Nelle cronache sul maltempo si sente parlare di bombe d’acqua almeno dal 2014. L’inverno successivo si sono aggiunte le bombe di neve e nell’estate 2016 sono arrivate le bombe di caldo, che all’inizio di giugno 2017 si sono trasformate in bombe di calore. Intanto sono apparse anche le bombe di pioggia.
Ormai qualsiasi fenomeno meteo che ha carattere violento e improvviso viene descritto dai media come “bomba”, una parola ad effetto che non ha alcun significato meteorologico. Ho visto addirittura bombe di umidità durante l’inverno per descrivere la nebbia. Qualche esempio da titoli recenti:
Aggiornamento 2019: in aggiunta alle bombe di grandine ora in alternativa sono apparse anche le bombe di ghiaccio.
Come già evidenziato, quella della bomba non è una metafora nata in Italia ma è modellata sull’inglese burst, “esplosione”. In particolare, la bomba d’acqua deriverebbe da cloud burst e la bomba d’aria e di vento da downburst.
Il downburst è una massa d’aria discendente che giunta al suolo si espande con grande violenza, come se scoppiasse. Si può considerare un effetto opposto a quello della tromba d’aria, con cui viene spesso confuso.
Descrizione di downburst da enav.it, immagine da Wikipedia.
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Emanuele Menietti in Caldo record ha compilato un gustoso elenco di cliché ricorrenti – linguistici, luoghi comuni, immagini – usati dai media quando le temperature salgono sopra la media stagionale. Mancano solo le bombe, tutto il resto c’è.
Liloh:
Mah. Le bombe d’acqua sono i classici gavettoni che ci si fa d’estate coi palloncini pieni d’acqua; che strapiffero c’entrano col clima? Cominciamo a prendere i giornalist… ahem, i giornalari a bombe d’acqua, così forse capiranno la differenza!