Da hashtag ad hashmeal, ma solo in Italia!

Suggerimento di lettura: #cancellettiinlibertà: l’hashtag da operatore digitale a marca dell’italiano contemporaneo offline, di Daniela Pietrini. Descrive l’evoluzione degli hashtag, che anche in italiano si sono rapidamente trasformati da “etichette” di Twitter in simboli icono-verbali e strumenti linguistici creativi, emblema della “fluidità dei confini tra scritto e parlato, tra digitale e analogico”.

Pietrini fa molti esempi di usi ironici e ludici e di neologismi. Tra questi ci sono anche alcuni composti anomali come hashmeal:

Fig. 5: Hash- in quanto accorciamento di hashtag riutilizzato come elemento formativo per la creazione del neologismo ludico hashmeal (nel composto hashmeal party).

Hashmeal, inglese farlocco

Hashmeal mi pare una parola interessante perché rivela alcuni aspetti tipici dell’inglese “farlocco”, parole o locuzioni ideate da italiani per italiani con conoscenze limitate dell’inglese.

Chi riconosce solo poche parole inglesi, come happy e hashtag, non dovrebbe avere difficoltà a collegare hashmeal agli happy meal di McDonald’s e probabilmente sarà compiaciuto di aver capito il gioco di parole. Se invece si ha una buona padronanza dell’inglese prevalgono le perplessità e le interpretazioni alternative dovute agli altri significati di hash.

La polisemia di hash

La combinazione di hash + meal può far pensare a un tipo di piatto preparato con ingredienti tagliati a piccoli pezzi: foto di esempio in 50 Amazing Hash Recipes.

Hash house e hash joint sono parole colloquiali americane per locali di nessuna pretesa dove si mangia per poco. Non sono più molto usate ma possono richiamare connotazioni negative, come anche hash-up, un pasto combinato alla meglio e, in senso figurato, qualcosa di raffazzonato.

Hash è inoltre una parola informale per hashish (hash joint è anche la canna), è ovviamente il cancelletto, ed è anche un termine informatico, cfr. hash table

Neologismi inglesi da hashtag

La polisemia di hash ne fa un elemento formativo potenzialmente ambiguo e con restrizioni d’uso che lo rendono poco idoneo per la formazione di neologismi in inglese.

Se ne ha una conferma dalle neoformazioni derivate da hashtag che hanno avuto qualche successo. Se ad esempio si osservano bashtag, cashtag e flashtag (hashtag usati per scopi particolari), si nota che è il determinante tag che permette di interpretarle correttamente.  

Risultano più diffuse e trasparenti le locuzioni che mantengono integra la parola hashtag, ad es. hashtag fail (iperonimo di bashtag), hashtag bomb / bombing (l’abuso di hashtag di tendenza in un tweet) e meta-hashtag (un hashtag che descrive hashtag).

Fa eccezione il gioco di parole hashflag, nato però per indicare proprio la bandierina ottenuta digitando un particolare hashtag. 

Va inoltre considerato che in inglese hash- deve competere con l’elemento formativo tw-, una combinazione di due lettere insolita e quindi molto distintiva e produttiva: dettagli ed esempi in Twoosh e altri twitterismi.

In Italia purtroppo c’è poca consapevolezza di questi meccanismi, dovuta anche a scarse competenze linguistiche: l’#inglesefarlocco altrimenti non sarebbe così diffuso! Apprezzo quindi tutti gli spunti di riflessione sull’uso e l’evoluzione della lingua, come l’articolo di Pietrini.


A proposito di hashtag, qualche post in tema: 

♦  #hashtag, parola e simbolo (uso comune vs terminologia ufficiale)
♦  Nuova “punteggiatura vocale”: hashtag (nel 2012 solo in inglese, ora anche in italiano)
♦  diesis ≠ cancelletto (i francesi fanno confusione)
♦  Le nuove collocazioni di hashtag (metafore e usi figurati)
♦  Il variopinto mondo degli #hashtag (in italiano anche plurihashtag)
♦  Lo hashtag, l’hashtag e #ashtag (grammatica, refusi e un hashtag “vulcanico”)
♦  Tipi di #hashtag (categorizzazioni in inglese e in italiano)

#SOS
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