Unioni civili e traduzione (con civil partnership)

Forse avete notato che Matteo Renzi usa l’anglicismo civil partnership (esempi: qui e qui). Si tratta di una scelta stilistica oppure intende un concetto diverso da unione civile?

Per rispondere può essere utile dare un’occhiata a come sono riportate dai media di lingua inglese le notizie sul dibattito in corso in questi giorni. Alcuni esempi:

esempi di notizie da The Guardian, Reuters, The New York Times, BBC

Si può notare che il concetto “italiano” di unione civile è stato reso in modi diversi: civil union, specificando però gay, same-sex union e same-sex marriage. Nei media britannici appare anche civil partnership.  

La voce civil union di Wikipedia riporta una decina di altri termini inglesi alternativi usati in paesi diversi. Sottolinea che ci sono notevoli differenze tra cosa si intenda per unione civile negli ordinamenti giuridici che la prevedono, a partire da chi possa costituire la coppia di un’unione civile e dai diversi diritti, doveri e benefici che comporta (cfr. anche la voce italiana unione civile, che cita anche i DICO proposti dal governo Prodi ma mai approvati). Altri dettagli, con un confronto tra paesi europei, in A history of same-sex unions in Europe, da cui è tratta questa carta:

Same-sex unions in Europe – The Guardian

L’esempio di unione civile e delle diverse possibili traduzioni che può avere in inglese ci ricorda che in contesti diversi gli stessi concetti (cfr. triangolo semiotico) possono avere “etichette” diverse (i termini) ma anche che le stesse “etichette” possono designare concetti diversi, oppure concetti simili ma con caratteristiche distintive diverse.

Nelle traduzioni ci si deve assicurare non solo che ci sia una corrispondenza tra i termini delle due lingue, ma anche che ci sia un’effettiva corrispondenza tra i concetti e, in caso negativo, vanno rese esplicite le eventuali differenze.

Anglicismi nella comunicazione governativa

Tornando a civil partnership, è il termine giuridico usato nella legislazione del Regno Unito, dell’Irlanda e del Sudafrica, con caratteristiche diverse in ciascun paese. Nell’uso più generico dei media britannici, civil partnership è sinonimo di civil union. Non mi pare che Renzi si riferisca ad alcun paese in particolare, penso invece che civil partnership sia l’ennesimo anglicismo superfluo, usato nell’illusione che l’itanglese sia più preciso dell’italiano ma che in realtà serve solo a confondere le idee: basti pensare a tutti i fraintendimenti sul significato di stepchild adoption!

A questo proposito, le notizie in inglese confermano che stepchild adoption non è un termine giuridico inglese, come avevo già evidenziato in Anglicismi governativi: stepchild adoption. Vari media evitano la locuzione, ad es. la BBC parla di parental rights, mentre chi la usa la mette tra virgolette o specifica “cosiddetta”, ad es. in The New York Times si legge so-called stepchild adoption provision, Reuters e Irish Times usano so-called “Stepchild Adoption” clause / provision e The Guardian  “stepchild provision”.

Falsi amici civile e civil

Concludo ricordando alcuni potenziali falsi amici in italiano e inglese: civile si traduce civil se vuol dire “relativo al cittadino” o se usato in senso giuridico. Se opposto a militare, si traduce civilian, e si dice civilized se invece significa “che offre testimonianza di [una] civiltà”.

Queste differenze sono un esempio di anisomorfismo e il motivo per cui l’invito a riconoscere le unioni civili, Sveglia Italia! È ora di essere civili. non è altrettanto efficace tradotto in inglese: Wake up Italy! It’s time to be civilized.
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Vedi anche: Elenco di anglicismi istituzionali 
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4 commenti su “Unioni civili e traduzione (con civil partnership)”

  1. Luigi Muzii:

    Non è un problema linguistico, né di comunicazione, ma di para…

  2. Carla Crivello:

    Tra i vari tipi di “unione civile”, vorrei sottolineare la peculiarità del PACS (pacte civil de solidarité) francese. Ci si può infatti “pacsare” senza essere necessariamente “una coppia”.

  3. Licia:

    Grazie Carla, mi sembra che anche i DICO (DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi) cercassero di andare in quella direzione ma si sa com’è andata a finire.

    In The Guardian ho letto We’re an alternative family but the law disagrees, su due sorelle inglesi che hanno cresciuto assieme la figlia di una delle due ma non possono vedere riconosciuta la loro famiglia: “What the Utley sisters want is a legal change to allow long-term cohabiting siblings the same rights as those enjoyed by civil partners, either by being allowed access to civil partnerships or else by addressing the rights of cohabiting siblings in separate legislation”. Nel Regno Unito infatti la civil partnership riguarda solo coppie dello stesso sesso che non hanno legami di parentela. Le coppie dello stesso sesso possono comunque anche sposarsi (qui in sintesi le differenze tra le due opzioni).

  4. Wilson:

    Belli i PACS, se questa cosa passa senza disastri li voglio anche da noi (prima l’eguaglianza, poi il progresso)

I commenti sono chiusi.