Mi ha incuriosita 10 parole da conoscere per essere gastronomicamente rilevanti nel 2015 e in particolare la scelta di includere anche l’anglicismo foraging.
In inglese la parola foraging, riferita ad animali e persone, vuol dire andare in qua e in là alla ricerca di cibo.
Nell’uso più recente non è più associata esclusivamente alla sopravvivenza ma anche al consumo sostenibile di ingredienti vegetali che crescono spontaneamente in natura, come erbe, bacche, alghe e funghi.
In questa nuova accezione identifica un concetto molto in voga da qualche anno nel nord Europa, tanto che The Guardian ha addirittura la sezione Foraging all’interno di Life & Style.
Anglicismo nuovo, concetto vecchio
In Italia invece la raccolta spontanea non è una novità, specialmente in alcune regioni e per alcuni prodotti (asparagi selvatici, tarassaco, castagne, more, funghi…), e quindi l’anglicismo foraging mi pare del tutto superfluo.
Eventualmente si potrebbe considerare il calco foraggiamento, con risemantizzazione di foraggiare, verbo desueto ma con significato simile all’inglese forage (a proposito, si pronuncia /ˈfɒrɪdʒ/, che fa rima con porridge).
Non credo sarebbe facile far cambiare idea a chi usa foraging in italiano: sicuramente è convinto, come succede spesso con l’itanglese, che l’anglicismo sia più preciso ed evocativo, e invece così dimostra di avere scarsa padronanza di entrambe le lingue.
Facciamo un esperimento?
Si potrebbe comunque fare un tentativo perché foraging è una parola di introduzione molto recente che non si è ancora diffusa (a questo proposito, il linguista Michele Cortelazzo valuta in poco più di un anno la possibilità di rivedere la stabilizzazione di un termine).
Bisognerebbe individuare alcune persone influenti in ambito gastronomico che sono intervenute o potrebbero discutere di foraging e farle riflettere sull’alternativa raccolta spontanea. Suggerimenti per provare a fare questo esperimento lessicale?
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Vedi anche: L’invasione degli anglicismi
Ho trovato interessante il termine fitoalimurgia o alimurgia, “lo studio delle piante a scopo gastronomico”, composizione neoclassica formata da phytón = pianta, alimos = che toglie la fame, ed ergon = lavoro, attività. Dettagli in Le piante alimurgiche (Università di Catania).
Licia:
Dubito che l’esperimento possa funzionare. Questo scambio su Twitter con un “Food anthropo-historian, tech gourmet & rocknroll drinker” con notevole seguito mostra perché: