L’Accademia della Crusca ha pubblicato una consulenza linguistica molto dettagliata su Deprecato in informatica. Sono state analizzate le diverse traduzioni usate in italiano per deprecated e viene citato ampiamente anche un mio vecchio post, Che relazione c’è tra obsoleto, disapprovato e deprecato?, scritto quando ero terminologa di Microsoft.
Gli esempi della consulenza evidenziano l’arbitrarietà del segno linguistico, frequente nella terminologia informatica: succede che in contesti diversi lo stesso concetto venga identificato con termini diversi, o che lo stesso termine venga usato per concetti diversi. Spesso non esiste un singolo “termine corretto” e la scelta più adatta va operata in base alle relazioni tra concetti all’interno dello specifico sistema concettuale, sia in inglese che nelle lingue in cui si localizza.
Dettagli ed esempi nel post citato, in Font, typeface, famiglie e tipi di carattere – 1 e 2 e in Completamento, compilazione e riempimento.
Stefano:
Questo perché, fino a tempi relativamente recenti, non si faceva un serio lavoro terminologico sull’inglese (si pensava servisse solo ai traduttori). Ora le cose stanno iniziando a cambiare: gli attori principali – quei pochi giganti che creano gli standard de facto con le loro scelte – hanno ripulito molto le cose e fissato qualche paletto, anche se non rigido come piacerebbe a un terminologo. Ma migliorerà.
Luigi Muzii:
Deprecated è in uso in ambito terminologico almeno dal 1991, da quando, cioè, frequentai la 3ª edizione della TermNet Summer School. Christian Galiski, Heribert Picht e Gerhard Budin lo usavano regolarmente. Qualche tempo dopo, ma non molto, mi capitò di confrontarmi con il prof. De Bessé e, ancorché preferisse, se non ricordo male, obsolète (il francese non è la mia lingua), non ne… deprecava l’uso.
Sempre nel 1991, nel corso dell’incontro che portò, successivamente, alla costituzione dell’ASS.I.TERM. i “terminologi” italiani presenti (tre) usavano regolarmente “deprecato” perché ampiament entrato nell’uso e consolidato.
Concordo sul fatto che, limitatamente al dominio IT, deprecato sia un po’ datato e, appunto, deprecato, ma quella lunga disamina non tiene conto dell’ambito in cui è ancora ampiamente utilizzato.
Insomma, mi sa di questione di lana caprina. Purtroppo o per fortuna o, semplicemente di fatto, è l’uso che fa la lingua.
P.S. Posso testimoniare che sull’inglese si fa da molto tempo un lavoro terminologico serio. Da almeno 30 anni. Certo, i francofoni sono più attenti, come gli ispanofoni e i germanofoni, ma l’ossessione americana per le regole di scrittura, la comprensibilità e la coerenza, massime terminologica, è consolidatissima. Il rispetto di quelle regole, forse, non lo è, ma vale anche e soprattutto per gli italofoni. Le regole, del resto, si cambiano e non sempre solo per capriccio o per pigrizia.
Licia:
@Stefano, sintesi perfetta dell’evoluzione del lavoro terminologico in ambito informatico. Sull’argomento, c’è un bell’articolo del 2006 di Robin Lombard, “A practical case for managing source-language terminology” in Perspectives on localization, John Benjamins Publishing. Identifica vari fattori che impedivano (e in molti casi tuttora impediscono) che venisse data importanza alla gestione sistematica della terminologia informatica anche in inglese. Li riassumo dal testo originale: focus on the coding side of internationalization; no governing body for software terminology and consequently little impetus for standard industry terminology; most companies operating under a distributed model whereas terminology management requires a certain amount of centralization; developers and technical writers lacking direct access to a customer feedback loop; outsourcing of localization tasks, with localization vendors not able to push for increased efficiency on the source side; a geek culture that promotes creative language that distinguishes the insiders from the outsiders and leads to opaque and inconsistent terminology.
@Luigi Muzii, grazie per la precisazione, che immagino sia stata fatta qui perché non si può commentare la consulenza dell’Accademia della Crusca?
Marco:
Complimenti alla Zanichelli… 🙁
“Nella documentazione del software, detto di un programma che, considerato obsoleto e non essendo ancora stato eliminato, se ne sconsiglia l’uso a favore di una versione aggiornata.”
Luigi Muzii:
Nell’articolo citato (http://books.google.it/books?id=d-oRMNazRJoC&pg=PA155&lpg=PA155&dq=Robin+Lombard+A+practical+case+for+managing+source-language+terminology&source=bl&ots=4YYfPUMYaW&sig=CiNLytcSbOagEkfvLeL-yi1rhr0&hl=it&sa=X&ei=fVnjU9buEePJ0QWU4YG4Cg&ved=0CDkQ6AEwAg#v=onepage&q=Robin%20Lombard%20A%20practical%20case%20for%20managing%20source-language%20terminology&f=false ), Lombard rilanciava il problema, mai davvero risolto, del ROI della terminologia. Troppo spesso, e troppo facilmente, si dimentica che la pratica e la gestione terminologica costano. Non per niente, vengono sempre più spesso esternalizzate.
Per inciso, il volume della Dunne risentiva di una certa vecchiezza già al momento dell’uscita: i contributi più recenti erano di tre anni prima.
Licia:
@Marco, ho il libro a cui fai riferimento, il Dizionario enciclopedico di Informatica (inglese-italiano e italiano-inglese) e ne sconsiglio l’acquisto. Cito dalla presentazione: la scelta dei lemmi è stata compiuta con rigore scientifico e si è rinunciato a enfatizzare gli aspetti commerciale e “modaioli”, che spesso durano lo spazio di un mattino […] e di ogni termine viene fornita una traduzione. Il problema principale, secondo me, è che è stato usato un approccio prescrittivo anziché descrittivo e in molti casi in italiano vengono indicate esclusivamente traduzioni anziché gli anglicismi consolidati nell’uso, probabilmente perché gli autori le trovano preferibili, o perché vengono effettivamente usate in ambito accademico, ma non è la terminologia più diffusa tra chi sviluppa, commercializza e usa software. Esempi: la voce inglese database e i termini correlati hanno come unico corrispettivo italiano base di dati e non database, i termini composti con computer sono resi con elaboratore, ad es. computer-aided design ha come corrispondente italiano progettazione assistita da elaboratore, e parliamo di un testo uscito nel 2009.
Marco:
@Licia: grazie mille della mini recensione.
.mau.:
deprecato e obsoleto sono due cose diverse, ma questo dovrebbe essere ovvio a chiunque abbia visto gli sviluppi di un software…