Oggi molti media italiani riportano questa notizia, segnalatami da Rere:
È un esempio di ambiguità sintattica in un titolo di giornale nota in inglese come crash blossom. Come già indicato qui, deriva dal titolo Violinist linked to JAL crash blossoms, riferito a una violinista giapponese che “sboccia” (blossoms) dopo la morte del padre in un disastro aereo (crash), ma interpretato come se avesse a che fare con fantomatici “fiori di schianti” (crash blossoms).
L’ambiguità del titolo (chi aveva il rasoio, la polizia o l’uomo?) ricorda molto quella degli esempi di chi guarda qualcun altro con il cannocchiale, un classico nei corsi di linguistica:
(SN = sintagma nominale, SV = sintagma verbale, SP = sintagma preposizionale)
In un commento ad Ambiguità con le ciabatte ho sottolineato che i crash blossom sono tipici dei media britannici che nei titoli tendono a comprimere le frasi omettendo copula, preposizioni e articoli. Trovate molti esempi in Language Log.
Questo tipo di ambiguità è più comune nelle lingue isolanti (o analitiche) come l’inglese, in cui la funzione grammaticale delle parole è determinata in gran parte dall’ordine delle parole all’interno della frase. È meno frequente nelle lingue flessive come l’italiano, in cui la funzione grammaticale è indicata dalle variazioni morfologiche delle parole, come declinazione e coniugazione, e ancora meno nelle lingue agglutinanti (o sintetiche) come il finlandese.
In inglese i crash blossom sono anche descritti come garden path sentence, una frase alla quale si dà un’interpretazione per poi dover “fare retromarcia” e cominciare con una nuova interpretazione, seguendo quindi un percorso (path) diverso quando vengono aggiunti elementi che fanno capire che l’interpretazione in corso non è corretta.
Un esempio molto citato in inglese per illustrare l’ambiguità sintattica è la frase time flies like an arrow (il tempo vola, come una freccia) a cui possono essere dati significati di tutt’altro genere se viene seguita da and fruit flies like a banana (alle drosofile piace una banana).
Un termine usato in linguistica per descrivere questi fenomeni è anfibologia, che per alcuni indica l’ambiguità di un’espressione o di una frase "interpretabile grammaticalmente in modo duplice", per altri invece ha un significato più ampio (un’interpretazione scorretta dovuta non solo ad ambiguità sintattiche ma anche semantiche o a omofonia).
Concludo con l’esempio di un titolo con un’ambiguità tale che riesce a far sorridere anche se la notizia è raccapricciante:
Fonte: Paranormal activity
Vedi anche: L’inglese NON è una lingua “sintetica”, con un video che illustra le principali differenze tra lingue analitiche e sintetiche.
Mauro:
Ma chi è allergico al glutine può parlare lingue agglutinanti? 😉
Massimo S.:
Non conosco come si sono svolti i fatti, ma scommetterei ‘al buio'(un euro…) che nel primo esempio del post ad avere il rasoio era l’uomo ucciso dalla polizia…
Mai, credo, potremmo essere indotti a pensare dal titolo, neppure invocando la stretta grammatica, che la polizia abbia ucciso qualcuno… a rasoiate.
Infatti l’uomo della strada, l’uomo medio, condivide coi redattori dei giornali una serie di conoscenze che annullano quasi del tutto la supposta apparente ambiguità grammaticale del titolo, facendogli immediatamente riferire “con il rasoio” a “un uomo” e non a “uccide”. E d’altra parte tale costruzione è plausibile pure sotto il profilo strettamente grammaticale.
Proprio perché condivise, non è necessario dichiarare tali conoscenze nel titolo (al più, solitamente, sono esplicitate e ribadite nel testo dell’articolo se ciò è indispensabile per la completa comprensione del fatto).
Tali conoscenze sono:
-che la polizia è di solito armata con armi corte o lunghe da fuoco e non da taglio, oppure utilizza strumenti di dissuasione e contenimento come manganelli, manette, dissuasori elettrici per affrontare i delinquenti;
-che la polizia americana, in certi contesti, “ha il grilletto facile”, cioè non esita a reagire duramente fino alla soppressione fisica del presunto delinquente quando ritiene che rappresenti una minaccia anche solo potenziale contro la proprietà e l’incolumità pubblica e degli stessi agenti; -che il rasoio è o può essere l’arma occasionale o di fortuna del balordo o di chi “è uscito fuori di testa”, veramente pericolosa solo da molto vicino;
-che il titolo ricalca lo schema usato molte volte dai media del tipo “Polizia uccide uomo disarmato”, uno schema che il titolo che si commenta richiama in qualche modo, secondo me, sottintendendo in base ai presupposti richiamati un sospetto di reazione ‘sproporzionata’ della polizia contro il pericolo di un uomo sì armato, ma dotato di arma quasi impropria atta ad offendere solo a distanza molto ravvicinata.
Ovvero il titolo indica in modo neutro il tipo d’arma di cui era provvisto l’uomo ucciso, sullo schema di titoli pure letti svariate volte come “Polizia uccide uomo armato (di/con pistola, coltello o altra arma propria o impropria), a significare che l’uomo ucciso non era disarmato, e magari a sottolineare che, quindi, non era proprio ‘inoffensivo’) ed è in qualche modo ‘giustificata’ la reazione della polizia.
Insomma è scontato che la polizia sia armata e sia autorizzata, a certe condizioni, a usare la forza, le armi e i dispositivi di cui è dotata, per prevenire e reprimere i crimini e quindi il succo della notizia in fatti di questo genere è se anche il soggetto colpito dall’azione (di forza) di polizia avesse o no un’arma e di che tipo.
Ovviamente, se il fatto a cui allude il titolo che si commenta non fosse del tipo ipotizzato (cioè che la polizia ha ucciso un uomo armato di rasoio), i redattori avrebbero effettivamente sbagliato intitolazione, traendo in inganno i lettori…
Senza appello, invece, il titolo dei “17 decapitati sorpresi a ballare a una festa”… Il fatto a cui si allude è comunque chiaro (17 sventurati hanno avuto la testa tagliata sol perché trovati a ballare; altre interpretazioni sarebbero fuori dalla realtà), e l’ambiguità è tutta ‘grammaticale’, ma ciò rende ancor più evidente lo svarione grammaticale dei redattori… Sarebbe bastato posporre “17” a “decapitati” per salvare in qualche modo, anche grammaticalmente, tale titolo.