Premialità

Testo: […] Il PD propone che sia il comitato di valutazione (composto da gentiori, studenti, docenti individuati dal congilio di istituto) a individuare i criteri della premialità. Nessun clientelismo quindi, ma un incentivo a chi lavora bene. E si potrà premiare sia il singolo docente sia un team.

Ieri circolava questa slide del PD sulla riforma scolastica, molto discussa perché conteneva due refusi poi corretti, gentiori e congilio.

A me invece pare più interessante la locuzione criteri della premialità perché mi pare un tipico tecnicismo: si intuisce che riguarda un sistema o un meccanismo di premi ma il significato specifico non è chiaro.

Origine del termine premialità

Le ricerche nei dizionari possono riservare qualche sorpresa: il sostantivo premialità viene descritto come “caratteristica di ciò che è premiale”, aggettivo nato negli anni ‘80 in ambito giuridico con il significato di “che ha carattere di premio, con riferimento alle norme di legge che prevedono sconti di pena o altri benefici in favore di imputati e condannati che collaborino con la giustizia” (definizione dal Vocabolario Zingarelli, cfr. anche Vocabolario Treccani).

Il termine è stato poi adottato in diversi ambiti istituzionali, dove ha subito risemantizzazioni o specializzazioni di significato e ha acquisito accezioni diverse: come indica un’analisi dell’Accademia della Crusca, premialità può far riferimento a criteri per lo stanziamento di fondi, per l’assegnazione di risorse, per il raggiungimento di obiettivi, per il rispetto dei parametri di Maastricht, per la produzione scientifica ecc.

Terminologia e comunicazione 

A seconda del contesto d’uso, premialità può quindi identificare concetti diversi, che però non sono sempre descritti o documentati adeguatamente (provate a fare una ricerca nei siti governativi: poche definizioni e molta “maledizione della conoscenza”).

In mancanza di riferimenti precisi e di conoscenze specifiche, il cittadino non specialista a cui è rivolto il messaggio potrebbe non riconoscere premialità come termine che rappresenta un concetto specifico e potrebbe invece interpretarlo come burocratese e quindi mancanza di trasparenza da parte del comunicatore.

Qui ho fatto l’esempio di premialità, ma queste considerazioni valgono per molti altri termini, come sa bene chi segue questo blog: prima di usare terminologia specialistica in un testo destinato al grande pubblico ne andrebbe verificata la comprensibilità, in modo da decidere se e come spiegarla o se sostituirla con lessico comune. Ne ho discusso in Terminologia e comunicazione, dove ho evidenziato alcuni aspetti del lavoro terminologico che possono aiutare i comunicatori pubblici a rendere i loro testi più accessibili.
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Vedi anche: La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni


Le parole della politica

Suggerimento di lettura: The British talk about cake 50 times as much as the deficit – politicians should cotton on.

In Gran Bretagna, una ricerca ha dimostrato che molte delle parole al centro dei dibattiti preelettorali, come austerity e deficit, appaiono raramente nelle conversazioni quotidiane e quindi la probabilità che i cittadini ne conoscano veramente il significato è bassa (ne è la prova il picco di ricerche in Google sul significato di austerity quando è stata usata in un importante dibattito elettorale). I politici condividono un socioletto caratterizzato da parole e termini che rafforzano la loro appartenenza al gruppo ma che sono estranei ai loro elettori: per una comunicazione più efficace dovrebbero cominciare a rendersene conto (cotton on). Credo che se si facesse una ricerca simile per l’italiano, il divario principale tra la lingua dei politici e dei cittadini riguarderebbe l’uso di anglicismi.

6 commenti su “Premialità”

  1. Massimo S.:

    Ritengo davvero che la grandissima parte degli italiani abbiano dimestichezza con la parola “premio” e il suo significato e di conseguenza riescano a dedurne agevolmente il senso nel testo della diapositiva(*)PD, pur se ignoranti il contesto della prima utilizzazione specialistica di “premialità” e le successive risemantizzazioni della parola: si tratta in sostanza dei criteri con cui attribuire premi, ricompense economiche o d’altro tipo, a chi lavora meglio in scuola, da decidersi collegialmente, ‘insieme’, dirigente scolastico e rappresentanti del corpo insegnante, degli alunni e dei genitori.

    Piuttosto dubiterei di più circa la piena comprensione di qualcuno della parola “team”, che io avrei tranquillamente sostituito con “gruppo di lavoro” giusto per non lasciare indietro proprio nessuno nella comprensione del testo, e per rimarcare che la scuola non è un gioco ma un luogo d’impegno e lavoro.

    (*) Mi piace utilizzare il termine “diapositiva” invece che l’anglicismo “slide” pur consapevole che ormai i quadri di immagini e parole che si succedono su uno schermo o su un video sono file elettronici (es. ppt) e non pellicole positive trasparenti fatte passare manualmente o tramite un dispositivo meccanico automatico tra una forte luce e una lente di un proiettore in modo che l’immagine ingrandita sia visibile su uno schermo bianco…
    Del resto chiamiamo ancor oggi “penna” lo strumento per scrivere manualmente con l’inchiostro sulla carta, anche se tale strumento non è più ricavato dalle penne d’oca.
    D’altra parte, ‘slide’ allude pur esso alla obsoleta slitta o striscia di diapositive che venivano fatte scorrere tra luce e lente di proiettore per essere rese visibili su uno schermo e costituisce per me un chiaro esempio di forestierismo superfluo.

  2. Massimo S.:

    @licia

    Ehm, sperando di non uscire fuori tema e riflettendo a mente più fredda, direi che in italiano la parola “team”, usata al di fuori di un contesto sportivo, comunichi l’idea di un gruppo dinamico di persone, relativamente ristretto ed affiatato che lavora con entusiasmo e indefessamente, “gomito a gomito”, interagendo profondamente l’un con l’altro, a un determinato e condiviso progetto o per il rapido raggiungimento di un ben definito e valutabile scopo o risultato (appunto come una squadra sportiva); laddove l’espressione italiana “gruppo di lavoro”, più neutra e fredda, può magari evocare un insieme di persone anche molto ampio che lavorano ad un progetto o per uno scopo comune con tempi più dilatati, magari ‘a distanza’ o incontrandosi in sessioni di lavoro periodicamente tenute e fortemente procedimentalizzate in cui ciascuno manifesta il suo contributo singolarmente messo a punto; insomma un modo di lavorare più paludato e formale, magari ugualmente professionale ma meno empatico e motivato , con scopi e risultati più lunghi e complessi da perseguire e realizzare, non sempre chiaramente percepibili o condivisi e talvolta persino fumosi ed evanescenti.

    Con l’uso di “team” il PD intendeva evidentemente comunicare il primo dinamico e fattivo significato sopra evidenziato, che l’uso di “gruppo di lavoro” non avrebbe lasciato trapelare efficacemente.

    A tal proposito mi ha colpito che tu nel tuo “Chi sono” di questo blog abbia usato il termine “team” per indicare l’esperienza di lavoro (in gruppo, mi par di capire ) alla Microsoft ed invece l’espressione “gruppo di lavoro” per quella, pure di gruppo, all’UNI sezione GL1 Informazione Tecnica.

    Forse per significare, coi due termini diversi, eventuali differenze nel senso più sopra indicato tra le due esperienze di lavoro e collaborazione?

    L’uso del possessivo ‘mio’, poi, fa pensare ad una tua posizione di preminenza gerarchica o di coordinamento nell’ambito del gruppo di lavoro Microsoft, probabilmente in funzione delle qualificate competenze accademiche possedute e delle esperienze accumulate, ipotesi avvalorata dalla qualifica di Senior Italian Terminologist… Infatti da un lato l’espressione “il mio team”, “ la mia squadra” ecc. è solitamente utilizzata da chi è a capo di una struttura o organizzazione di uomini e cose per indicare tale posizione eminente e sottolineare, d’altro canto, l’armonia e l’affiatamento e la condivisione di scopi che vi regnano, laddove chi è in posizione paritaria utilizza di solito l’espressione” il nostro team”, “ la nostra squadra”. Dall’altro, il termine senior è normalmente associato anche a posizioni di coordinamento se non di direzione e comando all’interno di una struttura accademica o aziendale.

    Con “mio team” si alluderebbe, dunque, anche a una posizione di rilievo, di preminenza gerarchica/di coordinamento ricoperta nell’ambito di Microsoft, che non sembra sussistere nell’altra esperienza lavorativa, cioè nel presumibilmente più diluito, paritario ed emozionalmente neutro gruppo di lavoro UNI, evidentemente coordinato e diretto da altri…

    Può darsi, peraltro, che con team sia stato meramente replicato il termine inglese in uso nelle sedi di Dublino e Milano della anglofona multinazionale di Richmond, senza particolari sottintesi…

    Sarei anche stato curioso di verificare come i due ipotizzati diversi significati verrebbero resi in inglese… ma nel ‘Chi sono’ in lingua inglese (About me) viene menzionata solo l’esperienza lavorativa Microsoft dove viene mantenuto team, ma senza possessivo, e non quella collettiva UNI, segno che tale ultima esperienza non è stata, in definitiva, ritenuta significativa e appagante al punto da giustificarne l‘inserimento nella presentazione in inglese, cioè in quella ‘internazionale’, confermando peraltro così, indirettamente, la formulata ipotesi sui diversi significati-impieghi di team-gruppo di lavoro in italiano… o magari significando semplicemente che la presentazione è stata via via aggiornata in lingua madre ma non in inglese….

    Ma, con la riserva della mia elementare conoscenza d’inglese, mi pare anche che in lingua inglese il lavoro alla Microsoft venga descritto senza che trapeli o sia enfatizzata l’ipotizzata posizione eminente di coordinamento, ma solo l’alta specializzazione-qualificazione del lavoro svolto con gli altri specialisti internazionali del team Microsoft.

  3. Licia:

    @Massimo, siamo entrambi d’accordo che è facilmente intuibile a cosa faccia riferimento premialità, ma sono le sue connotazioni che suscitano perplessità: cosa si nasconde dietro il buracratese e i tecnicismi?

    Su slide, ti segnalo che nella versione italiana di PowerPoint viene tuttora usato diapositiva (si può restringere la ricerca a prodotti specifici).

    Su team, non credo ci siano problemi di comprensione: è un anglicismo il cui uso è attestato in italiano almeno dal 1909 (Devoto-Oli). Per me un team è un gruppo di persone che si dedicano alla stessa attività in modo continuativo, un gruppo di lavoro invece collabora per un particolare scopo ma per il resto le persone che lo compongono possono occuparsi anche di altro e non far parte della stessa organizzazione o struttura. Mi ha molto incuriosita l’interpretazione dei miei profili, ma  non sono l’uno la traduzione dell’altro: banalmente, li avevo scritti in momenti diversi, ciascuno direttamente nella lingua che stavo usando in quel momento, e non dovrebbe esserci molto da leggere tra le righe ;).

  4. Marco Rossi:

    Licia,
    credo infatti che gruppo di lavoro equivalga a working group (o working party, a seconda della sponda dell’Atlantico) e non a team.

  5. Massimo S.:

    @Licia

    @Marco Rossi

    Ho fatto delle indagini empiriche (statisticamente insignificanti) tra signore anziane over ott… ehm, ultraott… ehm, che hanno più di ottanta anni: una casalinga con licenza elementare , ma assidua lettrice di quotidiani (Il Mattino di Napoli e stampa locale della mia città che si trova in Campania), due maestre in pensione, pure lettrici di quotidiani, una ex insegnante di scienze naturali nella scuola secondaria, che legge abitualmente rotocalchi e segue in TV programmi sulla natura . Nessuna di queste signore naviga in internet o ha studiato inglese a scuola o segue lo sport.

    Ebbene tutte queste signore hanno trovato difficoltà sia a pronunciare correttamente la parola team sia a individuarne il significato elementare di ‘gruppo’ di lavoro o d’altro, sia ad associare il suono “tim”, che pure hanno udito varie volte in TV, con team (che ugualmente hanno incontrato varie volte nelle loro letture senza afferrarne appieno il significato) e viceversa.

    Confesso di aver scelto il mio “campione” in modo empirico e funzionale alle tesi da me sostenute (sono vicine di casa, le uniche che han voluto sottoporsi, per così dire, alla mia indagine); tuttavia può senz’altro sostenersi che parole di uso e significato scontato per alcuni, pochi o moltissimi che siano, non lo sono per tutti.

    E team, io credo, è una di queste, benché la sua attestazione in italiano risalga agli inizi del secolo scorso, e perciò non andrebbe utilizzata al posto di gruppo (di lavoro), “a meno che”, ecco il punto, con team, anche oltre e al di là del piatto e corretto significato grammaticale inglese, o di quello ‘ italiano’ (già di per sé un po’ più pregnante, vedi appresso) non si vogliano veicolare significati particolari, come nei casi ipotizzati più sopra per team nella diapositiva del Pd e nel Chi sono del blog.

    Alla luce dell’intento programmatico di questo blog di combattere forestierismi che hanno un perfetto e comprensibile equivalente in italiano (i ‘vecchi’ forestierismi come i nuovi, o no?), nonché la cd. ‘maledizione della conoscenza’, dato che il significato elementare di team è gruppo (sportivo, di lavoro, di studio, ecc.), squadra sportiva, o di lavoro ecc. (termini diffusissimi e comprensibili a tutti, o almeno, dico io, a più di quelli che comprendono team: qui non si propone di sostituire sport con diporto che oggi quasi nessuno usa più o comprenderebbe appieno), tra il serio e il faceto, ho ‘interpretato’ l’utilizzo di team al posto di ‘gruppo’ di lavoro nel Chi sono come ‘una scelta consapevole’ finalizzata a esprimere significati “più densi” (che mi sono esercitato a individuare…) che non quello elementare di “gruppo” di lavoro”…

    L’unica scelta coerente, per così dire, con il ‘programma’ del blog e che “giustificherebbe”, lo dico tra il serio e il faceto, l’uso del forestierismo al posto del termine italiano).

    Ringrazio infine Marco Rossi che ha chiarito (a me che non lo sapevo) che in inglese gruppo di lavoro si traduce con working group o working party e non con team.

    In italiano, tuttavia, il significato di team è “gruppo di persone organizzate per compiere insieme, con razionale distribuzione e integrazione di compiti un’attività sportiva , di studio, di lavoro” (così il Grande Dizionario della lingua italiana Garzanti nell’edizione Enciclopedia di Repubblica -Grande Dizionario di Italiano 2004); cioè in italiano team copre un’area semantica più ampia che in inglese, ricomprendendo anche i significati espressi in inglese con working group o working party.

    Alla luce dell’ultimo post di Licia, come integrato da Marco Rossi, e del significato elementare assunto da team in italiano come precisato dal dizionario, emerge una realtà sconvolgente: il “team” italiano è diverso dal “team” inglese!

    E Licia ha usato in italiano team nella elementare accezione ‘inglese’ di ‘gruppo e basta’, come emerge dal suo ultimo post , forse senza tener presente il significato, certificato dal dizionario di italiano citato, che la parola ha assunto per i parlanti italiani (vale a dire non semplice gruppo ma a seconda dei contesti squadra sportiva, gruppo di studio, gruppo di lavoro); o postulando, invece, il perfetto bilinguismo o plurilinguismo dei suoi lettori.

    Nel contesto del Chi sono era, quindi, lecito e quasi inevitabile per parlanti (solo) l’italiano come me l’equivalenza team = gruppo di lavoro.
    E poi, per il possessivo che l’accompagna, e per le ‘premesse programmatiche’ del blog di cui si è detto, non campata in aria o ‘visionaria’ la ricerca di ulteriori significati di questo team ‘italiano’ dalle mille sorprese….

    Da qui i fraintendimenti per così dire… e questa mia precisazione, forse un po’ “impervia”, e sicuramente “lunga”, come gli altri miei commenti… che ciascuno può liberamente omettere di leggere se non gli interessano, e, soprattutto, Licia può non pubblicare se giudicati inadatti al blog, e/o utilizzarli come esempi non inventati di “come non si scrive” su un blog.

    In conclusione, dico io, oramai con un gran mal di testa (e se ce l’ho io, mi figuro come potrà averlo chi, a questo punto solo eventualmente, mi avrà letto fino in fondo…), già l’italiano è complicato di suo…
    Complicarlo ulteriormente con l’uso di anglicismi di cui, per la piena ed esatta comprensione del testo, va inevitabilmente indagato il loro significato nella lingua di origine e quello eventualmente diverso assunto nella lingua di approdo e capire se chi l’utilizza lo fa riferendosi al significato originale o a quello assunto in italiano, e se lo carica di ulteriori significati, anglicismi che hanno perfetti ed equivalenti sostituti italiani, mi sembra un’inutile complicazione. 😉

  6. Licia:

    @Massimo, grazie per la riflessione e i risultati dell’esperimento. Credo comunque che la chiave sia nella frase “nessuna di queste signore naviga in internet”: la lingua è multidimensionale e a seconda della situazione, dell’interlocutore e delle finalità comunicative si usano varietà diverse che possono seguire regole diverse e far uso di lessico diverso. Sono convinta che la parola team sia del tutto congruente con la varietà di italiano usata in questo blog, per forza di cose letto esclusivamente da chi ha accesso a Internet ;).

    Qualche dettaglio in Si dice o non si dice? Dipende, dove ho usato questo schema che rappresenta alcune delle principali varietà dell’italiano: 

    Architettura dell’italiano contemporaneo – Berruto

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