Vignetta: Fabio Magnasciutti
L’espressione inglese I’m feeling blue è nota: la usa chi si sente depresso, triste o giù di corda ma spesso senza sapere dare una ragione precisa per il proprio stato d‘animo.
È un modo di dire nato negli Stati Uniti nel XIX secolo ma non si conosce con esattezza l’origine della correlazione al colore. Circolano etimologie fantasiose ma uno dei pochi dati certi è che già nel XIV secolo la parola blue era associata a tristezza o melancolia, si suppone per via del colorito bluastro delle persone con il sangue poco ossigenato per problemi cardiaci oppure sofferenti per il freddo.
Il nome del genere musicale deriva dalla locuzione the blues, una sensazione di malinconia e tristezza che ha alla sua origine l’espressione blue devils, usata nel XIX secolo per descrivere sia la depressione che il delirium tremens.
Nel film Inside Out del 2015, il personaggio Sadness, in italiano Tristezza, non a caso ha il colorito azzurro e i capelli blu. Il significato metaforico del colore si ritrova anche in Blue Monday, il terzo lunedì di gennaio che i media pubblicizzano come la giornata più deprimente dell’anno (ma è una bufala senza alcun fondamento scientifico).
In inglese il colore blue appare in molte altre espressioni e modi di dire: ne trovate parecchi in Sacred, Sad And Salacious: With Many Meanings, What Is True Blue?. Non si sa però perché blue sia associato a oscenità e volgarità (ad es. blue movie per i film pornografici). Alcune ipotesi in Sacré Bleu! Why Is Blue the Most Profane Color?
A proposito di blue…
Il colore inglese blue e quello italiano blu non sono equivalenti e possono essere falsi amici: dettagli in #TheDress: era proprio blu? Un esempio è la traduzione errata del colore robin’s egg blue, dovuta anche a differenze geografico-culturali, che ho discusso in Indaco nell’arcobaleno? Colpa dell’inglese!
In Microsoft Blue invece ho descritto le schermate blu delle prime versioni di Windows: quella famigerata “della morte” e quella ottenuta premendo CTRL+ALT+CANC.
Pedantoski:
In inglese “blue” è generico: bisogna fare la distinzione tra “dark blue” per il blu e “light blue” per l’azzurro; ultimamente, però, hanno sdoganato la parola “azure” – quindi come la pensano ora sul “blue” usata senza specificare la tonalità scura o chiara? Questo ancora non sono riuscito a determinarlo.
Licia:
@Pedantoski, forse ti è sfuggito il link a #TheDress: era proprio blu? 🙂
E in Microsoft Blue trovi un rimando a Microsoft Azure.
Mauro:
Feelin’ Blue… https://www.youtube.com/watch?v=Umzh1UYI0Sg
Nautilus:
E poi c’è anche la differenza “blue whale” – balen(otter)a azzurra”, ma immagino nei avrai già parlato in qualche altro post.
Licia:
@Nautilus c’è un riferimento nei commenti a Indaco nell’arcobaleno? Colpa dell’inglese!
Nautilus:
Ecco, appunto 😀
Ora, non tirarmi le orecchie perché vado un attimo fuori tema, ma c’è una cosa che, a mio parere, sarebbe di grande utilità per molti lettori.
Quando scrivi un post metti quasi sempre dei riferimenti ad altri post precedenti, magari scritti anni prima. Questa volta addirittura a un commento che risale a qualche mese fa (è per questo che sto andando fuori tema).
Quello che non sono mai riuscito a capire è come fai a gestire questa cosa, cioè come fai a ricordarti tutto quello che hai scritto in questi anni, sopratutto con questo livello di precisione. Trovo che sia davvero sorprendente, e lo sto dicendo come complimento ovviamente.
A me capita di rileggere miei vecchi post e di non ricordare nemmeno di averli scritti.
O hai una memoria eccezionale oppure hai un sistema che funziona in modo molto efficiente.
Chiaro che puoi anche rispondere che questo è un segreto che non puoi svelare 😀
Mauro:
@ Nautilus
In realtà Google si spaccia per motore di ricerca ma è solo l’archivio di Licia “esternalizzato” e gestito da Brin & co 😉
Licia:
@Nautilus, domandona! 😀
Credo che per ciascuno di noi ci siano degli aspetti della propria memoria più efficienti di altri. Io ad esempio ho difficoltà a memorizzare i volti ma ho un’ottima memoria per gli aspetti linguistici legati a chi o cosa mi coinvolge, sia professionalmente che personalmente.
Sono sicuramente facilitata anche dal lavoro che faccio: un terminologo deve sapere reperire informazioni in breve tempo, fare ricerche in contesti diversi, valutare i dati a disposizione, scoprire collegamenti che non sempre sono palesi, sviluppare e tenere allenata una propria “memoria storica”.
Per il blog ho un mio sistema per gestire le informazioni (bozze, appunti e spunti, idee, annotazioni, link, rimandi, riferimenti incrociati, vignette…) che mi permette di recuperare facilmente quello che mi serve e di costruire i nuovi post su una base di materiale raccolto e rielaborato nel tempo. Soprattutto, però, il blog riflette quanto mi interessa, mi incuriosisce e mi piace condividere: credo che per ciascuno di noi sia più facile ricordare quello che ci ha divertiti e ci dà soddisfazione.
@Mauro 😀