Oggi il governo Renzi compie due anni, riassunti graficamente nel sito della Presidenza del Consiglio con l’hashtag #ventiquattro, un video, alcune immagini e questa word cloud:
Non conoscevo la locuzione patent box e ho fatto qualche ricerca. Il Ministero dello Sviluppo Economico e altri siti governativi descrivono il patent box (sostantivo maschile) come un regime di tassazione agevolata sui redditi derivanti dalle opere di ingegno, ma non spiegano perché l’hanno chiamato così.
Il concetto di Patent Box – noto anche come Intellectual Property Box (IP Box) o Innovation Box – è nato in Irlanda ed è poi stato adottato anche da altri paesi europei. Il nome ha origine da una metonimia: fa riferimento alla casella (box) che si deve barrare nei moduli di dichiarazione dei redditi se si ha diritto alle agevolazioni relative a brevetti (patent) o altre opere di ingegno.
A quanto pare, però, in Italia non basta fare una crocetta nella dichiarazione dei redditi ma bisogna inviare apposita istanza all’Agenzia delle Entrate: dettagli in Patent box al via – Prime istruzioni e chiarimenti delle Entrate. In un contesto italiano il nome patent box propone quindi una metafora che risulta non solo poco trasparente ma anche arbitraria.
Nella word cloud riportata sopra, che nel sito del governo è descritta erroneamente come cloud (concetti diversi!), si notano altri due anglicismi, jobsact (un’unica parola?) e voluntary, abbreviazione impropria di voluntary disclosure.
Vedi anche: Elenco di anglicismi istituzionali
Il Quotidiano del Lazio ǀ La cloud di Renzi si perde in Patent box e voluntary
[…] La terminologa Licia Corbolante nel suo blog ci viene in soccorso e dimostra come spesso tali formule linguistiche siano una pericolosa metafora “non solo poco trasparente ma anche arbitraria”. […]