituibile (“ormai radicato nell’uso, soprattutto per la concisione ed efficacia espressiva”).
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Vedi anche: Da selfie a selfare / selfarsi (e i numerosi commenti qui sotto)
* Selfie è uno dei 30 anglicismi superflui tratti dal Devoto-Oli e descritti in Le parole straniere che usiamo (e come sostituirle con l’equivalente italiano). L’elenco include anche okay, da evitare a favore di “siamo d’accordo” o “va bene”, ma è un suggerimento che non tiene conto che OK è anche il nome del pulsante più comune in qualsiasi software sviluppato o localizzato in italiano – anche solo per questo è ormai insostituibile!
Altri esempi di parole ottenute con alterazione: rimastone, riciclone, ciaone e buona giornatona.
Asandus:
Io propongo “autoritrattone”.
zop:
Ti lascio il mio pensiero. In selfie, come in autoscatto, non c’è nessun elemento che rimandi alla tecnologia con cui ci si autoriprende, mi pare. L’associazione con il cellulare e la condivisione in rete – nessuna dei due a mio avviso “necessaria” per parlare di selfie – dipende dal fatto che ormai il dispositivo è quello (personalmente possiedo selfie ante litteram con amici al mare realizzati ai tempi della pellicola) e anche l’abitudine di condividerla in rete è diffusa. E se uno si fa una foto ma non la condivide? Si può allora parare di autoscatto? Una volta mi è capiato di discutere con una persona che sosteneva che una delle caratteristiche del selfie è quella di assumere certe movenze (dalla bocca a cuoricino ad altre moine), ma ancora una volta è frutto di una consuetudine adolescenziale e non fa parte dell’autoscatto. Personalmente continuo a rimanere convinto, come diceva Roberto Gusmani, che ogni forestierismo, nel suo entrare, ridefinisce tutta l’area semantica degli altri termini esistenti, e dunque nel suo acclimatarsi, selfie va a finire per essere associato ai dispositivi mobili e alla rete. Ma mi chiedo: perché questa estensione semantica non dovrebbe valere anche per “autoscatto”, che invece rimane ingessato e fermo a significati obsoleti?. Nessun motivo logico, a mio avviso. Si abbandonano le parole nostrane per preferirne altre dal fascino esotico che suona più moderno. Insomma mi trovo d’accordo con il Devoto-Oli. Quanto agli accrescitivi mi piacciono di più della parola madre, sono un segno positivo della capacità di rinnovamento dell’italiano, che mi pare possa rimanere vivo solo se si sa reinventare. Selfone o selfarsi sono per lo meno adattamenti (o arrichimenti?) compatibili con la nostra fonetica e le nostre regole.
Un ciaone.
Mauro:
Non sono d’accordo con te. Autoscatto per me va benissimo.
http://pensieri-eretici.blogspot.com/2015/03/come-odio-i-selfie.html
mario:
Se farsi un selfie ha acquisito il significato esteso, ma anche in caso contrario , basterebbe dire ‘farsi una foto’, quale che sia il dispositivo che scatta.
Licia:
@Asandus, @zop, @Mauro, @mario: grazie per i commenti, che mi fanno capire che nel post non sono riuscita a spiegarmi abbastanza chiaramente. 🙁
Ho scelto di descrivere la parola selfone perché è una delle tante prove che il concetto di selfie si è evoluto e si è scostato dall’etimologia della parola. Un altro esempio è la richiesta a una terza persone del tipo “mi/ci fai un selfie?” (l’ho sentita spesso: a usare il selfie stick sono soprattutto gli stranieri!).
Quello che ho cercato di dire è che un selfie non è necessariamente più un autoscatto o un autoritratto, che sono le soluzioni alternative che avete proposto, e che la radice self non rappresenta più una caratteristica essenziale del concetto di selfie. Ovviamente si può dire foto, che però è l’iperonimo (è come dire fiore per descrivere una calendula).
Inoltre, non vanno ignorate le connotazioni di una parola ed è anche interessante notare che l’evoluzione di selfie è avvenuta contemporaneamente sia in inglese che in italiano, un possibile indicatore che si sentiva la necessità di una parola per un concetto avvertito come nuovo e rilevante.
Prenderò spunto da questo scambio per un post più dettagliato. Intanto vi segnalo che @zop (Antonio Zoppetti) ha un blog, DIciamolo in italiano, dove trovate molti brani tratti dall’omonimo libro. L’ho appena finito: è utile che si discuta di anglicismi, anche da punti di vista molto diversi. 😉
John Dunn:
Secondo me un selfie che non è un autoscatto sarebbe un ‘someone elsie’. Questo selfone invece sarebbe un ‘lots of other peoplie.’
Nautilus:
Compreso il senso del tuo post.
Questa volta però mi coinvolge poco, nel senso che non uso (come credo mario e Mauro) la parola selfie; non mi capita di scattarmi foto da solo, ma mi è capitato di farmi delle foto con mia figlia, con mia moglie o con entrambe. In quel caso tutti noi diciamo “ci facciamo una foto”. Vero che foto è l’iperonimo, ma – almeno nel mio caso – non ho mai sentito il bisogno di scendere sotto quel livello.
Ti faccio un esempio che mi viene in mente. Nel Paese di mia moglie la pasta si chiama “makaronai”, cioè appunto “pasta”. Nessuno di loro sente il bisogno di specificare il tipo di pasta; per loro spaghetti, penne, linguine, ecc. sono sempre makaronai. Per me che sono Lombardo (stavolta non censurarmi), invece, è inconcepibile non scendere di livello. Idem con “kumpis”, che indica genericamente un salume. Per me la differenza tra salame, coppa, mortadella, prosciutto crudo, prosciutto cotto, bresaola, speck, ecc. è fondamentale e irrinunciabile.
Questo per dire che per me selfie è inutile, quindi non lo uso.
Elio:
Da persona che fotografa da almeno 50 anni trovo che la distinzione tra selfie e autoscatto sia notevole:
– in un AUTOSCATTO di norma si procede a posizionare la macchina su un dispositivo stabile (cavalletto), si provvede a comporre l’inquadratura, si attiva il temporizzatore (meccanico od elettronico) e si “corre” a posizionarsi per comparire nella foto. Se non si usa il temporizzatore si provvede con lo scatto flessibile o con la peretta (pneumatica) che permettono distanze di lavoro di anche qualche metro.
– in un SELFIE tutte queste precauzioni non ci sono: si inquadra (grazie al display) e si scatta.
Usare quindi il termine ‘autoscatto’ per ‘selfie’ è notevolmente riduttivo!
elisabetta:
Termine che ho sempre detestato; autoscatto ci puo’ stare, facciamo come i francesi che invece di email osano dire courriel!!! Io faccio traduzioni e di cose strane ne vedo passare!!!
Licia:
@John Dunn 😀
Ho notato che in aggiunta a group selfie anche in inglese c’è chi usa selfie per foto di gruppo fatta da altri (già segnalato nel 2014 a proposito di una nota foto di gruppo della notte degli Oscar), ed era stato coniato anche ussie / usie, usato se oltre a chi faceva il selfie nella foto c’erano altre persone.
@Nautilus, grazie per i dettagli. Nel contesto di questo post però mi interesserebbe di più sapere che effetto fa una parola come selfone a persone che non hanno selfie nel proprio vocabolario attivo. Ho provato a chiederlo ad alcune persone anziane e nessuna di loro ha avuto problemi a immaginare cosa potesse essere un selfone: ulteriore prova che selfie è una parola che ormai fa parte del lessico comune.
@Elio, grazie per le spiegazioni, per me ulteriore conferma che autoscatto e selfie non sono intercambiabili.
@Elisabetta, hai letto anche gli altri commenti su autoscatto? 🙂
A proposito del francese, credo che forse andrebbe un po’ ridimensionata la convinzione che i francesi rigettano gli anglicismi, perlomeno in ambito informatico. Ad esempio, courriel è obbligatorio nei documenti istituzionali ma nell’uso comune sono diffusissimi mail ed e-mail, basta provare a fare una ricerca per mail indésirable o dare un’occhiata alla Guida in francese di Gmail. È così anche per hashtag che i francesi continuano a preferire al termine ufficiale mot-dièse.
Evit del blog Doppiaggi Italioti:
Anche se “autoscatto” non è completamente intercambiabile con “selfie”, rimane tuttavia molto utile per spiegare in maniera semplice e rapida questo nuovo anglicismo a persone più anziane o a chi lo sente nominare per la prima volta. “Autoscatto” o “autscatto con il cellulare” sono ancora utilissimi per “educare” ad un nuovo anglicismo.
Nautilus:
Rispondo volentieri. Ho incontrato il vocabolo “selfone” per la prima volta in questo post e ne ho inteso immediatamente il significato (però nell’accezione di foto con tante persone, non in quella di foto notevole). Credo che la riconoscibilità di selfie e derivati sia ormai indiscutibile.
Federico:
OT (ma legato all’articolo): a me “se stesso” scritto senza accento non convince. Concordo con Gabrielli quando dice che “sé” riflessivo va sempre scritto con l’accento per differenziarsi dal “se” congiunzione. Anche perché, ad esempio, può generare ambiguità quando si scrive “se stessi”: si intende il riflessivo “sé stessi” oppure il verbo “se io stessi”? Certo il contesto risolve il problema, però non vedo perché dover aspettare il contesto quando potrei capire istantaneamente il significato.
Che ne pensate?
Licia:
@Federico, curioso questo OT, visto che bastano pochi secondi per trovare risposte autorevoli! 😉
Esempio:
http://www.treccani.it/enciclopedia/se-stesso-se-stesso-prontuario_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
Mauro:
@ Licia
Il “selfie” è un autoscatto. Sempre.
Il problema è che usiamo normalmente l'”auto” di autoscatto in maniera impropria. O meglio: incompleta.
Generalmente con autoscatto si intende “scatto automatico”, cioè io programmo una macchina fotografica per farmi (o fare in generale) una foto e poi mi allontano. La macchina fotografica (o telefonino o che altro sia) scatta poi da sola.
Ma “auto” nelle parole composte significa anche “a sé stesso”… quindi un autoscatto è uno scatto a sé stessi, un'”autofotografia” si potrebbe dire, che io personalmente pigi il pulsante di scatto o che la cosa avvenga in automatico.
E il selfie è appunto un'”autofotografia”, ergo un autoscatto in questo secondo significato che spesso dimentichiamo.
Stefano:
Sto anch’io dalla parte di chi ritiene che “autoscatto” sia il termine omologo, adeguato e preferibile da usare in Italia in vece dell’odioso “selfie” (basta anglicismi!)
Stefano:
E aggiungo sul tema: invece di “selfone” di gruppo non si poteva dire semplicemente e italianamente “foto” di gruppo? Non era sufficiente ed esaustivo?? Mi spiegate dove sta davvero la differenza?
Licia:
Attenzione: spesso l’avversione a una parola è dovuta non tanto alla parola stessa ma al concetto che rappresenta (come ciaone!). Mi pare che traspaia anche da alcuni commenti, magari scritti da chi aborre l’idea di farsi un selfie? 😉
Lo scopo di questo post non era di dare giudizi “estetici” sulla parola selfie o chi la usa ma dimostrare che, piaccia o meno, ormai selfie a tutti gli effetti è una parola della lingua italiana, come confermano le sue enormi diffusione, riconoscibilità e produttività.
Ripeto anche un commento già fatto ma che forse è sfuggito:
La caratteristica distintiva di selfie, che lo differenzia da altre foto, è che è fatto con un dispositivo mobile e che è condiviso sui social. Nella maggior parte dei casi la persona ritratta dal selfie è anche quella che ha fatto la fotografia, ma non è più necessario: nel selfie possono figurare anche altre persone e la foto può essere scattata da chi non ci compare (quindi non è un autoscatto né nel senso di autoritratto né di foto automatica).
Se ne ha conferma guardando gli esempi d’uso. Senza fare una ricerca approfondita ho recuperato velocemente alcuni commenti associati a foto di vario genere:
Non si puo stare mai tranquilli , che taaac ti fanno un selfie! [foto chiaramente scattata da persona diversa da quella ritratta]
il selfie che mi ha scattato
E poi ti fai un selfie con Roby (scattato da lei)… [quindi non un autoscatto!]
…con Dante che nel canto XXXIII del "Paradiso" ha scattato il primo selfie della letteratura italiana [titolo di quotidiano]
emmm si vede che non ama essere selfato?? [foto di ragazzo imbronciato postata da ragazza]
ti ho selfato [commento di x che posta foto di y]
grazie ….anche a chi nn è stato selfato [commento a una serie di foto di gruppo]
Giuseppe scusami se non ti abbiamo selfato! [commento a una foto di gruppo che non include Giuseppe]
Cotto e selfato! Naturalmente è già stato mangiato! [la foto non include nessuna persona: se ne trovano molte che ritraggono solo cibo con didascalie del tipo cotto, selfato e mangiato ]
Aggiungo anche che sui social le foto con hashtag #foodselfie spesso ritraggono solo cibo, senza alcuna persona.
Credo che questi esempi dimostrino che il verbo selfare equivale a “fotografare per condividere online” proprio perché il selfie non è più esclusivamente una foto di sé stessi, quindi non è solo un autoscatto. E anche per questo è giustificato l’uso di una nuova parola.
Mauro:
@ Licia
Io ho il bias (altro anglicismo, crocifiggetemi!!! 😉 ) del tedesco, vivendo in Germania, e qui in Germania “selfie” significa ancora solo “foto a sé stessi”.
Comunque, sinceramente, “selfie” nel significato esteso da te citato non lo ho mai sentito, ma – appunto vivendo in Germania e non in Italia – i neologismi mi arrivano più dal tedesco che dall’italiano.
Comunque “selfie” continuerò a rifiutarlo, che tu sia d’accordo o meno 😀
Federico:
@Licia ti ringrazio per la risposta. Gabrielli mi sembrava già sufficientemente autorevole, ma mi chiedevo cosa ne pensassi tu e gli altri visitatori del blog! 🙂
Nautilus
Visto che è stato tirato in ballo anche il Tedesco, mi sia consentito anche il mio piccolo contributo in Lituano: https://lituopadania.wordpress.com/2017/10/04/asmenuke-lequivalente-lituano-di-selfie/
Mauro:
@ Nautilus
D’ora in poi userò sempre “autoportretinė išmaniuoju telefonu padaryta nuotrauka, kuri platinama socialiniuose tinkluose” 😉
Nautilus:
@ Mauro
Questa è davvero carina 😀
John Dunn:
Vorrei aggiungere che in inglese l’etimologia di ‘selfie’ è sempre trasparente, in italiano forse un po’ meno (anche se ‘self’ adesso è una parola italiana). Proprio per questa ragione il selfie italiano può esibire una più grande flessibilità, sia morfologica (selfare [!!], selfone) che semantica.
Poi secondo la mia interpretazione il ‘self’ nel selfie inglese riferisce al oggetto (a photograph of myself); il ‘self’ italiano invece ( in locuzioni come ‘self zone’) riferisce piuttosto al soggetto (I do it myself).
Licia:
@John, grazie! Utilissimo il punto di vista inglese. A proposito di self+sostantivo, aggiungo un esempio che si fa notare dai madrelingua inglese: i distributori automatici delle stazioni che si chiamano Self Bar!!
Licia:
Una conferma alle mie osservazioni sul concetto di selfie da una fonte autorevole, Che cos’è un neologismo di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle, uscito il mese scorso:
«Selfie, parola sconosciuta fino a pochissimi anni fa in qualunque paese del mondo, è divenuta addirittura il prototipo di un vero e proprio globalismo, un’espressione planetaria, che fa riferimento a quello che era conosciuto come ‘autoscatto’, e oggi è connotato da alcuni tratti aggiuntivi, derivanti dall’integrazione ormai inscindibile tra le telecomunicazioni e le reti sociali: essere realizzato da una fotocamera digitale, da uno smartphone, da un tablet o da una webcam, per poi essere immediatamente condiviso attraverso i social network.»
Licia:
in questi giorni si discute molto del “selfie di Salvini” ai funerali di stato per le vittime del crollo del ponte Morandi a Genova. Riporto la notizia perché se si prova a sostituire selfie con autoscatto nei vari commenti sulla vicenda, si ha l’ennesima conferma che le due parole non sono intercambiabili (non era Salvini che fotografava) e che selfie rappresenta un concetto diverso, più recente, “foto fatta con un dispositivo mobile per essere condivisa su un social”.