Sport, alimentazione e cultura

bevande maratonaIn Sport and Localization: I’ll Run With That  trovate alcune osservazioni di Ultan Ó Broin sui punti di ristoro alla Firenze Marathon.

A disposizione dei maratoneti non c’erano solo i soliti sali, bevande energetiche e barrette ma anche tè zuccherato, cantuccini, frutta, Nutella, dolci e altre specialità locali. Ultan sottolinea la loro “italianità” e riflette sulla scarsità di informazioni sul ruolo della cultura nello sport (e quindi le potenziali implicazioni per la localizzazione). 

Chissà se se ne parlerà ad Expo Milano 2015, che è dedicato ad alimentazione e nutrizione: sarebbe interessante approfondire le differenze culturali che hanno a che fare con il cibo in ambiti di solito poco al centro dell’attenzione: non solo sport ma anche altri contesti, come mense, pasti di ospedale, alimentazione dei bambini ecc.

Due esempi: nello svezzamento in Italia è immancabile la pastina, che però può essere introvabile all’estero. Ai donatori di sangue irlandesi veniva (viene?) offerta una Guinness, mentre in Italia è sconsigliata l’assunzione di alcolici.

Che altri esempi vi vengono in mente?


Qualche vecchio post su cibo e differenze culturali:

Pasta salad e insalata di pasta
Cibo e cultura (e ClipArt di Office)
Alcuni riferimenti natalizi inglesi
Pasta e differenze culturali
Traduzione enogastronomica
Non solo zuppa!
Fungo e mushroom
No horsemeat please, we’re British! 
La traduzione di nomi di alimenti nei diari di Adrian Mole

1 commento su “Sport, alimentazione e cultura”

  1. Stefano:

    Credo che, con l’alcol, abbiamo un enorme discorso da sviscerare: la differenza fra l’approccio delle culture latine – si beve come parte del pasto – e quelle germaniche – si beve come passatempo. Un effetto di questo è l’approccio più rilassato che abbiamo nei confronti del far bere i bambini: il mio nonno che mi faceva intingere il dito nella sua grappa alla pera sarebbe stato segnalato ai servizi sociali, se fosse stato qui in USA.

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