Vi propongo qualche esempio di itanglese osservato qua e là, a cominciare da un cartello della catena italiana di abbigliamento BluKids* per i possessori della BluKids Card.
Sarei curiosa di sapere in cosa è diverso un gift da un regalo, da un dono o da un omaggio, e perché è stato preferito a present, parola più nota a chi conosce solo l’inglese scolastico. Da considerare anche che Gift in tedesco vuol dire veleno.
A proposito di card e di ibridi itanglesi, Andrea Casadei ha fotografato la #MiSonVenesian card su un manifesto dove si nota anche un fantomatico Venice Airbassador – refuso o parola macedonia mal riuscita?
Ancora nel settore dell’abbigliamento, un’azienda italiana propone la Collection Made on me e invita a scegliere l’abito più adatto alla propria corporatura chiedendo Qual è la tua shape ideale? Perlomeno le tre opzioni proposte hanno nomi italiani: diamante, perla e sirena.
All’Expo inevitabili esempi di itanglese, ad es. bookstore e people mover anziché libreria e navetta, e i nomi inglesi delle aree, Lake Arena, Open Air Theatre, Children Park, Biodiversity Park (ma Piazza della Biodiversità), Future Food District ecc., incongruenti con i nomi latineggianti dei due assi Cardo e Decumano. Tutto sommato però non c’è un uso eccessivo di itanglese e si notano anche tentativi di evitare anglicismi ormai diffusi, ad es. cibo di strada anziché street food.
Mi ha però fatto sorridere la pubblicità che invita a recarsi a un chiosco gestito da due partner ufficiali di Expo, denominato Coop&GO! In assenza di uno dei due loghi, non ho subito pensato al marchionimo Coop ma al verbo inglese coop /kuːp/, “chiudere i polli nella stia”, anche perché in inglese la forma abbreviata di cooperative di solito si scrive con il trattino, co-op /ˈkəʊɒp/.
In tema con l’Expo, “l’agricoltura deve diventare un settore di appeal per i giovani” e da due pubblicità le descrizioni la tua food business solution e una nuova creative dining experience.
(questo è solo un dettaglio: fate clic sull’immagine per vederne altri)
Anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca non sa rinunciare agli anglicismi superlui, come già visto in altri esempi. Qui preferisce call e traineeship a bando e tirocinio:
Alternanza scuola-lavoro, call per istituti tecnici e professionali. Parte il progetto #Traineeship http://t.co/paaGKm5ZKW @Federmeccanica
— Miur Social (@MiurSocial) 29 Luglio 2015
Ci sarebbero moltissimi altri esempi ma per oggi mi fermo qui: alla prossima puntata!
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* BluKids è inglese farlocco: il nome del colore si scrive blue
Vedi anche: L’invasione degli anglicismi, con la distinzione tra forestierismi insostituibili, utili e superflui, e altri post su itanglese e inglese farlocco.
Ricordo anche l’appuntamento di venerdì 2 ottobre a Ferrara: Anglicismi al Festival di Internazionale.
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Carlo:
Buongiorno
la traduzione esatta di cake design sarebbe progettista di torte? perché da quanto sapevo io design viene spesso inteso come caratteristica estetica al posto della progettazione in sé.
Wilson:
“la tua shape ideale” onestamente mi piace, nel senso che in italiano “forma” avrebbe due significati e nella frase prevarrebbe quello sbagliato, l’uso del termine inglese risolve l’ambiguità (nel lettore italiano, per lo meno).
Monmartre:
Per @Wilson
“La tua linea ideale”; con l’idea di “linea” che contrasta graficamente con tutte le curve presenti.
A parte che secondo me è sbagliato anche “ideale”. Ideale fa pensare a qualcosa di diverso da quello che si è, mentre il messaggio vorrebbe dire di scegliere il vestito più adatto e confacente.
“Qual è la tua misura più comoda?” e
“Scegli la linea perfetta per te!”
mi sembrerebbero più appropriati. (A meno che io abbia frainteso il messaggio.)
Licia:
@Carlo, direi semplicemente “decorazione di torte”, anche se ormai in italiano cake design è così diffuso che difficilmente si rinuncerà all’anglicismo, anche perché dà così tanta importanza a questo tipo di attività. 😉
In un vecchissimo post, design ≠ design, qualche differenza nelle accezioni della parola design in italiano e inglese.
@Wilson, in italiano c’è già figura, che ha il significato specifico di “configurazione fisica”. Sono d’accordo con @Monmartre che “ideale” fa passare il messaggio sbagliato, perché qui si tratta semplicemente di scegliere il tipo di abito più adatto alla propria figura (dubito che chi ha la conformazione che in inglese chiamano “a pera”, qui ribattezzata diamante, la ritenga ideale!). Pensando proprio ai nomi dati ai diversi tipi di figura, in particolare perla e diamante, penso che avrebbe funzionato Vuoi valorizzare la tua figura? o qualcosa di simile.
In alternativa, si sarebbe potuto usare silhouette, parola molto elegante, ma mi pare che i francesismi non siano più di moda! 😉