Le parole macedonia, create dalla fusione di parole, sono un meccanismo di formazione di neologismi che in italiano è poco sfruttato rispetto ad altre lingue. Ritengo che parecchie neoformazioni di questo tipo siano destinate a rimanere occasionalismi e non si affermino perché appaiono adatte solo a registri informali: penso ad esempio a parole come aperipizza e aperisushi, nate sulla scia di apericena.
E a proposito di apericena, cosa trovate più efficace per descrivere la posata che è un ibrido di forchetta e cucchiaio, forchiaio oppure cucchietta?
In inglese la posata si chiama spork (spoon+fork) o, meno comune, foon (fork+spoon).
Vedi anche: Rolognese, la forchetta per arrotolare gli spaghetti.
Aggiungo che esiste anche la posata ibrida cucchiaio+coltello per mangiare i kiwi, ideata in Nuova Zelanda e denominata spife (“It’s a spoon. It’s a knife. It’s a spife!”).
Mauro:
Sinceramente quando vedo questi oggetti il cucchiaio non mi viene proprio in mente: per me sono semplicemente forchette dalla forma strana e talvolta usabili anche per altre funzioni (tipo quella del cucchiaio).
efano:
Direi che entrambi (forchiaio e cucchietta) sono orribili. Difficile anche che si affermi il prestito “spork”, che con il cibo non si adatta molto…
Licia:
Anch’io trovo spork poco felice, eppure è la parola usata nei siti dove li vendono, e una ricerca ristretta a spork + cutlery restituisce alcune centinaia di migliaia di risultati! Mi pare una conferma della mia impressione che nell’adozione di neologismi l’inglese sia una lingua meno “schizzinosa” dell’italiano, soprattutto per quel che riguarda le parole macedonia.
dioniso:
Forchiaio al mio orecchio evoca meglio i nomi delle due posate.
Saluti
Massimo S.:
Parliamoci chiaro, l’attrezzo in questione, almeno come lo si vede qui, mi sembra più un cucchiaio che una forchetta: come forchetta può andar bene per infilzare pezzi di alimenti come carne o pasta corta, mentre mi pare problematico adoperarlo per avvolgere gli spaghetti.
E allora, senza stravolgere la lingua italiana, chiamiamolo “cucchiaio multiuso” o “doppio uso”, o magari, a seconda di dove è stato inventato o si è diffuso “cucchiaio americano” o “cucchiaio inglese” o d’altra nazionalità.
Potremmo anche chiamarlo “cucchiaio svizzero”, anche se il paese elvetico probabilmente non c’entra niente con l’attrezzo, per significarne la versatilità che può ricordare, invero pallidamente, quella dei coltellini svizzeri.