Dalle slide di presentazione della legge di bilancio 2017:
Cos’è lo Student Act? I media lo descrivono come un pacchetto di provvedimenti finanziari tra cui borse di studio e l’esenzione delle tasse universitarie per gli studenti con redditi bassi: sotto la soglia di 13000 € (no tax area) non pagheranno tasse, fino a 25000 € ci saranno invece esenzioni proporzionali al reddito.
Interpellata sull’anglicismo, la ministra dell’istruzione ha dichiarato: “Il termine Student Act non l’ho inventato io: io lo chiamo diritto allo studio, però va bene lo stesso” perché “l’italiano è una delle lingue più permeabili ai forestierismi fin dalla sua storia più antica”.
Un altro uso errato di Act
Non c’è dubbio che il lessico italiano sia ricco di prestiti ma Act è un anglicismo superfluo, oltretutto usato in modo improprio. In inglese infatti Act non descrive né esenzioni né diritti ma identifica invece una legge approvata dal parlamento e promulgata dal capo dello stato.
I nostri governanti però chiamano Act qualsiasi provvedimento o iniziativa – anche non legislativa, cfr. Food Act – e tradiscono così conoscenze superficiali dell’inglese.
Rendono anche un pessimo servizio ai cittadini perché usano nomi che poi non si ritrovano nelle relative leggi: non c’è traccia di Jobs Act, Freedom of Information Act, Digital Act o Social Act nella legislazione italiana ed è molto improbabile che nella legge di bilancio 2017 venga usato Student Act.
Nella presentazione del governo si nota un altro anglicismo a cui è attribuito un significato diverso da quello che ha in inglese, voluntary disclosure.
Altri esempi di usi impropri di nomi inglesi in Elenco di anglicismi istituzionali.
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Alpha T:
Eh, ma come ci si piazza in quanto a permeabilità ai forestierismi, nella classifica delle lingue? E quanto è cambiata la cosa negli ultimi 50 anni?
(Risposta: “Bella domanda!”)