Marmellata nel lessico comune
La parola marmellata è entrata in italiano nel XVI secolo dal portoghese marmelada, da marmelo (la mela cotogna ), a sua volta dal greco méli “miele” e mêlon “mela” attraverso il latino.
Capita che nel passaggio da una lingua all’altra o con il tempo il significato di una parola diventi più specifico o, come in questo caso, più ampio: nel nostro lessico comune la marmellata è qualsiasi conserva di frutta e zucchero (e abbiamo una parola specifica, cotognata, per quella solida di mele cotogne).
Marmalade in inglese
In inglese invece è successo un processo più insolito: marmalade indica esclusivamente la conserva di agrumi, in particolare di arance amare, quindi nulla in comune con le mele cotogne. Non è chiaro come sia avvenuto questo processo, perlomeno non per la lessicografa di Macmillan Dictionary che ne ha discusso prendendo spunto dall’orso Paddington, personaggio della letteratura inglese per l’infanzia che è ghiotto di marmellata di arance (ma non di altri frutti, jam).
Marmellata per il legislatore
La differenza inglese tra marmalade e jam vale anche per il legislatore italiano. La classificazione merceologica del decreto del 2004 che attua la direttiva europea in materia distingue infatti tra sette tipi di conserve di frutta, ciascuna ottenuta con mescolanze di acqua e zuccheri secondo specifiche proporzioni e composizioni:
1. Confettura
2. Confettura extra
3. Gelatina
4. Gelatina extra
5. Marmellata
6. Marmellata gelatina
7. Crema di marroni
Per confettura si intende “la mescolanza, portata a consistenza gelificata appropriata, dì zuccheri, polpa c/o purea di una o più specie di frutta e acqua” e può essere prodotta anche con alcuni ortaggi (ad es. pomodori verdi, carote, melanzane).
Per marmellata invece si intende “la mescolanza, portata a consistenza gelificata appropriata, di acqua, zuccheri e di uno o più dei seguenti prodotti ottenuti da agrumi: polpa, purea, succo, estratti acquosi e scorze”.
Parole vs termini
Ho fatto questo esempio perché evidenzia una differenza tra parole e termini. La stessa “etichetta”, marmellata, ha significati e usi diversi: identifica un concetto ampio e generico se parola del lessico comune, più ristretto e specifico se invece termine dell’ambito specialistico della classificazione merceologica.
Non saper distinguere tra parole e termini può causare qualche grattacapo, come dimostra l’intervento della Guardia di finanza descritto in Muscoli contro cozze!
Variazioni diacroniche
La voce marmellata dei dizionari più recenti riporta la differenza tra uso comune e specialistico, assente invece in quelli pubblicati prima del decreto: è infatti una risemantizzazione recente dovuta a esigenze legislative. Ci ricorda che non solo i dizionari ma anche i database terminologici devono essere sempre aggiornati per tenere conto di eventuali variazioni diacroniche.
Asimmetrie tra sistemi concettuali
Nell’Unione europea la necessità di avere diverse categorie merceologiche per le composte di frutta a quanto pare è dovuta a una richiesta del mercato britannico, che da secoli distingue tra marmalade e jam. Le lingue con minore granularità hanno quindi dovuto trovare una soluzione all’asimmetria tra sistemi concettuali, un problema ricorrente in terminologia che ho descritto in Boots: stivali, scarponi e scarpette.
In conclusione: anche la colazione dà spunti terminologici!
Nel sito EUR-Lex si possono confrontare i testi delle direttive nelle diverse lingue e per curiosità ho guardato il portoghese: la confettura si chiama doce e la marmellata citrinada.
Immagini: Paddington through the ages – in pictures e differencebtw.com
Nuovo post: “marmalade sandwich, ma’am?” (lo sketch della Regina Elisabetta con l’orso Paddington)