Ho trovato molto efficace la proposta del linguista Francesco Sabatini di sostituire l’anglicismo stepchild con il neologismo configlio. Sintetizzo le sue riflessioni, che potete ascoltare nella registrazione del programma UnoMattina (da 1:46 in poi).
Nel dibattito sulle unioni diverse dal matrimonio, il concetto “bambino che entra a far parte di una coppia, figlio di uno solo degli elementi della coppia, sia essa etero od omosessuale” avrebbe già un nome, figliastro, ma non è adatto perché ha connotazioni negative conferite dal suffisso –astro.
Sabatini sottolinea che dobbiamo preoccuparci dell’effetto che producono le parole in uso e specialmente in questo caso è evidente una nuova sensibilità che richiede una nuova parola. Chi crede di aver trovato in stepchild un termine non offensivo in realtà non ha risolto nulla perché è una parola oscura e difficile da pronunciare.
Il neologismo configlio
Il linguista propone il neologismo configlio, una parola chiara e “affettivamente calda” perché formata con il prefisso con- che indica inclusione, partecipazione e quindi anche accoglienza, e che richiama una famiglia di parole che comprende coniuge, compagno, convivente, compare, comare… Sul modello di configlio si possono poi formare compadre e commadre, in sostituzione di patrigno e matrigna, altre parole connotate negativamente.
L’affermazione del neologismo configlio contrasterebbe anche la diffusione di una locuzione usata in ambienti parlamentari, figlio sociale, che fa pensare a cooperative o ad altre associazioni poco felici.
Aggiungo anche che la neoformazione configlio ci ricorda che l’italiano dispone di meccanismi di formazione di neologismi molto efficaci, purtroppo spesso ignorati dai paladini dell’itanglese.
Sabatini conclude ricordando che inizialmente i neologismi possono scuotere e non piacere, ma con l’uso vengono accettati da tutti i parlanti, e quindi suggerisce di provare a usare configlio in sostituzione di stepchild. Apprezzo e diffondo l’invito, augurandomi che anche politici e media lo accolgano.
Ricordo anche che in alternativa a stepchild adoption esiste già la locuzione adozione del figlio del partner. Dettagli:
♦ Anglicismi governativi: stepchild adoption (attenzione: in inglese non è un termine giuridico)
♦ Lo step– della stepchild adoption (etimologia ed errori “italiani” di grafia e pronuncia)
Aggiornamento marzo 2016 – Terminologia svizzera: il concubinato descrive un termine giuridico svizzero inesistente in italiano: corrisponde alla convivenza more uxorio ma si applica anche a coppie omosessuali. Etimologia di concubino: dal latino concubinus, derivato di cubare “stare a letto”, col pref. con-
.
Roberto:
Applicando il concetto ad altri componenti della confamiglia si parlerà quindi di confratelli e consorelle?
.mau.:
peccato che “configlio” faccia pensare – almeno a me – che l’abbia fatto tu il figlio. Posso capire che il suffisso -astro sia sentito come peggiorativo e quindi non vada bene, ma non mi pare questa la soluzione. A questo punto la locuzione “figlio acquisito” mi sembra meglio.
Massimo S.:
Cara Licia,
concordo in pieno.
E’ il post che, mutatis mutandis, avrei scritto io 😉 per questo blog, immediatamente dopo aver visto la trasmissione, nei limiti della mia memoria (non avendo sott’occhio la registrazione del programma), e delle mie cognizioni…
D’accordissimo anche sulla constatazione che la fortuna dei neologismi, dipende in sostanza, dall’uso, anche dei media, che può contribuire a farli accettare a un pubblico inizialmente perplesso.
E che l’italiano ben può formare neologismi efficaci, senza dover sempre ricorrere a termini inglesi per concetti nuovi.
E’ in questo modo che io intendo il rinnovamento della lingua, su stimolo di altre lingue e culture o per il mutamento dei costumi e dei modi di sentire della società.
Sarà raccolto l’autorevole suggerimento di Sabatini?
Io dico che per l’intanto potrebbe essere usato nelle denominazioni ufficiali o dei media, come sintetica locuzione sostitutiva dell’opaca espressione inglese.
Ma se alla fine il neologismo non avesse successo, troverei davvero insostituibile, o preferibile , la chiarezza e la neutralità di “adozione del figlio del compagno” piuttosto che l’espressione inglese o altre che fanno ricorso a termini stranieri benché acclimatati da lungo tempo nell’italiano.
Francesco:
Ma la regina cattiva di Biancaneve possiamo continuare a chiamarla “matrigna”? O dobbiamo iniziare a chiamarla “comadre”? 😉
Mauro:
Sono totalmente d’accordo con .mau.
Oltretutto compadre suona troppo come compare.
Luigi Muzii:
Proprio sullo Zanichelli (ohibò) compare è dato insieme a compadre e comadre insieme a comare. Chissà “goomah”…
Configlio segue questa direzione, ma sa tanto di lagomorfo.
Chissà perché quest’ansia di neologismi a tutti i costi. Figliastro ha connotazione negativa per eredità letteraria, non linguistica.
Magari una riflessione sull’origine storica del matrimonio (e delle ragioni associate) non guasterebbe.
Certi esercizi linguistici sono patetici. Tanto quanto l’uso di termini del tutto inutili, indipendentemente dal fatto che appartengano, più o meno propriamente, a una lingua straniera.
Ogni Fortezza Bastiani di impronta linguistica è destinata alla stessa sorte di quella letteraria.
Massimo S.:
Configlio non mi dispiace, ma forse è una soluzione astratta, allo stato, che potrebbe essere fatta propria dai media e dalle fonti ufficiali, al posto o in concorrenza con stepchild, in modo da (provare a) diffonderne l’uso, offrendo al pubblico un’alternativa linguistica che solo l’uso potrà poi convalidare.
Ricordo la vicenda di ‘autista’, conducente di automobile, che si affermò in italiano a partire dagli anni ’30, al posto di chaffeur, anche grazie all’uso impostone dal regime fascista.
Cessata la ‘costrizione’, il termine è stato liberamente scelto e usato dagli italiani al punto da soppiantare del tutto il termine francese.
Se, dunque, il passaggio da ‘stepchild’ a ‘configlio’ può suscitare per il momento qualche perplessità, scartate le soluzioni in ‘astro’, ormai connotate negativamente, e anche quelle tipo ‘figlio di primo letto’, pur classicamente attestate nei vocabolari, non resta, per me, che esplicitare in italiano “stepchild adoption” con “adozione del figlio del compagno”, cioè con un’espressione dotata allo stesso tempo di sufficiente chiarezza e neutralità.
Stepchild = figlio del compagno o del coniuge, o anche come suggerisce .mau inclusivamente, ‘figlio acquisito’.
fratellastro, sorellastra = fratello, sorella per parte di padre o madre, o anche fratello, sorella unilaterale o fratello, sorella acquisiti.
Licia:
Sabatini aveva previsto questo tipo di reazioni: c’è sempre resistenza a neologismi che cercano di sostituire parole già in uso. Vi rimando anche alle considerazioni di Silverio Novelli sull’estetica delle parole riportate in Neologismi belli e brutti, c’è posto per tutti!
Aggiungo qualche altra considerazione.
@Roberto a meno che non intervengano ulteriori modifiche, la cosiddetta stepchild adoption è già prevista per le coppie sposate e verrebbe consentita anche per le unioni civili, sia etero che omo, quindi sono descritti come configli solo i figli preesistenti di una delle due persone di coppie che vengono “ufficializzate” tramite matrimonio o unione civile. Con l’adozione, i configli diventano figli, quindi all’interno della stessa famiglia ci saranno fratelli e sorelle. Se non c’è adozione, non credo si siano legami di parentela tra gli eventuali figli di ciascun componente della coppia perché non hanno un genitore in comune.
@.mau. in che senso che l’hai fatto tu?
@Francesco ma nelle fiabe è obbligatoria la connotazione negativa! Vedi Più cattiva Maleficent o Malefica?
@Luigi Muzii gli aspetti diacronici sono fondamentali nelle valutazioni lessicali e terminologiche e infatti Sabatini li ha evidenziati con il riferimento alla nuova sensibilità verso le parole in uso. Nel post ci sono i link alle voci del Vocabolario Treccani per compare e comare perché le accezioni di padrino e madrina, in particolare in relazione ai genitori del battezzato, sono ormai poco usate (perlomeno in alcune zone d’Italia) ma proprio perché desuete consentono una risemantizzazione efficace. La continua evoluzione della lingua e del suo lessico suggerisce anche di non fossilizzarsi sull’etimologia e sui significati originali o “storici” delle parole perché potrebbero non corrispondere più al loro uso effettivo, e di non ignorare le accezioni alternative che potrebbero essere state acquisite nel frattempo (cfr. i prestiti camuffati, i falsi amici accolti definitivamente nel lessico, un fenomeno di interferenza dove l’unico rapporto tra il materiale lessicale delle due lingue è di tipo formale, ossia un’integrazione “ad orecchio” senza una comune base semantica). Mi rendo conto che sono aspetti non del tutto ovvi per chi non opera in ambito terminologico, ma ne ho accennato spesso nel blog, ad es. recentemente in Terminologia, traduzione e DNA con rimandi al ricambio lessicale e all’evoluzione dei concetti.
@Mauro, vedi sopra sulla risemantizzazione di compare.
@Massimo avevi già dettagliato ampiamente la tua preferenza per adozione del figlio del compagno nei commenti ad Anglicismi governativi: stepchild adoption. 😉
Carla Crivello:
“Acquisiti” affianca da anni “figli” e “genitori” negli articoli e saggi in campo psicologico sulle nuove/complesse famiglie.
Massimo S.:
@Licia.
La mia “ridondanza”, che vorrebbe assomigliare a quella informatica o dell’ingegneria dell’affidabilità, è dettata dall’ansia di manifestare il più esattamente possibile le mie opinioni, via via che vanno formandosi, e dal timore di non riuscirle a spiegarle bene o che, alcune, non giungano o non siano giunte a destinazione. 😉
Licia:
@Massimo S. i commenti sono sempre benvenuti ma ti invito a privilegiare la sinteticità e riportare qui solo le opinioni già formate e non quelle ancora in fieri. Attenzione ai commenti troppo lunghi: finiscono automaticamente nello spam, ultimamente così abbondante che svuoto la cartella senza più verificare se ci siano falsi positivi.
Silvio Marcello Parlatano:
Concordo perfettamente con la tesi e l’autorevole soluzione del Prof. Sabatini a proposito dell’opportuno neologismo “configlio” al posto del brutto e incomprensibile, oltre che impronunciabile, “stepchild”.
Mi meraviglia che i media, soprattutto quelli radiotelevisivi, non
si prestino a fare da immediata cassa di risonanza per la rapida diffusione di tali tentativi che mirano all’arricchimento ed ed alla conservazione del nostro patrimonio linguistico e culturale.
Iova:
configlio, il consiglio con la zeppola
.mau.:
l’ho fatto io nel senso di genitore. Se io mi cirinnassi 🙂 con Asdrubale che ha il figlio Annibale, chiamare Annibale mio configlio mi darebbe l’idea che io l’abbia in qualche modo generato. Con “figlio acquisito” invece non avrei dubbi: è figlio mio dal punto di vista legale ma non dal punto di vista biologico.
Licia:
@Silvio Marcello mi sarei aspettata maggiore visibilità per questa proposta. Ho trovato Perché la parola «configlio» è meglio di «stepchild» (Paolo di Stefano nel Corriere), Crusca e stepchild: ipotesi di sostituzione con “adozione del figlio del partner” (intervista di Controradio a Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, che non pare troppo convinto), e Meglio dire «bail in» o «salvataggio dall’interno», «stepchild o «configlio»? Il dibattito è aperto (Raffaella De Santis in La Repubblica).
@Carla @.mau. figlio acquisito è un’ottima soluzione però potrebbe far pensare al figlio ufficialmente riconosciuto come tale, quindi dopo l’adozione, quando è figlio a tutti gli effetti, mentre figliatro/stepchild/configlio è lo stadio precedente, quando il minore è solamente il figlio del partner.
Ercole:
Cara @Licia,
bail in perchè dovrebbe esser meglio di salvataggio interno? Perchè è più corto?
E come si pronuncia? 🙂 Gli inglesi… famosi per la ricerca dei neologismi nelle parole romanze poichè nel loro lessico son carenti di molte cose.
Siamo famosi anche per avere un nome per ogni cosa, poichè ogni cosa ha un nome… vale anche per gli anglofoni? Ti rispondo io, NO! 🙂
Non abbiamo nulla da invidiare, se non la loro distribuzione “linguacea” mondiale, attraverso i mercati.. Sempre se in un futuro non arriviamo a parlar cinese…
Mio nonno diceva: -Meno male che sono arrivati gli alleati, se no a quest’ ora parlavamo tutti il tedesco…
eh… il tedesco… 🙂 invece… ci rovelliamo per stepciaild, anche se il nome esiste già da tempo…
Boh, penserei più a preservar la lingua da questi simplyciottismy che è già bella e piena così com’è 🙂
Saluti a tutti
Ercole:
Dimenticavo,
(scusami, sono a lavoro e vengo interrotto per cose futili) ognitanto mi ritorna a mente cosa dicono gli “anglofoni US d’ oltreoceano”
Scrivo un paio di megabattute in italiano, ma comunque irritanti..
1) (US)la tavola periodica degli elementi è scritta tutta nella nostra lingua (inglese…)
(io)Pensavo fosse latino… 🙂
2) (US)Molte parole italiane derivano dall’ inglese!!!
(io)Oh santo cielo… a questa battuta, stavo per andare di matto….
3) (US)come pronunciate cento? auhahuuha che nome buffo, ma la moltiplicazione la chiamate “per”? ma che significa?
(io) Strano, eppure percentuale, so che significa “per” “cento”
E’ solo un esempio… poteri continuare, ma per adesso con la confusione qui direi che non riuscirei a concentrarmi..
Ercole:
Sappi che queste battute sono vere, e le senti abbastanza spesso, in giro negli states…
Per non parlare della tavola degli elementi scritta in inglese… ascoltate anche alle scuole medie superiori in italia…
Per convenzione i ragazzi italiani giovanissimi, pensano che l’ inglese è la lingua da cui nasce tutto, anche i videogame giapponesi…
Ahhhhh dimenticavo:- italiana universale… Pizza!!!
5) (US) Ma come, anche in italia mangiate la pizza?
(io) E si, a volte ci americanizziamo…
Pensa alcune conversazioni le registro onde evitare di fraintendere il discorso e allora mi capita di registrare ste boiate….
il declino culturale è solo all’ inizio…
Alessandro de Lachenal:
salve, segnalo questo articolo di Annamaria Testa, scritto con la sua consueta e intelligente perspicuità:
http://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2016/02/22/parole-inglesi-google-trends
Buon proseguimento!
Configlio ǀ parole:
[…] In trasmissione, Tiberio Timperi ha commentato subito che configlio «suona bene»; immediata l’adesione di Paolo Di Stefano nel «Corriere della Sera» e quella di Licia Corbolante, autrice di un autorevole blog sui temi della lingua, particolarmente attenta, anche in base alla sua profonda esperienza professionale, agli anglismi farlocchi. […]
Licia:
Grazie Alessandro. Ho aggiunto questo commento allo stesso articolo nel sito di Nuovo e Utile:
Nella documentazione italiana UE hotspot da subito ha avuto un equivalente in punto di crisi, termine che però i media hanno ignorato perché presumibilmente facevano riferimento a fonti in inglese. Punto di crisi può non piacere ma è il termine scelto da chi ha creato il concetto e che consente di fare ricerche e reperire le informazioni pubblicate dalle istituzioni europee. In questo caso credo sarebbe stato preferibile attenersi alla terminologia italiana ufficiale senza proporre alternative.
Qui nel blog:
♦ hotspot
♦ voluntary disclosure
♦ stepchild adoption