Prima di continuare a leggere, a cosa vi fa pensare la parola educazione?
L’ha usata Matteo Renzi in un intervento alla giornata Italian Digital Day:
Il riferimento è al Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), dove si trovano molte occorrenze di educazione (ad es. un grande obiettivo strategico, portare definitivamente l’educazione italiana nell’era digitala o la visione di Educazione nell’era digitale).
Ho provato a cercare qualche commento sulla dichiarazione di Renzi e ho trovato conferme alla mia impressione che educazione stia diventando una parola ambigua, ad esempio:
Interferenze dell’inglese
L’autore del commento interpreta educazione attribuendole i significati prevalenti di "criterio che guida a comportarsi civilmente e cortesemente nei rapporti col prossimo" e anche “metodico conferimento o apprendimento di principi intellettuali e morali”.
Gli autori di La buona scuola e del PNSD, e quindi Renzi, usano invece la parola educazione con un significato “tecnico” non ancora registrato dai dizionari di italiano, un calco dell’inglese education. Come già descritto, si tratta del concetto che nell’uso generico italiano di solito chiamiamo istruzione:
E voi come usate la parola educazione? Il calco fa già parte del vostro vocabolario?
Sapete già come la penso io: da chi rappresenta le istituzioni mi aspetto rispetto per l’interlocutore e quindi anche un uso attento e preciso delle parole, specialmente se possono creare ambiguità o incomprensioni, come i tecnicismi e gli anglicismi superflui.
Concludo con un esempio di educazione dal documento La buona scuola (a sinistra). Se si ignora il significato “inglese” di educazione, non credo si possa interpretare correttamente il senso della frase.
Oggi a Roma alla giornata La REI ieri oggi domani, dedicata alla rete dell’eccellenza dell’italiano istituzionale, spero di incontrare qualche rappresentante del MIUR* per sapere cosa ne pensa.
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* Se continua questa tendenza, magari il MIUR verrà presto rinominato MEUR (da Ministero dell’Istruzione…a Ministero dell’Educazione), più internazionale e coerente con i nomi in altre lingue (Department / Ministry of Education, Ministère de l’Éducation, Ministerio de Educación ecc.)!!.
Vedi anche:
♦ istruzione / formazione / apprendimento (i falsi amici education ed educazione)
♦ La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni (gli autori sono sicuramente anglofili!)
♦ La “via italiana” alla Scuola Digitale (anglicismi e terminologia)
Due miei articoli per il Portale Treccani:
♦ La narrativa di Obama non è in libreria: interferenze dell’inglese nella comunicazione
♦ Le comunicazioni istituzionali e il rischio dell’inglese farlocco
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Gianmaria:
Grazie Licia, estremamante interessante.
Ornella:
Analisi attenta, precisa, dettagliata.
La scelta delle parole è strategica, induce una serie di conseguenze.
Marco:
Per me ‘educazione’, calco o non calco, è semplicemente un termine sbagliato, che certamente non fa parte del mio vocabolario in questa pseudo-accezione. Io uso solo ‘istruzione’.
Mi chiedo a questo punto perché Renzi e i suoi compari non usino Education, sarebbe più in linea con i documenti pieni zeppi di parole inglesi (spesso usate a sproposito) che continuano a sfornare, specie sulla scuola.
Carlo:
Sarebbe buona educazione usare termini appropriati per una migliore istruzione 🙂
Giovanna:
Anche a mio avviso la parola “educazione” non contiene il significato che gli viene attribuito in queste accezioni. Mi scuso subito per la mia ignoranza, ma allora invece in francese, visto che il corrispondente del MIUR è Ministère de l’Éducation, la parola éducation significa anche (o solo) istruzione? Non lo sapevo! Magari allora è proprio attraverso il francese che l’inglese ha acquisito questo vocabolo?
Marco:
Ho l’impressione che chi usa l’inglese per davvero, cioè – tra gli altri – chi fa ricerca, non cada in questi equivoci e sappia distinguere parole simili con significati diversi.
Me ne vengono in mente alcuni: education, vocation, devotion, relevance. Tutte parole di cui devi sapere il significato giusto, se vuoi capire dei testi in inglese. Se sai il significato giusto, poi non usi i loro calchi a sproposito quando parli in italiano, ma usi la traduzione giusta.
Matteo:
GRAZIE per questo contributo.
Sono un traduttore italiano in Svizzera e mi scontro sempre, tra le altre cose, con la questione “educazione” vs. “istruzione”. Nelle mie traduzioni cerco di imporre dove possibile la mia lezione preferita, ovvero “istruzione”, perché è in linea con l’uso a cui sono abituato da sempre e che mi sembra più corretto. Quante volte mi capita di storcere la bocca di fronte a frasi come: “programma per la promozione dell’educazione di base in Burkina Faso”…! Se voglio o devo variare, preferisco usare “sistema educativo”, che finora mi è sempre sembrato un buon compromesso (e che soprattutto fa evitare imbarazzanti ambiguità).
Carla Crivello:
A proposito di calchi, nel leggere il post “La sindrome di alienazione parentale esiste?” sul blog di Giovanna Cosenza, ho notato che tra i commenti è emersa l’esigenza di tradurre (correttamente, mi pare) “genitoriale” invece di “parentale.
Inesatto mi sembra anche definire “parentale” il congedo “genitoriale” o “maternità facoltativa” come si legge sul sito dell’INPS.
Carlo:
Riflettendoci mi è sorto un dubbio, che significato assume la parola “educazione” in : e. artistica, e. fisica, e. civica, ecc.? non potrebbe intendersi come sinonimo di istruzione in questi casi?
Manuela:
Cara Licia,
sei la luce che entra in una casa buia.
Ciao
Licia:
Grazie a tutti per i commenti.
@Marco [1] si nota ancora di più la discrepanza con le comunicazioni fatte invece direttamente dal ministero, ad es. oggi prevale la parola istruzione, con riferimento al Rapporto OCSE Education at a glance 2015:
@Giovanna, non parlo francese e non so risponderti. I dizionari di inglese comunque fanno derivare educate ed education direttamente dal latino e datano all’inizio del XVII secolo.
@Marco [2] anch’io sono convinta che questo tipo di errori derivi spesso non solo da una conoscenza non adeguata della lingua straniera ma soprattutto da povertà lessicale nella propria, altrimenti ci si renderebbe conto di affermazioni poco sensate.
@Matteo proprio ieri ho visto una presentazione sull’italiano istituzionale svizzero e ho notato molti esempi di educazione dove mi sarei aspettata istruzione. Immagino si tratti di calchi dal francese ma se è la terminologia ufficiale va rispettata.
@Carla, aggiungo il link al post di Giovanna Cosenza. In italiano l’aggettivo parentale indica “dei genitori o, in senso più largo, dei parenti”, quindi l’uso è corretto.
@Carlo, ne ho accennato in istruzione / formazione / apprendimento; in questi casi educazione indica una materia scolastica, come spiega la voce educazione del Vocabolario Zingarelli (in computer tradizionali, fare doppio clic sulla parola educazione per visualizzare l’intera voce):
Intanto ho anche chiesto un commento su questo post a @MiurSocial ma non ho ancora ricevuto risposta.
Carla Crivello:
@Licia, non mi pare che “parenti” e “genitori” – anche nell’uso comune – siano usati indifferentemente.
Licia:
@Carla non c’è sempre piena corrispondenza tra i sostantivi e gli aggettivi. Il sostantivo parente inizialmente significava genitore, come in latino, poi si è affiancato il significato più ampio che è prevalso su quello originario, rimasto solo in contesti letterari. L’aggettivo parentale invece ha mantenuto entrambi i significati: in tutti i dizionari si trovano definizioni come “relativo ai genitori o ai parenti, spec. dal punto di vista giuridico, scientifico o genealogico” (Devoto-Oli).
Un altro esempio interessante sono gli aggettivi educativo ed educazionale “riguardante l’istruzione”:
Fabio Salsi:
Interessante. Mi pare che “educazione” con un significato simile a “istruzione” fosse già entrato nella lingua italiana a fine 1800 con un calco dal francese. Su wikipedia si può trovare la cronistoria di questo termine:
https://it.wikipedia.org/wiki/Educazione_fisica
“L’insegnamento dell’educazione fisica in Italia fu introdotto nel Regno di Sardegna dalla Legge Casati del 1859, al Titolo V, sotto la denominazione di “Ginnastica”, obbligatorio ai soli maschi.”
Successivamente nel 1878 l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis riordinò la disciplina, rinominandola “Ginnastica educativa”.
Il ministro della Pubblica Istruzione Martini nominò nel 1893 una Commissione, presieduta dal sen. Todaro, per lo studio di un programma di insegnamento dell'”educazione fisica”. La vera innovazione stava nell’aver sostituito, per la prima volta in maniera ufficiale, le parole “educazione fisica” al termine “ginnastica”[1].
Il nuovo termine della disciplina, dal 1º settembre 2010, è “Scienze motorie e sportive”
, la denominazione della disciplina è un argomento ancora aperto in Italia. Basti pensare che nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, pubblicate il 4 settembre 2012, si è ritornati alla denominazione dell’ambito disciplinare quale “educazione fisica”.
Licia:
@Fabio, probabilmente è da lì che poi si è esteso l’uso alla denominazione di altre materie, un’accezione però limitata e che richiede sempre la specificazione: