Brainstorming: possiamo dirlo in italiano? è una bella consulenza dell’Accademia della Crusca che spiega perché brainstorming è un anglicismo insostituibile: è molto diffuso, in uso ormai da decenni e nessuna “traduzione” italiana è risultata sufficientemente precisa o efficace.
L’origine di brainstorming e le alternative proposte da chi rifiuta il prestito mi danno lo spunto per ricordare alcuni aspetti del lavoro terminologico.
Le risemantizzazioni di brainstorming
Le prime occorrenze di brainstorm in inglese risalgono alla fine del XIX secolo. All’inizio la parola, letteralmente “perturbazione nel cervello”, indicava una disfunzione cerebrale momentanea, ad es. un attacco epilettico. Nei primi decenni del XX secolo ha quindi assunto significati diversi in inglese britannico (un momento di vuoto mentale) e in inglese americano (un’idea improvvisa e brillante, cfr. lampo di genio).
In italiano è arrivato solo il significato più recente di brainstorming, metodo per risolvere un problema attraverso il confronto di idee espresse liberamente dai partecipanti. È stato ideato nel 1941 dal pubblicitario statunitense Alex Osborn che inizialmente l’aveva chiamato think up (dal verbo think up, escogitare, ideare, creare) e solo in seguito l’ha rinominato brainstorming.
Osborn ha operato così un’ulteriore risemantizzazione. Nella sua concezione brainstorming equivale infatti a “using the brain to storm a creative problem – and to do so in commando fashion, with each stormer audaciously attacking the same objective”. È una metafora militaresca di assalto (storming) condotto da più cervelli che però non ha resistito nel tempo, come mostra la simbologia più comune usata per rappresentare il concetto, quella del temporale (storm), con il cervello a forma di nuvola da cui escono uno o più lampi.
Formazione secondaria dei termini
Nella formazione secondaria dei termini (a un concetto nato in una lingua 1 viene dato un nome in una lingua 2) si analizzano le caratteristiche essenziali e distintive del concetto all’interno del suo sistema concettuale. Si identifica il contesto d’uso (linguistico, situazionale, cognitivo e culturale) e si valuta la denominazione nella L1 considerando usi metaforici, risemantizzazioni, slittamenti di significato, potenziali ambiguità, anche grammaticali, eventuali usi arbitrari delle parole e altri aspetti, anche stilistici e di registro, che potrebbero non avere corrispondenza nella L2 (anisomorfismo).
Per la scelta del termine in L2 vengono inoltre fatte considerazioni sul destinatario (utente tipico), confrontandolo a quello della L1: se ne valuta il livello di esperienza, le conoscenze specifiche, l’eventuale propensione per termini inglesi e la visibilità del termine ecc.
In questo modo si riescono ad evitare esattismi e “traducenti” letterali, come succede quando ci si focalizza sulle singole parole della L1 anziché analizzare i concetti che rappresentano.
Alternative italiane a brainstorming
A questo punto credo sia chiaro perché le alternative italiane a brainstorming non hanno avuto successo. Alcuni esempi con considerazioni tipiche del lavoro terminologico:
Tempesta di cervelli e turbine di cervelli fraintendono il significato dell’espressione originale (interpretazione grammaticale errata: la “tempesta” è nel cervello).
Tempesta mentale e cervello in tempesta rendono solamente l’accezione originale – ma non quella moderna – e non considerano che in italiano il significato figurato di tempesta è negativo (sconvolgimento drammatico e doloroso), motivo per cui neppure tempesta di idee è una soluzione del tutto adeguata.
Assalto mentale riproduce l’analogia di Osborn che però nel frattempo è diventata obsoleta e non più riconoscibile. Inoltre, le connotazioni militari rendono la locuzione inadatta alle sensibilità moderne.
Spremimeningi, modellato sul francese remue-méninges, è una soluzione che suona desueta e quindi fuori luogo per un concetto nato in ambito pubblicitario, e fa anche pensare a un’attività individuale. Può essere utile prendere ispirazione da altre lingue, ma bisogna assicurarsi che sistemi concettuali e aspetti stilistici siano effettivamente paragonabili (e comunque anche in francese l’anglicismo brainstorming viene preferito alla soluzione “autoctona”).
Mappa concettuale va scartato perché denomina già un altro concetto.
Riunione strategica, riunione risolutiva, incontro per risolvere non funzionano perché sono descrizioni generiche che non identificano il concetto in modo univoco.
Sessione o riunione ideogenetica è apprezzabile per l’analisi del concetto e il tentativo di riprodurlo in L2 senza farsi influenzare dalle strutture lessicali della L1. L’aggettivo ideogenetico appartiene però a un registro formale aulico mentre nei contesti dove si fa brainstorming prevale l’italiano neo-standard (cfr. architettura dell’italiano contemporaneo).
Aggiungo un esempio del 1965, gragnuola delle idee, ingegnoso perché la parola gragnuola racchiude in sé sia la metafora atmosferica che il senso figurato di “serie ininterrotta e rapida”. È però una parola poco nota e ormai desueta, e quindi con connotazioni che la rendono poco adatta agli ambiti in cui si fa brainstorming.
Ogni altra nuova soluzione sarebbe comunque utile solo come esercizio lessicale: per il concetto conosciuto da decenni come brainstorming è ormai improponibile qualsiasi alternativa. La sostituzione dei forestierismi è infatti possibile solo su quelli più recenti e non ancora entrati nell’uso comune.
Fonti:
Oxford Dictionaries
History and use of brainstorming
America in So Many Words: Words That Have Shaped America
Applied Imagination – Principles and Procedures of Creative Writing
Vignette: Pearls Before Swine e Incidental Comics
Massimo S.:
Forse può essere aleatorio tentare una traduzione (trovare un’equivalenza) di “brainstorming” in italiano che possa andare bene per tutti i contesti.
Ma non è detto che si debba sempre e comunque arrendersi all’uso del detto forestierismo.
Es. il cartello
“BRAINSTORMING!
DO NOT DISTURB!”
appeso, in ipotesi, tanto alla porta chiusa di una sala riunioni di un ufficio di creativi pubblicitari quanto alla porta dell’ufficio strategico della Nato potrebbe venir reso in italiano con “cervelli al lavoro non disturbare”
Mi pare che espressioni come “cervelli al lavoro” o “lavoro di cervelli” siano plausibili e non risibili in italiano e abbiano in sè la capacità di evocare pure nel parlante italiano, e quindi nel linguaggio di approdo, il concetto di persone con competenze diverse che si confrontano e interagiscono anche in modo serrato per partorire in tempi brevi idee nuove e nuovi inediti approcci a problemi per trovarne soluzioni più o meno efficaci.
E ciò proprio per l’idea di creatività, d’ingegno, di pensiero brillante e non banale che si concretizza e si attua in modo rapido ed efficace, legata ormai metaforicamente al termine italiano cervello
Il termine italiano “lavoro” darebbe poi ulteriore sostanza a questa attività connotandola come diretta a uno scopo e richiedente impegno, energia per poter essere compiuta.
Né mi sembra che tali espressioni siano diffuse nell’italiano per marcare altri concetti, diversi da ‘brainstorming’, che potrebbero generare confusioni.