Oggi è la giornata mondiale della sicurezza in rete e ho notato che in Italia la maggior parte della comunicazione è in itanglese, ad es. viene privilegiato il nome Safer Internet Day.
Si discute anche di un concetto che in IATE, il database terminologico dell’Unione europea, ha questa definizione:
«qualsiasi forma di espressione che diffonda, inciti, promuova o giustifichi l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo ovvero altre forme di odio basate sull’intolleranza, tra cui quella forma di intolleranza che si esprime sotto forma di nazionalismo aggressivo e di etnocentrismo, di discriminazione e di ostilità nei confronti delle minoranze, degli immigrati e delle persone provenienti da un contesto migratori» |
Non capisco perché in Italia anche le istituzioni, come il Miur, preferiscano l’anglicismo hate speech alla locuzione incitamento all’odio, che invece è usata nelle comunicazioni dell’Unione europea.
Con il nome inglese il concetto non ha la forza che richiede: hate + speech sono parole di una lingua che non ci appartiene e non riescono a farci reagire come invece odio, una parola che ha un forte impatto emotivo e non ci lascia indifferenti.
Credo che chi promuove campagne di sensibilizzazione pubbliche dovrebbe tenere conto anche degli aspetti connotativi delle parole, senza farsi annebbiare dalla convinzione, spesso errata, che l’inglese sia più preciso, più evocativo o più coinvolgente.
Sono convinta che nomi come hate speech e slogan come no hate rendano più blando il messaggio e più difficile da stigmatizzare un comportamento che invece è ributtante.
Sapete già come la penso sugli anglicismi istituzionali: spesso sono sintomo di pigrizia, di scarsa sensibilità e anche di mancanza di rispetto per i cittadini. Se particolarmente oscuri e usati senza alcuna spiegazione possono anche diventare parole ostili.
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Vedi anche: Inglese farlocco per le scuole: *bulloff (abuso di anglicismi, veri e inventati, nelle comunicazioni del Miur sul cyberbullismo)
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Andrea:
Completamente d’accordo, “incitamento all’odio” ha un impatto emotivo decisamente più forte di “hate speech” che sembra quasi una semplice scortesia.
Mauro:
Io ci trovo anche un altro problema: hate speech e incitamento all’odio non sono proprio la stessa cosa. Hate speech è un concetto più vasto, meno precisamente definito (e quindi anche per questo più debole). L’hate speech contiene l’incitamento all’odio ma non è solo l’incitamento all’odio.
Luca Sommacal:
Sarà che io sono un informatico, ma secondo me “sicurezza in rete” e “safer internet” sono locuzioni più adatte per campagne contro le truffe online (tipo phishing).
Manca, a mio avviso, il collegamento diretto tra una frase scritta su un social network e il pericolo per la propria sicurezza.
(Volendo essere polemico, aggiungerei anche che è una campagna abbastanza inutile se prima non si toglie l’hate speech da giornali e televisione.)
Licia:
@Andrea questo esempio segnalato da @inverosimili è una conferma che il significato dell’anglicismo viene molto diluito o addirittura non riconosciuto:
Qui si confonde haters con heaters, le stufette (una lettera in meno potrebbe fare pensare al refuso, una in più invece alla convinzione che si scriva proprio così)!
@Mauro ho usato la definizione per identificare il concetto proprio perché in questo contesto incitamento ha subito un ampliamento di significato e in italiano comprende qualsiasi espressione di odio, non solo esortazione, quindi nell’uso prevalente c’è corrispondenza tra hate speech e incitamento all’odio.
@Luca concordo che sicurezza potrebbe essere ambiguo perché ha due accezioni diverse, cfr. l’articolo 13 della Dichiarazione dei diritti in Internet (che molti si ostinano a chiamare Bill of Rights!) approvata dalla Camera dei deputati nel luglio 2015:
Ci riflettevo stamattina quando su Twitter ho visto l’affermazione “La Rete dovrebbe servire a pescare qualcosa di importante, non a restarne intrappolati” e ho risposto ricordando che in inglese la metafora della pesca è spesso associata alla Rete ma soprattutto con accezioni negative di truffa che invece mi pare siano escluse dalla giornata Safer Internet Day. Esempi:
♦ phishing (da fishing)
♦ whaling
♦ click bait e altre “esche” digitali come share bait e like bait
Concludo ricordando che anche troll ha origine da un tipo di pesca e non dalla mitologia scandinava come si pensa!