Quando vado all’estero cerco sempre di farmi un giro in un supermercato: si impara molto sulle differenze non solo alimentari ma anche culturali.
La settimana scorsa a Miami sono riuscita ad andare solo da Whole Foods Market, un bellissimo supermercato di fascia alta con prodotti biologici, di origine controllata e “naturali”.
Ecco alcune foto, non di qualità e scattate furtivamente perché volevo evitare di essere redarguita dal personale come mi è successo più volte in Italia.
Comincio dall’espositore a destra, in posizione strategica all’inizio di un corridoio, dove si poteva scegliere tra sei tipi diversi di kale chips, “patatine” fatte con la famigerata e onnipresente brassicacea.
L’ho citata recentemente in Tradurre i polizieschi nel XXI secolo e nei commenti ho aggiunto questa specialità, le scaglie di cavolo ricoperte di cioccolata (chockalet chips):
Ottime a merenda?
Questa invece è una combinazione di cavolo secco con semi di girasole e formaggio vegan di noci di anacardo (cashew nuts) che non oso immaginare che tipo di effetti abbia, visto che è definita Vampire Killer:
Ovviamente c’erano anche vari tipi di kale fresco, proprio per tutti i gusti, sia biologico (organic) che non biologico (conventional), anche in succo. In un altro negozio ho visto un utensile apposito per separare le foglie dal gambo, presumo se troppo coriaceo:
Anche se era ovunque, letteralmente in tutte le salse, pare che il kale non sia più in voga come qualche anno fa e gli vengano privilegiati altri “supercibi”, come i semi di chia (Salvia hispanica). Ecco un prodotto con un nome che non credo avrebbe molta fortuna in Italia:
A proposito di Italia, due risotti spacciati come tradizionali ma che hanno l’aglio come ingrediente principale (la “salsa Alfredo”, inesistente in Italia, è diffusissima in America):
Dal vecchio continente arrivano anche prodotti in cui viene evidenziato che sono fatti con real ingredients.
Mi ha incuriosita la dicitura spaghetti style pasta, vista su varie confezioni di spaghetti fatti con farine diverse dal grano, come se spaghetti non si riferisse solo alla forma della pasta ma anche agli ingredienti. Questi sono di topinambur (Jerusalem artichoke):
Ho visto anche fusilli neri, chiamati rotini, fatti di fagioli (o forse soia?):
Sicuramente questi prodotti esistono anche nei negozi specializzati italiani, comunque non avevo mai visto la pasta fatta con cereali germogliati (sprouted grain). Da notare anche la marca con riferimento biblico (Ezechiele 4:9):
Di tutt’altro genere la crema spalmabile (spread) di biscotti, che a quanto pare si mangia davvero in Belgio e dintorni:
Non mancavano i nomi italianeggianti, da aggiungere a quelli già elencati qui. Questo è il Cococcino, caffè freddo con latte di cocco:
Peccato non essere riuscita ad andare anche in un supermercato tradizionale, meno affine ai miei gusti come invece era Whole Foods Market: sicuramente avrei fatto molte più scoperte!
Rimanendo in tema, aggiungo questa pubblicità della Twisted Crust Pizza, la pizza 2 in 1 (come pizzaghetti e prisotto) con il bordo a torciglione che si trasforma in una specie di grissino. Va intinto in un condimento di accompagnamento, presumibilmente al formaggio ma dello stesso colore dell’ananas, ingrediente tipico delle pizze straniere. Notate anche le fettine di pepperoni, il salume immancabile sulla pizza americana standard:
Concludo con il condimento Italian Dressing distribuito con il pasto sul volo di ritorno Alitalia, una mistura made in USA con ingredienti italianissimi: 😉
Vedi anche: Cartelli a Miami (e altri esempi nei commenti qui sotto).
Nuovo post: Falsi amici in cucina: orzo (“awr-zoh”)
Stefano:
Molto interessante! Pensa che io non conoscevo nemmeno la pepperoni pizza, mi sono andato a leggere il tuo vecchio post!
Certo che la “cucina” americana …… mamma mia!!! :-O
Gianmaria:
Ti segnalo che anche qui a Ginevra, nel comune supermercato sottocasa (Migros) si trova la crema spalmabile di biscotti. Io non l’avevo nè mai notata nè mai assaggiata fintantochè un amica che vive in Belgio me l’ha regalata 🙂
Licia:
@Stefano, nelle grandi città e nei posti giusti si mangia molto bene, altrove NO COMMENT. 😉
@Gianmaria, hai dimenticato di dirci se è buona!
A proposito, i supermercati Migros sono quelli del burro per arrostire svizzeri, vero?
Gianmaria:
@Licia, la crema di biscotti spalmabile noi l’abbiamo trovata decisamente troppo dolce. Il genere di alimenti che si è curiosissimi di assaggiare ma di cui non si sente minimamente la mancanza.
Si, il burro di cui parli è effettivamente Migros. La Migros insieme alla coop svizzera sono i due supermercati svizzeri maggiormente diffusi. Le diciture in lingua italiana sui vari prodotti direi che generalmente sono ben fatte, ma svarioni come quello che hai indicato non sono comunque in frequenti.
Marco:
E che mi dite della double-sided pizza?… Solo gli americani potevano concepire una mostruosità del genere.
https://www.youtube.com/watch?v=jEnGJbzEOn8
Licia:
@Marco, mi mancano le parole per commentare adeguatamente…
Certo che anche i coreani si danno da fare, prova a dare un’occhiata a Making Korean Pizza: https://youtu.be/biIKpegx7h4
Ne approfitto per aggiungere un altro prodotto visto al supermercato, direi a base di barbabietola (beet in inglese americano, mentre in inglese britannico è più comune beetroot) ma non ho idea di cosa sia esattamente, penso un qualche tipo di integratore con monossido di azoto:
Marco B:
Whole Foods imperversa anche a Londra, come pure il kale. Che e’ poi una delle tante varianti di brassica oleracea: kale, verza, broccoli e cavolini di Bruxelles sembrano diversi ma sono tutti la stessa pianta.
Ne approfitto per raccontarti di un furgone che vedo andando a lavorare: sulle fiancate ha la scritta DESTRODENT, che a me fa venire in mente il dentifricio, ma poiche’ campeggia sopra la foto di una vespona per i locali il messaggio e’ tutt’altro…
Marco:
Adesso so che cosa non ordinare *mai* in Corea 😉
Licia:
@Marco B. a me piacciono molto sia le brassicacee che tutte le verdure a foglia ma il kale in insalata non mi convince né per gusto (insignificante) né per consistenza, e forse questa è un’altra differenza culturale che ha impedito che prendesse piede anche in Italia: nella scelta degli alimenti per un italiano prevale comunque il gusto su altre motivazioni come il “fa bene”.
Invece ci ho messo un attimo a capire che DESTRODENT è parola macedonia (direi destroy+rodent) e mi ha fatto pensare a un altro gioco di parole per un’attività simile, ANTI-PESTO: 🙂