Vi ritrovate nel quadrato semiotico degli stili alimentari?
È stato ideato da Squadrati e ispirato dall’avvio di Expo 2015.
Nella descrizione del quadrato si legge “la famiglia delle diete veg comprende vegetarianismo, veganesimo, fruttarismo, crudismo, macrobiotica e dieta senza muco”, una frase che mi dà lo spunto per alcune note terminologiche.
Come ripeto spesso, le parole sono delle convenzioni (➜ triangolo semiotico) e la stessa “etichetta” in contesti diversi può identificare concetti diversi, oppure può subire variazioni diacroniche con slittamenti o modificazioni di significato.
Vegetarianismo, da iperonimo a coiponimo
Il significato standard di vegetarianismo / vegetarismo, registrato dai dizionari, è “sistema di alimentazione che esclude l’uso di alimenti animali (carne, ma in alcuni casi anche latte, burro, uova)”, quindi un concetto generico che comprende i vari tipi di diete vegetariane, rispetto alle quali ha un rapporto di “superiorità” (iperonimo). Sono diete vegetariane il latto-ovo-vegetarianismo (con uova e latticini), il latto-vegetarianismo, il vegetalismo o veganismo (nessun prodotto di origine animale), il fruttarismo (solo frutta e semi) ecc.
Nella frase che ho riportato sopra, invece, vegetarianismo ha un significato diverso: è coiponimo degli altri tipi di diete (concetti coordinati) ed equivale a latto-ovo-vegetarianismo. La nuova accezione, ormai molto diffusa, ha reso necessario un nuovo termine per l’iperonimo e ha portato all’adozione del neologismo diete veg.
Probabilmente lo slittamento di significato di vegetarianismo è influenzato dall’inglese e in particolare dalla relazione con la parola meat che, come ho descritto in Carne o pollo?, può rappresentare concetti diversi:
Nel significato più ampio, meat indica qualsiasi tipo di tessuto muscolare animale commestibile, in altri casi invece include solo di alcuni tipi di animale, ad es. solo A (➜ semi-vegetarian, flexitarian), A+B (➜ pescetarian), A+B+C+D (➜ ovo-vegetarian e/o lacto-vegetarian).
Veg, un neologismo
Il neologismo dieta veg è un anglicismo: l’aggettivo qualificativo veg è l’abbreviazione informale di vegetarian, presumo di origine americana perché nell’inglese britannico, da più di un secolo, il sostantivo veg significa “verdura”. Anche se non è ancora registrato dai principali dizionari di italiano, l’uso di veg è ormai molto frequente: si trovano decine di migliaia di occorrenze, soprattutto come iperonimo di vegetariano e vegano.
Non ho invece conferma della pronuncia, e cioè se in italiano si dica /vɛdʒ/ come in inglese o se invece l’influenza di vegan /ˈviːɡ(ə)n/ e vegano e dell’ortografia italiana spinga a dire /vɛg/.
Implicazioni per il lavoro terminologico
Ribadisco le conclusioni fatte in Carne o pollo? e molti altri post: nel lavoro terminologico è preferibile un metodo onomasiologico che delinei innanzitutto il sistema concettuale e poi associ a ogni concetto il termine (o i termini) che lo identifica e lo distingue dagli altri concetti coordinati, correlati e subordinati, e che evidenzi eventuali casi di arbitrarietà denominativa. Non va poi dimenticato che termini e concetti si evolvono e possono subire slittamenti di significato che richiedono l’aggiornamento delle risorse terminologiche.
.
Vedi anche: No horsemeat please, we’re British! (nei commenti, alcune possibili differenze culturali tra italiani e britannici che condizionano la scelta di non mangiare carne).
Bonus per chi ha letto il post fino alla fine:
Attenzione: se premete il tasto vi verranno installati cookie di terze parti, siete avvisati!
Definizione di vegetarianismo dal Vocabolario Devoto-Oli.
Nuovi post:
🌿 Veganuary, reducetarian e altri neologismi
🌿 Da vegan a veggan (e la rianalisi di egotarian)
Marco Rossi:
Interessante come spunto, anche se trovo un po’ limitato e a tesi l’approccio di dividere il mondo in cibo spazzatura, diete estreme e cucina di casa nostra: tutto quanto non e’ mediterraneo e’ automaticamente junk food o regime da fondamentalista alimentare.
Divertente invece l’uso scanzonato di una lingua mista, in bilico tra intaglese e romanesco: carne grass-fed, cinesata e merendina addicted sono espressioni che non avevo ancora sentito.
Licia:
@Marco, anch’io sono rimasta colpita da quelle espressioni (in cosa sarà diverso merendina addicted da merendina-dipendente?) ed è un argomento su cui vorrei tornare: itanglese per discutere di cibo, gastronomia e abitudini alimentari italiani. No comment (per ora!) su cibo non processato (cfr. processed food).
Nel quadrato sorprende anche l’assenza del sushi, eppure il quadrato è stato concepito a Milano! 😉 La gigantesca pubblicità in questa foto, scattata in una stazione della metropolitana milanese, in zona non centrale, credo sia abbastanza emblematica della passione (mania?) milanese per il sushi:
E mi viene ancora da ridere se penso a una conversazione sentita in un treno locale tra due trentenni: lei diceva che ormai a pranzo mangiava solo sushi e lui confermava che anche lui non riusciva a mangiare altro, affermazioni seguite da un’analisi da pseudointenditori di almeno una dozzina di diversi posti dove mangiavano abitualmente il sushi. Ma chi è attento alle ultime tendenze probabilmente ora non mangia più sushi ed è invece passato al ramen!