Le notizie sui 7 esopianeti (pianeti extrasolari) che orbitano intorno alla nana rossa ultrafredda TRAPPIST-1 spiegano che la stella deve il suo nome al telescopio TRAPPIST, acronimo ricavato dal nome esteso Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope–South, un “piccolo telescopio per pianeti e planetesimi in transito” operato da un team belga dell’università di Liegi.
Credo però sia più preciso descrivere TRAPPIST come backronym, “acronimo inverso”.
In inglese un backronym (backward+acronym) è un acrostico costruito su una parola esistente che viene reinterpretata dandole un’origine inventata ma plausibile e descrittiva di ciò a cui dà il nome.
La descrizione nel sito dell’European Space Observatory (ESO) mi pare la conferma che prima è stato scelto il nome Trappist e poi è stata trovata una descrizione che potesse giustificarlo (e non viceversa!):
Il nome TRAPPIST è stato dato al telescopio per sottolineare l’origine belga del progetto. (Le) birre trappiste sono famose in tutto il mondo e la maggior parte di loro sono belga. Inoltre, i membri della squadra veramente le apprezzano!
Altri esempi di acronimi inversi sono la sonda spaziale Juno e il computer Lisa di Apple.
Ho trovato divertente il titolo inglese del comunicato dell’ESO, che gioca con il richiamo a Snow White and the Seven Dwarfs e la polisemia di cool:
Non fa invece pensare ai sette nani la versione italiana Una nana ultrafredda e sette pianeti.
In tema, gli amanti della birra apprezzeranno questo suggerimento per ribattezzare i sette pianeti, per ora identificati con lettere dell’alfabeto: 😉
— úquen (@jadajin) February 23, 2017
Vedi anche: Riccioli d’oro nello spazio (perché la “zona abitabile” che potrebbe consentire la vita sui pianeti in inglese si chiama anche Goldilocks zone).
Mauro:
Buone le birre trappiste!!! Mi hai fatto venire sete 🙂
Andrea:
E nella categoria degli acronimi inversi non dimentichiamoci del romano G.R.A., il Grande Raccordo Anulare, progettato dall’ingegnere Eugenio Gra.
Un capolavoro, sia la strada che l’acronimo.
Licia:
@Andrea, non lo sapevo, bellissimo dettaglio. Grazie!
Francesco:
Sempre a proposito degli “esopianeti” recentemente scoperti, i mezzi di informazione anglofoni hanno parlato di “seven sister planets”. I mezzi di informazione italiani hanno ripreso la notizia riferendo di “sette sorelle”. Verrebbe da pensare a un errore di traduzione o resa in italiano, nel senso che “pianeta/esopianeta” in italiano è maschile perciò si sarebbe dovuto di parlare di “sette fratelli”. O sono paranoico io (noi tutti qui?), perché invece in italiano l’accostamento inteso è quello con “la” Terra (=sette sorelle della Terra, sette Terre)?
E in generale, a prescindere da ciò, come mai in inglese hanno attribuito il genere femminile a questi “esopianeti (“sister planets” e non “brother planets”), visto che in inglese non esiste il genere dei sostantivi? È una caratteristica dell’inglese quella di attribuire il femminile a certi oggetti/concetti (motherboard, mother of all lies, sister company ecc.)?
Luca:
Confermo che è una pratica molto comune. Quando ho lavorato su dei progetti scientifici, ad un certo punto partiva la fase di scelta del nome del progetto e ogni gruppo di ricerca proponeva il suo.
Ricordo (erano gli anni 90 e Mel Gibson spopolava) che un gruppo scozzese propose Braveheart, trovando il modo di farlo diventare un acronimo che avesse senso con l’oggetto del progetto.
Vinse poi BaBar, come l’elefantino.
Licia:
@Francesco, non hanno attribuito alcun genere. Come modificatore per segnalare elementi che hanno qualcosa in comune si usa solo sister: sister ship, sister company ecc.
@Luca, grazie!
Stefano:
Ciao Licia, tanto tempo che non passavo. Mi ha fatto MOLTO piacere che pubblicassi quella vignetta con i nomi dei pianeti, lo sto dicendo da quando ho letto di Trappist-1. Secondo me, il fatto che i pianeti sono sette ha anche giocato un ruolo nella scelta di quei buontemponi dell’universita’ di Liegi: sette (QUELLE sette) sono le abbazie trappiste sparse fra Belgio e Olanda che ancora producono birra 🙂