Si sta diffondendo il nome Bigliettopoli, usato da alcuni media per descrivere lo scandalo dei siti che acquistano in massa biglietti di concerti a prezzi standard per rivenderli online con maggiorazioni molto alte.
Al momento Bigliettopoli è più frequente dell’alternativa ibrida Biglietti-gate, già usata anche per altre faccende; si riscontrano invece solo poche occorrenze di Ticket-gate (probabilmente perché TicketGate è anche il marchio di un servizio di gestione ed emissione di biglietti SIAE).
La preferenza per Bigliettopoli mi ha colpita perché ultimamente l’elemento formativo –poli non è più molto produttivo, soppiantato da –gate anche in combinazioni che qualche anno fa non sarebbero risultate ben formate: dettagli in suffissi degli scandali: –gate e –poli (ultimamente è ricorrente anche affittopoli ma non è una neoformazione: risale infatti agli anni ’90 del secolo scorso).
Una truffa, tanti nomi
L’argomento dello scandalo viene chiamato in modi diversi in contesti diversi.
Vengono usati gli anglicismi secondary ticketing e re-ticketing come se fossero termini tecnici, mentre in inglese sono abbastanza descrittivi.
Ho letto dichiarazioni di chi opera nello spettacolo secondo cui la locuzione secondary ticket sarebbe più conosciuta di bagarinaggio online. Per i non addetti i lavori mi pare invece preferibile la locuzione italiana, che ha il vantaggio di essere precisa e comprensibile anche senza spiegazioni.
Se ho ben capito, di per sé il bagarinaggio, di qualunque genere, non rappresenta un reato e quindi non c’è un termine giuridico per descriverlo. Dai media si apprende che la procura di Milano indaga per i reati di truffa informatica e sostituzione di persona mentre il Codacons ha presentato un esposto per truffa aggravata e aggiotaggio.
Intanto il governo ha presentato un emendamento alla legge di bilancio che dovrebbe contrastare il fenomeno. Nella relazione illustrativa “il cd. secondary ticketing” è descritto come “collocamento di biglietti per manifestazioni di spettacoli acquistati online in maniera massiva da apposite piattaforme e successivamente rivenduti a prezzi maggiorati molto superiori rispetto al prezzo esposto sul biglietto”.
Nel testo dell’emendamento, come prevedibile, non appare alcun anglicismo e viene usata un’altra lunga parafrasi (da cui ho scoperto che il legislatore non dice biglietti ma titoli di accesso ad attività di spettacolo!).
Con queste premesse, è poco probabile che nell’uso ufficiale venga adottato bagarinaggio online, nonostante la sua specificità e trasparenza. Immagino infatti che i burocrati non la ritengano una parola sufficientemente formale.
Origine di bagarino: dall’arabo baggālīn, forma plurale e volgare di baqqāl “bottegaio”. È in uso in italiano dal 1800. Fonte: Vocabolario Devoto Oli.