Tra le cartoline dell’ormai famigerato Fertility Day c’è anche questa:
Non ci sono le allusioni o gli inviti alla procreazione di alcune delle altre cartoline, ma dà lo spunto per sorridere su un’insolita omofonia: sapete già cosa vuol dire “cin cin” in giapponese?
L’avevo scoperto anni fa ad una cena internazionale, dopo che il brindisi di alcune italiane aveva provocato grande sconcerto e imbarazzo nei giapponesi presenti. C’erano volute notevoli insistenze perché uno di loro, Kazuto, ci facesse capire che ちんちん è una parte dell’anatomia maschile indispensabile per procreare – in italiano, guarda caso, assonante con il nome dell’amico giapponese…
[altri dettagli nei commenti qui sotto]
Origine di cin cin per i brindisi
La formula italiana per il brindisi non è un’onomatopea, come avevo sempre pensato, ma un anglicismo di origine cinese. Dal Vocabolario Treccani:
cincìn (o cin cin) [grafia ital. del «pidgin English» chinchin, alteraz. della pron. cantonese del cinese di Pechino ch’ing – ch’ing «prego prego»]. – Formula cinese di cortesia (introdotta dai marinai e fatta anche conoscere dall’operetta La Geisha di S. Jones, rappresentata la prima volta a Londra nel 1896), che è stata in Italia interpretata onomatopeicamente come se riproducesse il suono di due bicchieri che cozzano insieme e adottata quindi come espressione di buon augurio nel fare un brindisi, col sign. di «alla salute».
Luca:
Certo che ad avertelo spiegato è stato Kazuto…
Mauro:
In effetti… era il giapponese ideale per farvelo notare 😉
Meo:
Hahaha, e qualcuno ha fatto notare al signor Kaz(z)uto l’assonanza col termine italiano?
Licia:
Non avevamo avuto il coraggio di dire nulla a Kazuto, anche perché ci aveva spiegato che il suo nome vuol dire “uomo dal cuore grande” o qualcosa del genere… Comunque avevamo scoperto che anche il numero ottantacinque crea grossi imbarazzi ai giapponesi (ma non so cosa richiami e cosa voglia dire).
Massimo S.:
La domanda che mi pongo e vi pongo, forse una domanda ‘sciocca’, ‘inutile’ (e mi fermo qui…), è se “cin cin” sia un termine neutro, come, ad esempio, il termine italiano derivato dal termine latino che significa ‘coda’, utilizzato per indicare educatamente la parte anatomica maschile a cui si allude nel post…
[visto che nessuno di voi l’ha esplicitata, non nominerò certo io, esplicitamente, tale parte anatomica, neppure in italiano ‘educato’]
…o se, invece, come farebbe pensare il parallelismo col nome del signore giapponese evocato nel post, “cin cin” sia termine del giapponese popolaresco, del volgo, da non usare in discorsi o colloqui formali.
Per il resto, circa il cd. Fertility day, per me siamo alle solite: utilizzazione da parte dei politici di termini e locuzioni straniere, persino ‘inventate’ di sana pianta, per ‘carezzare’ le orecchie del pubblico senza porre in campo concrete e durevoli iniziative di supporto a quella maternità/paternità che si vorrebbero astrattamente incoraggiare. Insomma povertà di iniziative concrete che un’espressione italiana come Giornata della fertilità, pur nella sua prosaica retoricità, renderebbe, secondo me, immediatamente percepibile, e per questo viene evitata.
Licia:
@Massimo, ecco chiarito il registro della parola giapponese:
Probabilmente Kazuto, Hidehiko e Masaki erano un po’ bacchettoni! 😉
Massimo S.:
Ma, insistendo sulla domande ‘inutile’, a quale registro appartiene “il termine originale esteso” giapponese? E’ termine popolaresco o colto? Se ben comprendo la risposta deve trattarsi di termine popolaresco.
Il vezzeggiativo in ‘etto’ di certi termini popolareschi o volgari, in italiano, almeno, diminuisce, talvolta, ma non ne elimina del tutto l’impronta volgare, ‘negativa’, per cui si preferisce non utilizzarli in discorsi o scritti formali, anche se l’evoluzione del linguaggio ha in molti casi fortemente depotenziato alcuni di questi termini fino a cancellarne quasi del tutto l’origine volgare e le remore sul loro uso.
Per quanto riguarda il termine a cui si allude nella discussione, che continuerò a non scrivere, mi pare, tra l’altro, che esistano nomi di pietanze o tipi di pasta che utilizzano proprio quel termine alterato in vezzeggiativo.
Io però, salvo casi eccezionali, confesso che avrei qualche difficoltà a utilizzarlo con o senza alterazioni, in discorsi e scritti formali.
Licia:
@Massimo, eccoti la risposta:
Ho anche scoperto cosa vuol dire “85”:
armando:
Nella spiegazione di chinchin 「ちんちん」 come diminutivo, è presente una piccola imprecisione: il diminutivo è ochinchin 「おちんちん」.
Entrambi non sono termini scientifici, per cui il loro uso è riservato al parlato confidenziale.
おちんちん viene quasi sempre utilizzato
– parlando con i bambini
– indicandolo come problema per persone che mostrano un concetto di sé nettamente superiore alla realtà
ちんちん è invece termine generico, né accrescitivo né diminutivo.