Genere e uragani: Harvey, Irma e José

tweet con foto di Paolo Nespoli‏ (@astro_paolo): Un collage di #Irma dallo spazio: una solo foto non poteva contenere quello che è forse il più potente uragano mai registrato nell'Atlantico

Ho già descritto come distinguere cicloni, tifoni e uragani: si tratta dello stesso fenomeno atmosferico, il ciclone tropicale, che viene chiamato in modo diverso a seconda della regione (bacino geografico) in cui si verifica. L’estate del 2017 verrà ricordata per le devastazioni causate dagli uragani Harvey in Texas e Irma nei Caraibi e in Florida (aggiornamento: e da Maria nei Caraibi e in particolare a Porto Rico).

I nomi propri dei cicloni tropicali

Ai cicloni tropicali sono associati nomi di persona per motivi pratici: non sono ambigui e sono molto più facili da capire e memorizzare di numeri, codici o coordinate geografiche. Grazie alla personificazione viene prestata più attenzione e c’è maggiore percezione del rischio. Si riesce così a fare una comunicazione più efficace, che è fondamentale per allertare la popolazione nelle emergenze.

I nomi usati per ogni bacino geografico sono decisi dalla World Meteorological Organization e da altre organizzazioni che compilano e determinano l’uso di apposite liste.

nomi uragani 2017I nomi degli uragani atlantici

I nomi di persona dati agli uragani nei Caraibi, Golfo del Messico e oceano Atlantico settentrionale sono tratti da una di sei liste annuali di 21 nomi. Sono riciclate ogni sei anni e sono gestite dal National Hurricane Center statunitense.

I 21 nomi sono alternativamente maschili e femminili e in ordine alfabetico (sono escluse le iniziali Q, U, X, Y e Z, usate invece in altre liste). Se in un anno ci sono più di 21 uragani e viene esaurita la lista, i nomi aggiuntivi necessari vengono presi dall’alfabeto greco.

Nel 2017 finora Arlene, Bret, Cindy, Don, Emily, Franklin e Gert hanno preceduto Harvey, adesso c’è Irma e si sono già formati José e Katia.

Si può però già dare per scontato che fra sei anni, nel 2023, non riappariranno altri uragani Harvey o Irma. Se un ciclone tropicale causa morti e danni ingenti, infatti, il nome è considerato inappropriato, viene eliminato dalla lista e sostituito. Hanno fatto questa fine i famigerati Katrina e Sandy e gli altri elencati in Retired Atlantic Names by Year.

Questioni di genere (e di sessismo)  

Gli uragani hanno avuto nomi esclusivamente femminili fino al 1979, quando si è deciso di alternarli a nomi maschili.

cartello di punto di raccolta per evacuazione visto a Miami Beach: EMERGENCY EVACUATION BUS PICK-UP SITENei media americani è spesso citato uno studio del 2014 secondo il quale gli uragani con i nomi femminili causerebbero più morti e danni perché nelle zone soggette al fenomeno la gente dà minore importanza alle donne e così anche agli uragani “femminili”. Questo atteggiamento porterebbe a prendere meno sul serio gli avvertimenti e quindi farebbe affrontare l’emergenza impreparati.

Lo studio però si è rivelato inaffidabile, come ha spiegato il Washington Post in Revision: Female-named hurricanes are most likely not deadlier than male hurricanes.

Irmageddon

Aggiungo che l’uragano Irma è stato soprannominato Irmageddon. Si riconosce l’elemento suffissale –(ma)geddon, un libfix da armageddon usato per descrivere in modo iperbolico situazioni estreme e potenzialmente catastrofiche. C’è anche chi ha rispolverato frankenstorm, neologismo coniato nel 2012 per l’uragano Sandy e già descritto in Parole mostruose! 

Cicloni extratropicali europei

Dal 2015 in Europa viene dato un nome proprio ai cicloni extratropicali di particolare intensità che colpiscono le isole britanniche ed eventualmente il resto dell’Europa e che causano allerta meteo di criticità moderata (codice arancione) o elevata (codice rosso). Vengono usati nomi propri femminili e maschili, in alternanza, assegnati da Met Office (UK), Met Éireann (Irlanda) e KNMI (Paesi Bassi) da un elenco di nomi disponibili: dettagli in UK Storm Centre e Storm names.

Aggiornamento – Dal 2021 anche il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare italiana partecipa alla denominazione degli eventi meteorologici estremi in Europa grazie a un programma di EUMETNET (Network of European Meteorological Services). La scelta dei nomi dei cicloni extratropicali europei e delle perturbazioni cicloniche intense ora è affidata a 6 gruppi di paesi europei suddivisi in aree geografiche e rappresentati dai servizi meteorologici nazionali:

Suddivisione dell’Europa in gruppi per il progetto Storm naming di EUMETNET 

I criteri di denominazione usati sono gli stessi già descritti: ogni anno ciascun gruppo pubblica il proprio elenco di nomi propri in ordine alfabetico, maschili e femminili alternati.

Il gruppo dell’Europa sudoccidentale, formato da Spagna, Portogallo, Francia, Belgio e Lussemburgo, risulta particolarmente attivo perché vi fanno parte i paesi che con maggiore frequenza sono colpiti dal maltempo in arrivo dall’Atlantico, e il primo paese coinvolto attribuisce il nome che poi verrà usato in tutta Europa fino all’esaurirsi dell’evento

L’Italia, assieme a Slovenia, Croazia, Macedonia del Nord, Montenegro e Malta fa parte del gruppo Mediterraneo centrale: nel sito del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare una descrizione delle attività e dei criteri di scelta e di attribuzione dei nomi degli eventi meteorologici estremi che nella comunicazione pubblica sono descritti come tempeste (cfr. storm in inglese).

Altri dettagli in Nome di tempesta: Ciarán si dice /ˈkɪərən/ (novembre 2023)


Vedi anche:
🌀  Cicloni, tifoni e uragani (differenze e origine del nomi)
🌀  Mascotte Expo 2015 e nomi internazionali (genere grammaticale e percezione)


1 commento su “Genere e uragani: Harvey, Irma e José”

  1. Nautilus:

    Lo studio in questione (e tutto quel che ne è seguito) rivela un aspetto fondamentale della scienza. In ambito scientifico – dove ovviamente gli errori ci sono e ci continueranno a essere – questi hanno breve durata; prima o poi se c’è una falla salterà fuori.
    Così, infatti, è stato anche in questo caso.
    Tra l’altro a ben guardare se si fosse seguito un processo di peer review meno superficiale (gli errori statistici commessi dagli autori sono piuttosto banali) quel pezzo non sarebbe nemmeno andato in pubblicazione.

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