Archistar, pseudoanglicismo

titoli di notizie sulla morte di Zaha Hadid

Nelle notizie sulla scomparsa di Zaha Hadid è ricorrente la parola archistar, immancabile quando l’argomento è un architetto di grande fama e successo.

È una parola curiosa perché sembra un anglicismo, modellato su superstar o rockstar, e invece ha origine italiana. È stata coniata nel 2003 dalle autrici del saggio Lo spettacolo dell’architettura. Profilo dell’archistar© , Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli, che l’hanno anche “brevettata”: dettagli in Archistar, parola di copyright.

Lo stesso concetto esiste anche in inglese ma è realizzato con un ordine diverso degli stessi elementi, starchitect. È una parola nata negli anni ‘40 del secolo scorso con un altro significato: in origine indicava una star del cinema che si improvvisava architetto [etimologia da Oxford Dictionaries]. In inglese invece archistar non ha alcun significato, se non quello letterale di “arcistella”.

In tema, aggiungo wow factor architecture, un’espressione inglese che descrive ironicamente opere architettoniche particolarmente originali o spettacolari.

A imitazione di archistar, ma molto meno frequente, in italiano c’è anche artistar, l’artista che gode di fama e tributi.


Aggiornamento 2020 – Sul modello di archistar durante la pandemia è apparso il neologismo virostar, nome sarcastico dato ai virologi con grande visibilità mediatica.

Aggiornamento 2024 – Altre variazioni in tema da Stefano Bartezzaghi per una potenziale parola per linguista famoso: se ci sono gli “archistar”, potremmo chiamare [Noam] Chomsky “glottostar”? È meglio o peggio di “linguistar”?


7 commenti su “Archistar, pseudoanglicismo”

  1. Andrea:

    Anche perchè credo che in inglese Archistar suonerebbe più come Arcistar, con la C dolce (del resto Pinocchio lo pronunciano Pinoccio)

  2. Licia:

    @Andrea, infatti, e farebbe pensare al prefisso arch– in parole come arch-enemy (acerrimo nemico, se scritto con la maiuscola il diavolo), arch-conservative, arch-rival

  3. Ivo:

    E non è neppure chiaro se l’abbiano registrata: la Treccani cita l’ufficio brevetti lasciando intuire che sia un marchio, ma non l’ho trovato nell’elenco dei marchi registrati (tralasciando che in Italia sarebbe più corretto parlare di diritto d’autore e non di copyright).

  4. Mauro:

    @ Ivo

    Per quanto riguarda i termini e le parole si parla di marchio registrato (alias trademark), non di diritto d’autore (alias copyright). Quest’ultimo vale per testi, non per singole parole. Infatti il copyright per singole parole non è applicabile in nessun paese, non solo negli USA 😉

  5. Licia:

    @Mauro, commento ineccepibile dal punto di vista terminologico, però nel linguaggio comune brevettato ormai ha un significato generico di “riconosciuto come nuovo ed esclusivo” (determinologizzazione). Ho aggiunto le virgolette per chiarire il senso.

    @Ivo, grazie per il riferimento.

    Un vecchio post sulla capacità distintiva del marchio negli Stati Uniti (e in Italia): Tecnologia, frutta e marchi registrati.

I commenti sono chiusi.