Date un’occhiata a queste locandine di iniziative italiane per l’8 marzo raccolte da Innovazione e digitale. Gli eventi per la Festa della Donna.
L’inglese è la lingua di scienza e tecnologia ma qui non c’entra: si tratta piuttosto di itanglese o addirittura di inglese farlocco e non sempre la comunicazione ne giova. Vediamo qualche esempio, con l’esclusione di HeForShe perché è il nome di una campagna internazionale.
Yes WE_STEM
In Anglicismi governativi: STEM ho già descritto l’acronimo culturalmente americano e poco trasparente al centro del Mese delle STEM promosso dal MIUR. Lo ritroviamo nell’iniziativa Yes WE_STEM. Women Empowerment for STEM. Che interpretazione le date?
Pensavo che il nome volesse richiamare Yes, we can, lo slogan della campagna di Obama del 2008 (in inglese le vocali di can e stem sono diverse ma nella pronuncia italianizzata il gioco di parole può funzionare). Avevo qualche dubbio che il riferimento fosse riconoscibile per le ragazze che vanno invogliate a studiare materie scientifiche, quindi che sono ancora a scuola, perché all’epoca potevano avere al massimo 10 anni (mancanza di conoscenze enciclopediche).
In realtà Obama non c’entra nulla: ho scoperto che Yes WE_STEM dovrebbe far pensare a WISTER (Women for Intelligent and Smart Territories), una rete italiana di donne. Temo però che funzioni solo nella comunicazione orale e con pronuncia italiana, ma non in quella scritta, e ha comunque bisogno di spiegazioni.
Woman is noW
Il nome completo dell’evento è HITalk WoW! Woman is noW. Amore. Forza. Genialità. [dettagli qui]. Non ho ben capito cosa si intenda con woman is now, ma probabilmente è una variazione della formula X is now già vista in pubblicità, dove X è una parola dell’inglese di base, cfr. Winter is (s)now, tipico esempio di inglese farlocco. Aggiornamento: gli organizzatori mi hanno risposto “crediamo che sia intelligente utilizzare entrambe le lingue per un evento che ospita eccellenze italiane anche all’estero”, a me invece non sembra una scelta molto efficace.
Start Women Up
Start Women Up. Inspiring stories of success [dettagli qui] è un’iniziativa dall’Università Bocconi che si è svolta interamente in inglese.
Per un pubblico italiano il riferimento a startup nel titolo è palese, ma in inglese start someone up può avere connotazioni sessuali, come ad esempio in Start Me Up dei Rolling Stones.
In contesti di madrelingua inglese iniziative simili hanno nomi come Startup Women o Women who startup. Il verbo start up con il significato di “avviare un’attività” privilegia infatti la costruzione con l’oggetto dopo la preposizione: provate a confrontare il numero di occorrenze di “start up a business” vs “start a business up”.
Poco idiomatica anche l’espressione stories of success perché in inglese ci si aspetta la locuzione success story, così frequente da essere lemmatizzata anche nei dizionari (esempio). Insolita inoltre la lettera H dopo l’orario nel formato 24 ore, 18:30H.
In conclusione…
Domanda retorica: in un contesto italiano, vale davvero la pena ricorrere all’itanglese? Non mi pare che la comunicazione risulti più chiara ed efficace, anzi, in alcuni casi l’effetto sfiora il ridicolo.
La scarsa trasparenza dell’acronimo STEM (Science, Technology, Engineering and Maths) si nota anche nell’immagine scelta da De Agostini Scuola, dove STEM diventa un sostantivo maschile singolare (stem come picciolo o stelo?). Ho provato a chiedere delucidazioni ma non ho ricevuto risposta.
In tema con la giornata della donna:
♦ Donne e grammatica (sessismo linguistico e nomi di professione)
♦ Comunicazione in rosa (anche i colori contribuiscono agli stereotipi)
♦ Il bonifico, un’operazione maschile (alternative neutre nella comunicazione)
♦ Femmine, signorine e donne (interferenze dell’inglese nelle informazioni tradotte)
♦ like a girl ≠ come una ragazza (in inglese e italiano parole solo in apparenza equivalenti)