Da quali dettagli si capisce che la didascalia di questa foto è tradotta dall’inglese?
Non c’è nessun errore ma, come già discusso in alcuni tweet, si possono notare alcuni particolari che fanno riflettere sulle differenze tra lingue anche per esprimere concetti molto semplici.
Età: il numero tra parentesi che indica l’età (2) è una convenzione molto comune in inglese che però in italiano viene usata per i rimandi alle note. In inglese è sufficiente il numero per esprimere l’età (Charlotte is two – predicato nominale). In italiano invece la costruzione con il verbo avere richiede di specificare il sostantivo anno/i (Charlotte ha due anni – complemento oggetto) che si può sottintendere solo se in risposta a una domanda o già indicato nello stesso contesto.
Le riviste scandalistiche italiane hanno comunque adottato la convenzione inglese, come segnalato da @bIasc0. L’età però viene indicata tra virgole (Charlotte, 2, annusa…) e alla prima occorrenza nella pagina è comunque specificato anni.
Aggettivi possessivi: ci sono alcune parole inglesi che di solito richiedono l’aggettivo possessivo, come le parti del corpo (she touched her nose), mentre le parole italiane equivalenti sono usate con l’articolo determinativo (si è toccata il naso). In inglese si dice Charlotte arrived with her family, in italiano invece – se non c’è ambiguità – è più comune Charlotte è arrivata con la famiglia.
Aggettivo piccolo: senza interferenze dell’inglese, non credo che nessuno di noi descriverebbe quello di Charlotte come piccolo bouquet di fiori (small bouquet of flowers) ma direbbe invece mazzolino di fiori. In italiano evitiamo infatti gli aggettivi piccolo e grande con funzione attributiva se possiamo usare un’alternativa o modificare il sostantivo con un suffisso alterativo: non diciamo un piccolo giocattolo ma un giocattolino.
Ordine dei complementi: in inglese prevale la sequenza manner > place > time. In italiano c’è maggiore flessibilità ma credo verrebbe più naturale dire Charlotte è arrivata a Berlino con la famiglia.
Questo tipo di dettagli non compromette in alcun modo la comprensibilità di un testo ma può renderlo poco naturale, come ben sanno i traduttori professionali.
Nuovo esempio: la traduzione letterale con articolo indeterminativo dell’informazione have a wife / a husband, descritta in Un capello umano, per sbaglio!
Isa:
Licia santa subito. (D’altro canto, sono abbastanza vecchia per ricordare il tempo in cui le riviste apponevano religiosamente tra parentesi al nome dei VIP – che ancora non si chiamavano “celebrità” – l’età con il suo bel “anni” vicino e il segno zodiacale, sempre 🙂 )
Nautilus:
Condivido la tua analisi con l’eccezione di “piccolo bouquet”.
Quando dici “non credo che nessuno di noi…” ecco io sono uno di quelli che preferirebbe di gran lunga “piccolo bouquet di fiori” a mazzolino.
Spiego perché. A me viene da associare “piccolo bouquet di fiori” (anche senza specificare “di fiori”) a qualcosa preparato (da mani esperte) appositamente per un qualche tipo di evento. Il mazzolino invece – e qui andiamo indietro nel tempo di 8 lustri e più – è legato ai miei ricordi di infanzia quando si andava in mezzo ai campi e appunto si raccoglievano dei fiori da far vedere ai genitori o ai nonni. Mia figlia, per esempio, qui in campagna fa questa cosa quasi ogni giorno; va nei prati intorno a casa, assembla dei fiori e me li porta.
In sintesi dunque: il bouquet è quello che ti fai confezionare da qualcuno che si occupa di fiori per mestiere, il mazzolino è quello che raccogli tu.
Magari però questa distinzione che faccio in modo abbastanza automatico dipende solo dalla mia ignoranza in materia floreale.
Nautilus:
Be’, però Luglio lo hanno messo in minuscolo, chissà perché non hanno copiato la maiuscola 😀
Licia:
@Nautilus, direi che la parola bouquet la usano i fioristi e si dice ai matrimoni (lancio del bouquet), negli altri casi per descrivere fiori recisi si dice mazzo: prova a chiedere a chi li riceve o li regala. 😉
Nautilus:
Sì certo, per i fiori che si regalano si dice mazzo. Anch’io sono tra quelli che ogni tanto li regala, quindi qui non ho dovuto chiedere 🙂 Anche se poi, quando vado dalla mia fiorista Silvana, dico semplicemente “mi servono dei fiori per…”, e mazzo non lo uso mai (né lo usa lei).
Invece sulla questione “mazzolino” ho dovuto necessariamente coinvolgere un paio di familiari.
Stamattina, durante il collegamento via Skype con mia sorella e mia madre, ho inviato loro la foto tratta da questo post (solo la foto, senza aggiungere altro) e ho chiesto: foste state voi avreste scritto piccolo bouquet o mazzolino? Ecco le risposte.
Mia sorella (46 anni): dato che è una bambina direi mazzolino nelle occasioni informali e piccolo bouquet nelle occasioni formali come questa.
Mia madre (74 anni): io direi sempre mazzetto o mazzettino.
Due amiche di mia madre (di età simile) lì presenti: stessa risposta di mia madre.
Osservazione 1: per mia sorella non è il tipo di fiori o preparazione che fa la differenza, ma l’occasione e chi li ha in mano.
Osservazione 2: mia madre e le sue amiche più sbrigativamente preferiscono un termine diverso da mazzolino che è evidentemente collegato al Milanese (dove si dice – e lo scrivo direttamente come si pronuncia – mas[è]t e masét[i]n; ho solo messo tra parentesi quadre la vocale su cui cade l’accento). Questo perché mia madre e le sue amiche parlano prevalentemente Milanese.
Quindi adesso la situazione mi si è complicata anziché chiarirsi 🙂
Vediamo se qualche altro commentatore, nonostante il periodo vacanziero, vorrà dare il suo contributo.
Licia:
@Nautilus, la prossima volta non devi domandare “dici/scrivi A o B?” (proponendo tu le alternative possibili) perché così influenzi le risposte, ma devi limitarti a mostrare la foto e chiedere di descrivere cosa ha in mano la bambina.
Nautilus:
No, la prossima volta (a partire da lunedì o martedì) farò il test un po’ meglio (di seguito spiego come), ma proporrò sempre le alternative A e B perché questa è la metodologia statistica corretta da usare in casi come questi.
Non si indicano le risposte, cioè si lasciano tutte le possibilità aperte, quando si vogliono conoscere i pareri del campione analizzato e calcolare le relative distribuzioni di frequenza (cioè le percentuali associate alle varie risposte).
Questo è un metodo che, tra l’altro, nei sondaggi viene usato una volta su 100. Nelle restanti 99 le risposte vengono indicate. Se così non fosse, infatti, la polverizzazione sarebbe molto spinta e i sondaggisti dovrebbero comunque fare delle aggregazioni per classi omogenee (cosa che implica anche una certa discrezionalità). Inoltre questo metodo è maggiormente soggetto a perturbazioni (tipo gli avvenimenti di cronaca nera, i fatti di terrorismo, ecc., che nel nostro sondaggio però non hanno effetto).
Invece quello che ho voluto fare io è un sondaggio mirato a testare le uniche due alternative in gioco. Da un lato la posizione della giornalista (identica alla mia) che, nello scrivere quella didascalia, ha utilizzato “piccolo bouquet” e dall’altro la tua che avrebbe utilizzato “mazzolino”.
Quindi le alternative sono quelle due e se sono quelle dobbiamo attenerci a quelle. Specificarle non ha alcuna influenza sulle risposte perché quello che vogliamo è proprio polarizzare le risposte tra l’alternativa A e l’alternativa B.
Per far sì che il sondaggio sia fatto bene è necessario indurre il destinatario a una risposta non troppo ragionata. E allora si fa così: si fa una domanda primaria (tipo chiedere qual è l’ordine giusto della didascalia tra due versioni alternative) e poi una domanda secondaria facoltativa (che è il vero oggetto del sondaggio). La domanda primaria (più lunga e strutturata) è un artificio (una “civetta”) che serve solo per catalizzare e sciogliere la razionalità di chi risponde, la domanda secondaria è quella cui verrà data una risposta più d’istinto, dunque con minori distorsioni.
La distorsione qui potrebbe essere il fatto che in una società come la nostra, abituata ad anni di burocratese e caratterizzata da un livello bassissimo di cultura scientifica, si tendono a preferire soluzioni più formali (piccolo bouquet su mazzolino).
Inoltre (ma questa è una finezza cui non si ricorre spesso) si potrebbe pensare che l’ordine con cui si presentano le alternative A e B possa influenzare la risposta. Quindi, in questo caso, si risolve scrivendo AB nel 50% dei questionari e BA nel restante 50%.
Il mio errore consiste nel fatto di non aver tolto la didascalia dalla foto. Ci ho pensato e ho anche cercato una foto alternativa senza didascalia, ma non avendola trovata al primo colpo ho lasciato perdere. Inoltre non ho istallato sul mio PC (perché non li utilizzo) alcun software di modifica delle immagini.
Se ci sono statistici (ma anche matematici o fisici) che leggono il blog potranno confermarti la metodologia sopra descritta. Ovviamente nei veri sondaggi c’è anche tutta la tematica (ed è fondamentale) del campionamento, di cui qui non ho parlato. Il corretto campionamento io non potrò permettermelo, ma pescherò una dozzina tra colleghi e amici (50% maschi e 50% femmine) per avvicinarmi il più possibile.
Licia:
@Nautilius, eccoti un esempio di come vengono formulate le domande per raccogliere dati di tipo linguistico:
Conosco le metodologie usate per i sondaggi e ho parecchia esperienza sui progetti terminologici in crowdsourcing, incluse le differenze culturali che possono condizionarli. Dovrei proprio pubblicare il post che da tempo mi riprometto di fare sulle difficoltà che presentano e come vengono affrontate. Per il momento direi che non occorre che ci dilunghiamo oltre sulla questione di mazzo vs bouquet. 🙂
LAURA IACIOFANO:
Grazie mille per l’articolo che ho letto volentieri, e grazie anche per i commenti che mi hanno aperto una piccola finestra sul mondo dei sondaggi. Ho solo un piccolo OT per @Nautilus, visto che mipare di aver capito abbia avuto difficoltà nel trovare una foto senza didascalia: per catturare una sezione di schermo su Windows è possibile utilizzare lo strumento di cattura (presente di default): https://support.microsoft.com/it-it/help/13776/windows-use-snipping-tool-to-capture-screenshots
Su Mac: https://support.apple.com/it-ch/HT201361
Così la prossima volta non perdi tempo a cercare foto senza scritte 🙂
Buon lavoro a tutti!
Nautilus:
@ LAURA IACIOFANO
Mica lo conoscevo questo strumento qui, quindi grazie mille! (ovviamente sono andato subito a provarlo)
Domenico:
Licia: Ottima analisi. Una piccola nota sulle parti del corpo.
“…… le parole italiane equivalenti sono usate con l’articolo determinativo (si è toccata il naso)”.
Giusto, ma non dobbiamo dimenticare l’uso del pronome riflessivo in italiano per chiarire a chi appartiene la parte del corpo.