29 agosto 2016: sui social ieri è diventata virale la parola webete, usata da Enrico Mentana in risposta a uno dei numerosi individui che impestano il web:
Webete è una parola macedonia davvero efficace, per diversi motivi:
♦ Trasparenza: si comprende subito che è formata da web+ebete
♦ Conformità: rispetta le regole fono-morfologiche dell’italiano
♦ Eufonia: risulta di suono gradevole ed è semplice da pronunciare
♦ Memorabilità: è facile da ricordare
♦ Unicità: non si confonde con parole già esistenti
♦ Spiritosità: si apprezza per l’arguzia e per l’uso creativo di un sostantivo ormai disusato
Significa che webete è un neologismo destinato a entrare nella lingua italiana? O invece, dopo gli entusiasmi iniziali, rimarrà un occasionalismo? Difficile dirlo ora, il successo di una nuova parola dipende infatti anche da altri fattori:
♦ Frequenza: si affermano le neoformazioni usate spesso e continuativamente
♦ Varietà d’uso: le parole devono poter essere usate in contesti e in registri diversi
♦ Produttività: hanno più successo le parole da cui possono derivarne altre
♦ Rappresentatività: si affermano le parole che denominano nuovi concetti e colmano vuoti lessicali o terminologici
Solo fra qualche mese sapremo se webete sarà definitivamente entrato nell’uso e in che contesti, e se e come si differenzierà da troll, imbecille dei social* o altre descrizioni già esistenti.
Un altro webete nel XX secolo
Si può anche osservare che questa non è la prima comparsa della parola webete. Si trova un’attestazione già nel 1998, poi registrata in Il gergo telematico (1993-2003) di Maurizio Codogno con questa definizione:
webete – utente che considera Internet composta solamente dalla WWW. Neologismo coniato da Ginzo |
Si tratta comunque di una coincidenza: il webete di allora rappresentava un concetto diverso e risultava una parola poco trasparente, molto specifica, gergale e non produttiva. Non stupisce che sia rimasto un occasionalismo che ha lasciato poche tracce.
Webete nei dizionari e il fantasma di petaloso
Intanto c’è già chi tira in ballo l’Accademia della Crusca per chiedere che webete venga aggiunto ai dizionari e così ne venga legittimato l’uso.
La faccenda di petaloso a quanto pare non ha insegnato nulla: i dizionari moderni non sono prescrittivi ma descrittivi, sono i parlanti con il loro uso che “convalidano” le parole. Oltretutto l’Accademia della Crusca non fa vocabolari!
Un’ultima annotazione: alcuni media hanno citato la neoformazione webete e l’hanno descritta come crasi anziché come parola macedonia. È un errore terminologico diffuso che ho già descritto in Brexit, Bremain e la crasi dei media italiani.
Aggiornamento settembre 2017: Una conferma per webete!, il neologismo è stato inserito nella nuova edizione del Vocabolario Devoto-Oli.
Vignetta in tema, dai social:
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Nuovo post: Blastare: dai videogiochi a Mentana (un altro neologismo legato al giornalista). In tema anche Trollare: senza troll, nuovo significato!
* Cfr la nota affermazione di Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.”
Marco:
e bravo, alberto! quante ne sai e quante ne imparo. buona giornata dalla (grande) germania
Remo:
Non avevo visto a quale commento Mentana aveva dato questa risposta, ma mi sa che la figura del webete l’ha fatto proprio lui credendo di essere brillante. Forse è per questo cortocircuito che questa banalità sta avendo tanto successo, perché si attaglia ci l’ha usato per primo.
Licia:
@Remo non entro nel merito delle intenzioni di Mentana, che a quanto pare è piuttosto infastidito dalla rilevanza data al suo commento. Credo invece che webete sia utile come spunto per evidenziare cosa renda efficace una nuova parola e cosa invece la faccia finire nel dimenticatoio. 😉
Alpha T:
Lo vedo più come un occasionalismo proprio perché invenzione troppo studiata e personale, esercizio di humour. Mi viene da dire che la presenza di una chiara intenzionalità di un autore identificato sia un ostacolo grosso alla diffusione.
Un caso importante di occasionalismo che voleva diventare neologismo era una vecchia pubblicità, che cercava di imporre un uso figurato di “al dente”
Alpha T:
Che strano, stanotte ero convinto di aver scritto humor… sto invecchiando! AmE>>BrE
Webete: fare il tifo per o contro le parole nuove | Treccani:
[…] (dipende «da tutti noi», direbbe la Crusca). Ricorda Licia Corbolante nel suo blog Terminologia etc. che il successo di una nuova parola, oltre che dagli eventuali entusiasmi iniziali […]